CRS Rovigno. Rizzi, illustre testimone di mutamenti storici

Presentato il volume «Dal Kaiser al Duce: Lodovico Rizzi (1859-1845) – Una carriera austro-italiana in Istria» di Frank Wiggermann

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CRS Rovigno. Rizzi, illustre testimone di mutamenti storici
Paola Delton, Kristjan Knez, Orietta Moscarda e Raul Marsetič alla presentazione del libro. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

L’asserzione più sempliciotta e scontata su Pola oggi è che il lascito storico-architettonico moderno di cui si fa vanto sia merito indiscusso ed esclusivo dell’Austria–Ungheria. Certo è che la finanza – i schei per dirla alla polesana – arrivavano da Vienna, ma è altrettanto indispensabile sbandierare che tante meravigliose preziosità di imperial e regio stampo non sarebbero mai state generate senza la cocciutaggine, la destrezza e l’intelligenza delle autorità italiane e della politica comunale italiano-liberale. Grandi esponenti di questo milieu borghese vennero dati dalla storica e influente famiglia Rizzi – prima da Niccolò e poi da Lodovico entrambi podestà di Pola – che a cavallo tra i secoli XIX e XX volle indubbiamente rendersi abile interprete e portavoce responsabile delle necessità dell’urbe della sua gente, dello spirito e dell’identità italiana della Città dell’Arena. L’occasione di poter riappropriarsi, simbolicamente e affettivamente, del proprio legittimo passato ha fatto sì di attirare polesani e cittadini di Pola, studiosi e curiosi, l’altra sera nella sala degli spettacoli della Comunità degli Italiani occupandola in ogni ordine di posti, fino ad aggiungere sedie per far accomodare gli allievi liceali della SMSI “Dante Alighieri”. In tanti hanno intuito l’enorme pregio dell’ultima monografia del Centro di ricerche storiche di Rovigno, uscita all’interno della collana degli Atti, che si intitola “Dal Kaiser al Duce: Lodovico Rizzi (1859-1845) – Una carriera austro-italiana in Istria” in cui attraverso la biografia di un personaggio fin troppo dimenticato, è raccontata soprattutto Pola, unitamente all’Istria, in un periodo di epocale turbolenza.

Interventi eccellenti ed esaustivi
Il grande libro da 600 pagine firmato dallo storico tedesco Frank Wiggermann, edito nel 2017 per i tipi della Haymon di Innsbruck, ora nella sua versione un po’ ridotta e tradotta in lingua italiana – impresa a dir poco erculea compiuta dal prof. Vito Paoletić – è stato distribuito in omaggio al pubblico dopo eccellenti ed esaustivi interventi. Sono stati offerti dal tavolo dei lavori dove hanno preso posto Raul Marsetič, direttore del CRS, Kristjan Knez e Orietta Moscarda del comitato di redazione, nonché Paola Delton direttrice della Collana degli Atti, che per l’occasione ha proposto un excursus in merito a quest’enorme e importantissima produzione editoriale dell’istituzione rovignese. Presente online lo stesso autore Wiggermann che, purtroppo, ad un certo punto (unico difetto puramente tecnologico di questa squisita serata), non ha potuto far sentire il proprio intervento a causa dei problemi di collegamento con la Germania. Il benvenuto a tutti e il compiacimento collettivo nel festeggiare questa pubblicazione, la 50ª della Collana degli Atti sostenuta dai finanziamenti della Regione istriana (cui è andato un sentito grazie), sono arrivati per voce della presidente della CI di Pola, Tamara Brussich, del presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva e quindi dall’assessore regionale alla Cultura, Vladimir Torbica. La moderatrice Orietta Moscarda ha invece dedicato saluti alle autorità presenti tra le quali anche il console onorario della Repubblica d’Italia, Tiziano Sošić, il presidente del Consiglio della Comunità nazionale italiana autoctona della Regione istriana Ennio Forlani e il vicesindaco di Pola in quota CNI, Bruno Cergnul.

Esponente politico di altissimo livello
Il tuffo nella storia polesana e istriana è iniziato con Raul Marsetič e le sue lodi alla grande capacità d’indagine e di analisi critica dell’autore che ha ragionato e compreso perfettamente la complessa e “tellurica” situazione politica della città e della provincia istriana durante il periodo trattato. Approfondita, quindi, la scheda biografica su Rizzi, inteso quale esponente politico di altissimo livello e di grande considerazione nella società della Regione istriana, che in epoca austriaca e italiana ebbe la fortuna di vivere un’esistenza lunga e da benestante. “Ritengo sia stato il più illustre politico istriano della seconda metà dell’800 e della prima metà del ‘900, spesso protagonista attento, sempre in prima linea, testimone di storici mutamenti che hanno segnato l’Istria e determinato la storia contemporanea del nostro territorio”. Avanti a narrare la vicenda della famiglia originaria di Capodistria, trasferitasi a Pola nei primi decenni dell’800, di Niccolò Rizzi podestà dal 1864-1869, della formazione intellettuale di Lodovico, laureatosi a Vienna in giurisprudenza e colto sin da giovane dalla sua vocazione favorito dallo status di “tipico esponente della classe agiata del tempo”, per cui fu eletto podestà appena trentenne che amministrò la Città per 15 anni consecutivi, dal 1889 al 1904. Come spiegato, si distinse da politico “moderato” e autore di numerose opere pubbliche (centrale telefonica, Ospedale civico, Acquedotto, Liceo provinciale femminile, Civico Museo, tram elettrico, Mercato coperto ecc.), realizzate in quegli anni di straordinario sviluppo urbano, economico e demografico, tanto che il piano viennese di sostenere il progresso di Pola, deve tanto ai meriti e ai contatti instaurati da Rizzi, come deputato del Consiglio dell’Impero di Vienna (dal 1889 fino al 1914).

