ETICA E SOCIETÀ Le difficoltà vanno viste come opportunità

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ETICA E SOCIETÀ Le difficoltà vanno viste come opportunità

È bello ritornare a casa e, per me, quando riprendo a scrivere per il nostro quotidiano la sensazione è questa. Nel frattempo, stanno avvenendo molte cose preoccupanti. Avremo l’opportunità di parlarne. Oggi scrivo di un’esperienza vissuta qualche mese fa. Credo che sostenga uno spirito ragionevolmente ottimista nella vita di ciascuno di noi e in relazione alle sfide del nostro tempo. L’atteggiamento per cui dobbiamo guardare alle situazioni di difficoltà come a delle opportunità. Ad esempio, ai cambiamenti climatici non come a una catastrofe inevitabile, ma a un’occasione per organizzare le attività economiche e la vita in generale in un modo più equo e sano. Ai flussi migratori come a un potenziale arricchimento e non a un pericolo. Alla fine di attività tradizionali come allo spazio aperto per nuove imprese. Parlando della CNI, a un Censimento con risultati regressivi come allo stimolo per una riorganizzazione con forme adeguate ai tempi e propulsive.
L’esperienza riguarda il mio soggiorno di tre mesi presso l’Università di Bochum, nella Ruhr. La regione, prima di una grave crisi dei suoi settori economici, è stata il pugno d’acciaio dell’economia tedesca basato sull’industria pesante e mineraria. Proprio dove si trova ora l’Università dove ho lavorato c’era un’acciaieria. A un certo punto era divenuto chiaro che non c’erano prospettive per quest’attività. Lo spirito creativo, l’atteggiamento imprenditoriale e la mentalità si sono orientati verso il progetto di sostituirla con un centro universitario di rilevanza internazionale. Questo, nel mondo contemporaneo, vuol dire organizzare un’ampia parte delle attività didattiche e di ricerca in inglese. Nella percezione dei colleghi tedeschi non è un problema. Gli studenti tedeschi hanno una reazione analoga e sono felici di partecipare alle lezioni svolte in inglese con compagni di studio provenienti da tutto il mondo. Invece di lamentarsi per una nuova difficoltà, quella di usare nelle attività quotidiane una lingua che non è la loro, l’atteggiamento è quello di impararla fino alla raggiunta abilità di usarla in modo funzionale.
Gli studenti vengono a Bochum da Perù, USA, Congo, Albania, Turchia, Afghanistan, India, Cina… Alcuni per scelta, altri per necessità o seguendo i genitori. Stanno sfruttando la nuova occasione con grande impegno e successo, anche se con risultati e progressi che includono delle contraddizioni.
Uno studente, in una discussione, ha difeso i principi che tutelano le libertà delle persone. Ma ha pure detto che nel suo Paese d’origine, a causa dell’esposizione di questi pensieri, non rivivrebbe una nuova alba. In un’altra discussione, quando analizzavamo il concetto di uguaglianza, ha detto che, per lui, l’uguaglianza è ricevere un trattamento equo da parte delle forze dell’ordine, invece della presunzione favorevole nei confronti di persone con tratti somatici diversi dai suoi.
Da simili discussioni, ho capito che tra i miei studenti c’erano persone che hanno dovuto chiudere la loro esperienza di vita nel Paese d’origine. Nella ricerca di una nuova possibilità, in una nuova società, le difficoltà non sono assenti. Eppure, l’atteggiamento giusto è lavorare intensamente, per superare gli ostacoli con la forza dei propri meriti. Anche se l’impegno per rimuovere le iniquità è un obbligo di tutti.
So che l’ambiente nel quale ho vissuto e lavorato è specifico e privilegiato rispetto alla realtà sociale complessiva. Eppure, indica l’atteggiamento creativo di una parte della popolazione e la coscienza del mondo universitario del proprio dovere di essere l’asse affidabile dello sviluppo sociale. Spero che anche all’esterno della comunità universitaria sia diffusa la considerazione degli studenti immigrati quale un’opportunità per tutta la società. Non soltanto per una questione di giustizia, ma anche perché c’è un beneficio generale dall’avere il miglior insegnante, medico, ingegnere… tra le persone disponibili in na selezione estesa.
Ma il merito deve essere accompagnato dall’equità delle opportunità. Chi è il più bravo, deve essere premiato. Ma ciascuno deve avere una ragionevole opportunità di sviluppare e dimostrare le proprie potenzialità.

*professore ordinario di Filosofia Politica

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