“Lost places in Rijeka” (Spazi abbandonati a Fiume) è il titolo della mostra dell’artista Barbara Essl inaugurata ieri nella Galleria Garbas di Fiume, spazio espositivo gestito dall’Istituto di conservazione dei beni storico-culturali. L’esposizione, che era già stata proposta qualche mese fa a Palazzo Modello e in precedenza anche a Trieste e a Vienna, fa parte del ciclo “Lost places”, incentrato sugli spazi abbandonati di Mallorca, Vienna, Lipsia, Venezia, Udine, Trieste, Haludovo e Fiume. In questo caso, l’autrice si è concentrata esclusivamente su Fiume, salvo due-tre scatti realizzati a Haludovo sull’isola di Veglia.
Il percorso espositivo comprende fotografie che ritraggono il Palazzo dello Zucchero, oggi sede del Museo civico nel Quartiere artistico, prima dell’intervento di restauro, Teatro Fenice, il bagno Ilona, gli spazi dell’ex Cartiera, la rampa di lancio del siluro, la nave Galeb e altri esempi di patrimonio industriale che attendono tempi migliori.
Edifici sottoposti a restauro
La direttrice dell’Istituto di conservazione, Lilian Stošić, ha dichiarato che la mostra è stata realizzata con l’idea di presentare il patrimonio industriale di Fiume, in quanto esso è sinonimo della città. “La maggior parte del nostro patrimonio industriale è sotto tutela ed è inserito nel Registro dei beni storico-culturali della Croazia, ma una gran parte è purtroppo abbandonata a sé stessa e sta andando in rovina. Quando ho visto la mostra di Barbara Essl, che presenta questo patrimonio in maniera molto particolare, ho deciso di portare quest’esposizione, che in precedenza era allestita nella sede della Comunità degli Italiani, nella nostra galleria per far conoscere meglio questo lascito cittadino agli abitanti di Fiume”, ha rilevato, aggiungendo che una parte di questi spazi abbandonati è sottoposta a un’opera di restauro o è stata già messa in funzione, facendo riferimento nello specifico alla centrale termoelettrica dell’ex Cartiera (la cosiddetta Energana), alla nave Galeb e al Quartiere artistico, ex complesso Benčić. In questo contesto, Lilian Stošić ha puntualizzato che, anche se lentamente, qualcosa si sta muovendo nell’ambito del restauro degli spazi abbandonati, mentre la mostra di Barbara Essl si presenta come uno stimolo a continuare su questa strada.
Necessaria una maggiore partecipazione
“Ci sono ancora diversi esempi di patrimonio industriale fiumano che hanno bisogno di attenzione e cura, per cui è necessario che si cominci a parlare di più di questo argomento, che le persone si diano da fare e che partecipino ai dibattiti”, ha spiegato la direttrice, la quale ha annunciato che nell’ambito della mostra verranno organizzate conferenze alle quali si parlerà di problemi del patrimonio industriale, ma con l’obiettivo di trovare anche delle soluzioni.
L’architetta Olga Magaš, che ha guidato Barbara Essl nella ricerca di spazi abbandonati a Fiume, ha spiegato che l’allestimento nella Galleria Garbas è incentrato esclusivamente sul capoluogo quarnerino, per cui non c’è la dimensione comparativa con gli esempi di Trieste. Ha espresso, però, il desiderio che venga organizzata una conferenza nell’ambito della quale si potranno comparare Fiume e Trieste. Parlando di Barbara Essl, Magaš ha rilevato che la conoscenza con l’artista è nata tramite alcuni amici in comune. Dopo avere scoperto Fiume, Barbara Essl si è innamorata della città, ha rilevato Olga Magaš.
La ricca storia del Teatro Fenice
Barbara Essl ha spiegato che non ha ancora fotografato tutti gli spazi abbandonati che ci sono a Fiume, in quanto ne ha visitati una trentina. “Ci sono alcuni nei quali vorrei assolutamente tornare, come l’ex Cartiera – ha dichiarato l’artista –. Ho avuto inoltre modo di fotografare il complesso Benčić e il Palazzo dello Zucchero prima che venissero restaurati. Ora è un bellissimo museo. Spero, pertanto, che anche altri spazi abbandonati di Fiume possano venire riqualificati e ridati alla gente di Fiume. Tutti gli spazi che ho visitato mi hanno colpita molto, ma mi è sembrato particolarmente interessante Teatro Fenice, in quanto la sua sala principale sembra ancora uno spazio funzionante, che richiede pochissimi interventi per poter accogliere nuovamente le persone. Sarebbe bellissimo se fosse riaperto, anche perché ha una storia così ricca”, ha concluso l’artista.
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