«Sottostorie»: rispolverati gli eventi finiti nel dimenticatoio

La libreria Ubik di Trieste ha ospitato lo scrittore Johnny Bertolio, il quale ha presentato il suo nuovo volume nell’ambito delle celebrazioni del Giorno del Ricordo

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«Sottostorie»: rispolverati gli eventi finiti nel dimenticatoio
Rosanna Turcinovich, Johnny Bertolio e Adriana Frisenna. Foto: ROSSANA POLETTI

Nell’occasione del Giorno del Ricordo Johnny Bertolio ha tenuto una conversazione con un gruppo di studenti di Monfalcone e la presentazione della sua ultima opera “Sottostorie” alla libreria Ubik di Trieste. Prima di tutto diciamo chi è Johnny Bertolio. Diplomatosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa e conseguito il PhD all’Università di Toronto, ha maturato una variegata esperienza nella didattica dell’italiano. Attualmente collabora come autore, formatore e redattore nell’ambito umanistico con la casa editrice Loescher, per cui ha pubblicato tra l’altro “Controcanone: la letteratura delle donne dalle origini ad oggi” e quest’anno appunto “Sottostorie”.

Studiare le discipline da un’ottica diversa
Il suo è un diverso approccio alle materie umanistiche, in particolare alla storia. “Si tratta di cogliere aspetti che ci sfuggono – ha affermato alla Ubik – di essere più critici rispetto a quello che abbiamo studiato e quello che si racconta. In Controcanone esplorai l’avverbio contro, descrissi le esclusioni in letteratura: a scuola si tende a perpetuare alcuni scrittori, da Dante a Macchiavelli, da Carducci a Manzoni, non solo perché scrivevano bene, ma anche perché corrispondevano ad un criterio politico, quello del risorgimento in particolare; quel canone ha escluso ad esempio le donne. Il sotto indica che sotto la storia vivono altri fenomeni che sono stati fisicamente rimossi dalla scrittura, dalla storia e dal potere: il potere ha cancellato o emarginato ciò che non gli si confaceva: donne, persone di etnia non dominante, schiavi e schiave, le minoranze queer, le malattie fisiche e mentale”.

Le frontiere italiane nel ‘900
A Monfalcone Bertolio ha incontrato cinque classi Quarte dell’Istituto Michelangelo Buonarroti per una lezione sulla letteratura dell’esodo. “Uno dei capitoli di Sottostorie – ha raccontato Bertolio – è incentrato sulle frontiere italiane nel Novecento dal primo al secondo dopoguerra, con una trattazione organica della storia dell’Istria, della Dalmazia e di Fiume dal trattato di Campoformio del 1797 al trattato di Osimo nel 1975. Insieme con i saggi di storici importanti, che hanno studiato le vicende di queste terre prima e durante il fascismo, gli infoibamenti, gli opposti nazionalismi, il capitolo di ‘Sottostorie’ include anche brani di testimoni: Paolo Santarcangeli, sulla Fiume del primo Novecento, il modernissimo testo della Carta del Carnaro del 1920, attribuito ad Alceste de Ambris, e ancora Marisa Madieri e Anna Maria Mori su esuli e rimasti. Ho scelto Santarcangeli perché mi piacciono gli autori in cui si vede che lo scrittore non corrisponde ad una certa classificazione, ma è più complesso. Santarcangeli è fiumano, è ebreo, ha il mondo slavo alle spalle, la sua esperienza di vita non richiede una scelta di campo, poi è costretto ad incasellarsi dalla situazione del momento”.

L’incontro con Konrad Eisenbichler
La moderatrice alla Ubik, Rosanna Turcinovich, gli ha chiesto come sia venuto a conoscenza personalmente della storia del confine orientale. Bertolio ha ricordato che, essendo vissuto per un periodo a Toronto, ha conosciuto Konrad Eisenbichler, suo insegnante universitario, esule lussiniano, attraverso il quale è venuto a contatto con le storie dell’esodo istriano, fiumano e dalmato. Ha conosciuto le famiglie di coloro che possono essere definiti a ragione esuli due volte perché, abbandonando la proprio casa e emigrando all’estero, hanno perso forzatamente terra e lingua.

Un manuale per insegnanti
“Scrivo libri per insegnanti – ha proseguito – per mettere in circolazione brani di scrittori che li aiutino nella didattica, per avere una lettura più completa della storia che insegnano. I 14 capitoli del libro raccolgono quelle storie plurali di ‘margini, oppressioni, riscatti’ spesso finite dimenticate nel racconto storiografico tradizionale, canonico, soprattutto a scuola. Il fascismo nel 1938 promulgò il manifesto della razza, che non era solo una questione etnica, ma identificava i valori nei quali racchiudere l’unione tra uomo e donna, si schierava contro omosessuali, neri e malati. In questo periodo ci fu un’impennata di internamenti; le fonti i documenti privati, diari, lettere, foto e documenti giudiziari indicano questo. Si ricordi che chi veniva internato in manicomio aveva automaticamente la fedina penale sporca e la vita distrutta conseguentemente. Dopo la Shoah si usa con molta cautela la parola genocidio, ma molto simili furono i massacri di armeni, tibetani, curdi, nativi americani e tanti altri. Le violenze però portarono alle rivendicazioni dei diritti come il movimento del femminismo, di liberazione sessuale, il black power, che crearono consapevolezza e riscatto”.

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