Chi viene contato conta

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Chi viene contato conta

Ultimi giorni utili per il censimento 2021 in corso in Croazia. Escluse proroghe dell’ultima ora, la rilevazione statistica si concluderà domenica, 17 ottobre. A essere precisi, si concluderà la fase delle interviste porta a porta e si aprirà quella dell’analisi dei dati raccolti online e dal vivo che svelerà la fotografia del Paese. Apprenderemo quanti sono i cittadini, quante persone risiedono nelle città e nei comuni, quali sono le tendenze in fatto di migrazioni interne della popolazione, quali sono i rapporti tra centri urbani e realtà rurali, ma anche come siamo messi in termini di allacciamento alle reti idriche e fognarie e vari altri aspetti contemplati dalle domande incluse nel questionario. Scopriremo anche quanti sono gli appartenenti alle comunità nazionali minoritarie e qual è la situazione in fatto di gruppi linguistici. Le due domande (facoltative) – sull’appartenenza nazionale e sulla madrelingua –, sono contemplate anche in quest’edizione del censimento. Le dichiarazioni rese dagli interessati ci sveleranno dunque anche la consistenza numerica e la dislocazione territoriale della Comunità Nazionale Italiana. Un dato statistico che non va sottovalutato in quanto, ferma restando la legislazione in vigore, può incidere sugli strumenti di rappresentanza e quindi di tutela e promozione delle peculiarità etniche e in senso lato linguistiche e culturali.
È nella piena consapevolezza di questo aspetto che le istituzioni e i rappresentanti della CNI hanno promosso una campagna volta a sensibilizzare i connazionali sull’importanza della collaborazione di tutti per raccogliere informazioni preziose e uniche per la nostra Comunità. Si sono susseguiti appelli e inviti che hanno sottolineato che “ci sono risposte che contano”, sono stati realizzati video, i muri delle città e dei comuni nel territorio d’insediamento storico si sono tinti di verde-bianco-rosso dei cartelloni che invitano a dichiarare liberamente la propria nazionalità. Chi viene contato conta. È innegabile. Rientra nella logica stessa delle rilevazioni censuarie sin dagli inizi. Guardando indietro nel tempo vedremo, ad esempio, che il censo teresiano non includeva la nobiltà e il clero, che gli ecclesiastici erano rimasti fuori anche da quello successivo realizzato ai tempi di Giuseppe II e che nel 1805 non erano stati conteggiati nemmeno gli appartenenti all’esercito. Certo, all’epoca le logiche e gli obiettivi erano diversi. Di censimento nell’accezione attuale del termini si può parlare soltanto a partire da quello asburgico del 1857 che garantiva i quattro requisiti fondamentali di una rilevazione moderna: l’individualità, l’istantaneità, l’universalità e la periodicità. Ebbene, dopo il tentativo fallito di rilevare la nazionalità nel censimento del 1850/51, il quesito riguardante la nazionalità, ovvero la lingua d’uso venne accantonato. Eppure, indicando esplicitamente trattarsi di stime, le Tafeln zur Statistik riportano nel volume relativo alle annate 1855-1857 anche i dati inerenti alla nazionalità. Come già scritto, chi viene contato, conta. Non è un caso se un riferimento al censimento lo troviamo già nelle prime righe della Costituzione degli Stati Uniti.
È dunque importante non rimanere “invisibili”. Dichiarare la propria appartenenza nazionale e la madrelingua significa contribuire a evitare il rischio di vedere la propria comunità di appartenenza sottostimata. Potrebbe derivarne una coda lunga di effetti negativi sui diritti riconosciuti in base ai dati statistici. È soltanto fornendo elementi utili a fissare quella che potremmo definire la “proporzionale etnica” che si possono acquisire argomenti utili a fare un passo avanti anche per quanto riguarda una possibile modifica delle normative in vigore. Ad esempio per fare sì che le dichiarazioni di appartenenza e di aggregazione linguistica siano rivisitate alla luce dei principi europei in materia di protezione dei dati, senza scordare che in tema di tutela e di non discriminazione delle minoranze la Convenzione-quadro di Strasburgo stabilisce: “Ogni persona che appartiene a una minoranza nazionale ha diritto di scegliere liberamente se essere trattata o non trattata in quanto tale e nessuno svantaggio dovrà risultare da questa scelta o dall’esercizio dei diritti ad essa connessi”. Si pone così un elemento di riflessione riguardo al sistema di raccolta dei dati in questione in sede di censimento. È lecito infatti chiedersi se le finalità di tutela delle minoranze possono egualmente essere perseguite evitando periodici e generalizzati meccanismi di dichiarazione da parte di tutti i membri di una determinata comunità.

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