Romeo e Giulietta di Gounod affascina e commuove il pubblico

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Romeo e Giulietta di Gounod affascina e commuove il pubblico

È stata un successo in tutti i sensi della parola la première di “Romeo e Giulietta”, di Charles Gounod, ovvero dell’ultimo capitolo della tetralogia di melodrammi basati sulle opere di Shakespeare, tenutasi sabato scorso nel Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, sotto la direzione del Maestro Paolo Olmi. La coproduzione dell’ente fiumano con il Teatro Alighieri di Ravenna e la Fondazione Ravenna Manifestazioni è stata accolta con vivo apprezzamento dal pubblico, tra il quale abbiamo notato anche spettatori giunti dall’estero. Ciò non sorprende, se consideriamo che gli eventi culturali di rilievo – e questa coproduzione è senza dubbio un avvenimento di tale portata – attirano sempre visitatori provenienti anche da altri Paesi. Lo spettacolo è particolare pure per il fatto che tra qualche giorno verrà riproposto a Ravenna, sebbene con una coppia diversa di protagonisti.

Ma veniamo al dunque. In linea con le produzioni precedenti, anche questa, che è la terza rappresentazione di quest’opera nella storia dello “Zajc” (finora è stata allestita soltanto nel 1890 e nel 1912) è improntata sul minimalismo, scena e costumi in prevalenza monocromatici, dove la mancanza di stimoli visivi sul palcoscenico è compensata da un suggestivo gioco di luci. Tutti i cinque atti che compongono l’opera di Gounod si articolano all’interno di una curiosa installazione luminosa, che assomiglia a una gabbia aperta sistemata su un piano sollevato al centro del palcoscenico. È l’unico elemento scenografico della produzione, dove le luci sono il segmento più importante, in quanto commentano la trama e creano l’atmosfera dell’opera. Occasionalmente, le ombre create dalle luci di riflettori diretti verso uno dei protagonisti disegnano delle immagini intriganti sullo sfondo nero del palcoscenico.

L’opera si apre con i due infelici amanti di Verona già morti, mentre il coro racconta il loro amore tragico, ostacolato dall’odio tra le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, al che si passa alla scena della festa nel palazzo dei Capuleti, dove Romeo e Giulietta si incontreranno e si innamoreranno. L’inizio dell’opera è particolare, in quanto include una fuga orchestrale, che è una forma molto rara nelle opere (una delle più note è la fuga finale del “Falstaff” di Verdi, “Tutto nel mondo è burla”), ma serve anche per ambientare la trama in un’epoca più antica. Gounod, come ci ha spiegato il Maestro Paolo Olmi in una recente intervista, fu un grande studioso, scrisse diversi trattati e fece tesoro di Bach, Mozart e altri compositori nella storia della musica.

La scena della festa, dobbiamo dirlo, ci ha lasciati un po’ perplessi, in quanto sembra che l’intenzione del regista sia stata di combinare la celebrazione con il funerale dei due amanti, che abbiamo visto già morti all’inizio dello spettacolo. Forse per questo motivo il coro è vestito rigorosamente di nero, indossando maschere color pelle, per cui si vedono male dalla platea, i movimenti di danza sono rigidi e riservati, la regia è statica e semplice, mentre la musica è in netto contrasto. L’allegro valzer che accompagna la scena stona notevolmente con il segmento visivo, ma forse era proprio questa l’intenzione del regista. Ad ogni modo, ci è sembrata una scelta un po’ strana.

Il movimento scenico di tutti i personaggi è stilizzato e appare rallentato, ci fa pensare a un sogno. Le luci sono particolarmente suggestive nella scena del matrimonio in cui Giulietta dovrebbe sposare Paride, ma inizia ad avvertire gli effetti del filtro datole da Frate Lorenzo, dopodiché cade a terra come morta. L’intera “gabbia” è una pulsazione, che può ricordare il battito del cuore, di luci che si spengono e si accendono a intervalli regolari.

In questo spazio si muovono i due protagonisti, Giulietta e Romeo, impersonati con completa dedizione da Anamarija Knego e Aljaž Farasin, solisti dell’Opera che formano ormai una coppia affiatata e che hanno già commosso il pubblico fiumano in veste di Mimì e Rodolfo ne “La Bohème”. Entrambi si sono immersi anima e cuore nei loro ruoli, offrendo delle interpretazioni ricche di sfumature e di pathos. Anamarija Knego ha dimostrato ancora una volta le sue non indifferenti capacità di recitazione, mentre dal punto di vista vocale sembra crescere di spettacolo in spettacolo. I difficili passaggi nelle arie di Giulietta sono risultati nitidi e precisi nell’intonazione, mentre la sua voce limpida risultava omogenea in tutti i registri. Aljaž Farasin, nonostante non possieda una voce grande e voluminosa, è stato un Romeo pieno di amore, passione e autentica disperazione, dimostrando ancora una volta la sua capacità di immedesimarsi nel personaggio che interpreta. È stato vocalmente potente anche Dario Bercich nei panni del conte Capuleti, padre di Giulietta, come pure Eugeniy Stanimirov, che si è presentato nel ruolo di frate Lorenzo. Ivana Srbljan ha divertito il pubblico nel ruolo del paggio Stefano, mentre Sofija Cingula nei panni di Gertrude, nutrice di Giulietta, è riuscita a conquistare le simpatie degli spettatori. Hanno fatto bene anche Michael Wilmering (Mercuzio), Marko Fortunato (Tebaldo), Luka Ortar (Duca di Verona), Beomseok Choi (Paride), Ivan Šimatović (Gregorio, servitore di Capuleti) e Sergej Kiselev (Benvoglio).

Saša Matovina nei panni di frate Giovanni si è reso protagonista di un intermezzo comico nella scena delle nozze di Romeo e Giulietta, in quanto ha fatto ridere buona parte del pubblico pulendo in maniera davvero singolare il pavimento, esprimendo così la sua preoccupazione per il matrimonio svoltosi in segreto, all’insaputa delle rispettive famiglie. Sempre all’altezza il Coro dell’Opera, istruito dal Maestro Nicoletta Olivieri, mentre l’Orchestra dell’Opera, sotto la bacchetta del Maestro Paolo Olmi, ha offerto un sostegno sicuro a tutti i solisti e ha fatto vivere la musica di Gounod in tutta la sua bellezza.

Molto belle e funzionali le luci di Alan Vukelić, che ha ideato pure l’installazione luminosa sul palcoscenico, splendidi e sontuosi i costumi di Sandra Dekanić, che richiamano la moda del Cinquecento. Purtroppo, abbiamo potuto ammirarli soltanto alla fine dello spettacolo, durante l’inchino, in quanto essendo tutti neri, a parte quelli bianchi di Romeo e Giulietta nella seconda parte dell’opera, non potevano venire in risalto sullo sfondo altrettanto nero del palcoscenico e sotto le luci mutevoli dell’installazione. Il movimento scenico è di Mila Čuljak, la regia di Marin Blažević.

Il pubblico ha premiato con prolungati applausi tutti i protagonisti. Siamo certi che anche il pubblico di Ravenna apprezzerà lo spettacolo, in programma il 18 e il 20 gennaio al Teatro Alighieri, con Margarita Levchuk e Jesús Alvarez nei panni di Giulietta e Romeo.

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