ETICA E SOCIETÀ Immigrati. La via dell’integrazione

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ETICA E SOCIETÀ Immigrati. La via dell’integrazione

Un fatto bizzarro si è realizzato nella periferia di Fiume, per poi diffondersi in tutta la Croazia. Una signora ha pubblicato sui social la notizia per cui ci sarebbe stato un tentativo di sequestro del suo bambino da parte di un gruppo di immigrati. A un certo punto, se ho capito bene (ma non è stato facile seguire il filo delle notizie, chiamiamole, spontanee), ci sarebbe stata un’azione di un gruppo di tifosi che si sarebbero impegnati per la sicurezza del ragazzino. In pubblico è intervenuto anche un rappresentante del Parlamento croato, noto a molti pure per la sua capacità di comunicare con il mondo, diciamo, non empirico e materiale. Dopo le necessarie verifiche, invece, le forze dell’ordine hanno affermato di non avere alcuna evidenza di un simile fatto, ovvero di un tentativo di sequestro che corrisponderebbe a quanto si stava trasmettendo sui social, ma anche in forma orale tra la gente.

Qui sono presenti alcune situazioni socialmente molto preoccupanti. Ancora una volta vediamo il potere deleterio dei social. Troppe persone colgono con faciloneria le notizie false distribuite dai social. Anzi – contribuiscono a divulgarle.

Un’altra tendenza negativa è l’attitudine a divulgare atteggiamenti discriminatori e diffamanti nei confronti degli immigrati. Questi hanno iniziato a essere sempre più presenti in Croazia e il motivo è ovvio – l’assenza di manodopera. Non ci sono segnali che la richiesta di manodopera diminuirà e, quindi, invece di diffondere fobia, sarebbe una scelta intelligente pensare a politiche di integrazione e, comunque, a prendere coscienza di un corpo sociale che sta mutando. Cerco di non essere talmente sciocco da ragionare come se l’immigrazione non implicasse anche dei problemi, chiari ed evidenti in molte sedi. Ma mi sembra che ormai siano non frequenti le opzioni politiche ufficiali e influenti che progettano un arresto o riflusso dell’immigrazione. In generale, il fenomeno da bloccare è quello l’immigrazione clandestina, non l’immigrazione in quanto tale. E, allora, ideare politiche e realizzare un clima sociale che consenta un’integrazione positiva è un imperativo. Non va in quella direzione la reazione di molte persone nei confronti delle immagini di immigrati che festeggiano Capodanno in piazza a Zagabria. Scandalizzarsi perché dei giovani che vivono lontano dalle loro famiglie e dal loro posto di nascita e da dove sono cresciuti, che sono venuti qui per lavorare, festeggiano in piazza ascoltando la musica di un gruppo rock croato, allegramente inseriti nella folla è quanto meno inopportuno. Al contrario, dovrebbe essere un’immagine che stimola la fiducia e la via da percorrere.

Non c’è alcun dubbio che in questo anno elettorale intenso in Croazia si accenderà il dibattito anche sugli immigrati. Non è necessario essere un indovino per prevedere che ci saranno forze politiche che, come altrove, cavalcheranno la divulgazione di notizie false, per raccogliere consensi. Non possiamo escludere che ci saranno anche incidenti reali. Ma la risposta adeguata è una politica e una coscienza pubblica seria. La responsabilità primaria riguarda le forze d’ordine e a queste dobbiamo fare riferimento quando valutiamo la diffusione di notizie. È questa la fonte attendibile che dobbiamo ascoltare, non il leone o la tigre da tastiera che sparano informazioni da una comoda poltroncina. Una grossa parte di responsabilità va al governo e alle amministrazioni locali (Contee, Città e Comuni) che devono saper organizzare un’integrazione efficace e una convivenza amichevole. La ricerca sociale dovrebbe orientarsi verso un rinnovato studio di temi che riguardano l’integrazione, il multiculturalismo, la convivenza attiva (invece della ghettizzazione). Questo dovrebbe essere sostenuto anche dal Ministero competente e dalla Fondazione croata per la ricerca scientifica, che dovrebbero favorire almeno alcuni progetti di ricerca che coprano questi temi. Un ruolo fondamentale riguarda i media, affinché aiutino la popolazione pubblicando notizie attendibili e sostenendo la comprensione dei fenomeni sociali. Infine, ma non per importanza, indico la popolazione generale, cioè, tutti noi cittadini di una democrazia. Siamo tutti responsabili per le notizie che diffondiamo, ma anche per la creazione e il sostegno di un clima sociale adeguato.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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