La capacità di destreggiarsi
La sua influenza e capacità di destreggiarsi dentro a un ambiente dove le autorità italiane furono spesso in rotta di collisione con quelle della Marina austriaca, si spinge anche oltre, in tutta la penisola, dal 1894 al 1916 quando detenne la funzione di deputato della Dieta provinciale; dal 1904 al 1916 quando fu (ultimo) Capitano provinciale ossia nel linguaggio odierno, presidente della Regione istriana per 12 anni, in un frangente di forti contrapposizioni politico-nazionali, mentre continuò a godere di grande considerazione e stima per l’esperienza maturata anche nel periodo tra le guerre tornando a ricoprire la carica di commissario prefettizio di Pola (1923-1926), cioè, nuovamente, la funzione di sindaco. “Risulta evidente – così dal racconto di Marsetič – la notevole concentrazione di cariche e di potere che Rizzi riuscì abilmente a detenere saldamente nelle sue mani per un lunghissimo periodo di tempo (…). Riassumendo, ebbe chiaramente uno spiccato talento istituzionale, governativo, competenze come politico equilibrato e, se necessario pragmatico, capace di adattarsi alla situazione del momento”.

Lodovico Rizzi era un lealista
La “österreichisch-italianische Karriere” di Rizzi dal Keiser al Duce è stata quindi attentamente illustrata dallo storico Kristjan Knez, direttore del Centro italiano Carlo Combi di Capodistria, attraverso un’erudita presentazione del libro del CRS. “Con quest’edizione, la benemerita e collaudata attività del Centro, estende l’attenzione anche alla storiografia tedesca, nei cui interessi non mancano i riferimenti a Trieste e all’Istria. Wiggermann, che negli anni scorsi ha già collaborato con il Centro rovignese, pubblicando negli ‘Atti’ dei saggi dedicati all’Istria al tramonto dell’impero danubiano, non è nuovo ad affrontare storiograficamente problemi otto-novecenteschi attinenti alla nostra penisola (…). Salutiamo doppiamente il suo lavoro, giacché sia l’edizione originale in lingua tedesca sia la traduzione italiana di Vito Paoletić, rappresentano un contributo notevole su una figura centrale della vita politica istriana che al tempo stesso colma una lacuna con la quale bisogna fare i conti, ossia la mancanza di biografie dedicate alle personalità della penisola”. È in detto contesto che si è sottolineato quanto la storiografia croata (ma anche quella slovena), abbia invece dedicato ampio spazio ai protagonisti della vita politica lungo l’Adriatico orientale (Matko Laginja, Vjekoslav Spinčić, Matko Mandić, Ante Trumbić, Frano Supilo ecc.), mentre per gli esponenti italiani rimaniamo ancora carenti tant’è che non si hanno lavori (o sono pochi) su Carlo Combi, Antonio Madonizza, Felice Bennati, Andrea Amoroso, Francesco Vidulich, Carlo De Franceschi, Michele Fachinetti, Matteo Campitelli, Pier Antonio Gambini, Matteo Bartoli, Domenico Fragiacomo ecc. Dunque, come segnalato da Knez, “grazie al lavoro e all’impegno di Wieggermann la storiografia istriana si sta arricchendo di contributi fondamentali (…). La carriera di Rizzi fu rilevante, in un itinerario che da Pola lo condusse a Vienna, per terminare la parabola politica nella città natale”. A scanso di equivoci si è aggiunto che “questa figura non va annoverata nella galleria degli irredentisti e non era legata agli ambienti politici romani né prima della Grande Guerra né in seguito, differenziandosi pertanto rispetto ad altri suoi contemporanei istriani e triestini”. Significativa è la considerazione di Wiggermann attinta dal libro per cui Rizzi pur sostenendo il primato italiano in Istria, era un lealista che si rapportava con la Monarchia e le sue istituzioni: “Pubblicamente non si presentava come un sostenitore del separatismo radicale. Il suo interlocutore politico era lo Stato austriaco, con il quale però non si identificava”. Da quanto sentito, importante è stata la sua apertura per giungere a una cogestione istriana italo-croata, a un “compromesso nazionale”, progetto perseguito assieme al vicecapitano provinciale Matko Laginja, infine abbattuto dalle posizioni oltranziste. La serata assieme a Lodovico Rizzi e alla sua storia che ci appartiene è stata arricchita dalle esibizioni del Coro misto della SAC “Lino Mariani”, che diretto da Ronald Braus ha intonato “Oh bell’Istria” di Giorgieri-Cleva e l’Inno dei canottieri di Antonio Smareglia. Rinfresco, infine, e momenti conviviali per tutti alla Comunità degli Italiani di Pola.

Affollamento in sala per la presentazione dell’opera monografica.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

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