Prešeren in italiano: un dialogo tra due lingue

Il traduttore si approccia pienamente e incondizionatamente al poeta, calandosi nel suo temperamento, nel suo vissuto biografico e nelle temperie dell’epoca

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Prešeren in italiano: un dialogo tra due lingue

Al centro della serata letteraria del ciclo “Conversazioni sulla lettura” a cura del Club culturale e della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, in veste di ospite, è stato il noto slavista, saggista e traduttore Miran Košuta. In quest’ultima veste ha presentato lunedì sera, in una sala gremita a Palazzo Pretorio, la versione italiana della raccolta di poesie di France Prešeren. Ad interloquire con l’emerito ospite sono stati Jasna Čebron e Mario Steffè, fautori dell’incontro, alla presenza del Console Generale d’Italia Giovanni Coviello e di Stefano Faggioli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana. Ad affiancarli pure l’attore Danijel Malalan, direttore del Teatro Stabile Sloveno di Trieste, che ha intercalato la conversazione con la lettura di alcuni versi tratti dalla raccolta, nella lingua originale e nella traduzione in italiano.

Danijel Malalan

Poesie nelle vetrine

L’intenzione di presentare il volume, uscito tramite l’Editoriale Stampa Triestina nell’ottobre 2020, in concomitanza con il 220.esimo anniversario dalla nascita di Prešeren, come spiegato da Steffè, si è materializzata a partire dall’8 febbraio, Festa nazionale della cultura, quando nelle vetrine di diversi enti, associazioni e semplici esercizi di Capodistria, sono comparse le poesie del poeta romantico sloveno nella sua nuova veste italiana.

”Ritengo sia un bel messaggio di dialogo tra le due lingue, in un contesto cittadino del territorio nazionalmente misto, dove vige di fatto il bilinguismo visivo, che purtroppo nella prassi, nella maggior parte dei casi, viene relegato a un uso formale, a volte anche mortificato per gli esiti delle traduzioni, spesso e volentieri dimenticato o ignorato. Con la traduzione di Košuta, abbiamo voluto lanciare un messaggio forte anche in questo senso”, ha rilevato Steffè.

La raccolta di poesie di France Prešeren

Traduzioni di letteratura slovena

Molti lavori letterari sloveni sono stati tradotti in italiano, ha osservato la Čebron, ma spesso sono di carattere informativo piuttosto che estetico. La traduzione della raccolta del poeta sloveno, uscita nel 1847 è stata già affrontata da Francesco Husu nel 1976 e da Giorgio Depangher nel 1998. La particolarità della versione di Košuta, invece, è nell’aver trasportato nella lingua italiana poesie di generi diversi, mantenendo il suono dei versi originali. “Siamo orgogliosi di aver offerto Prešeren ai fruitori italiani, come non è stato fatto finora”, ha concluso la Čebron.

L’ospite ha ringraziato gli organizzatori dell’incontro e i presenti in sala che, nonostante gli infausti tempi di pandemia, con la propria presenza fisica affermano l’importanza dell’aggregazione sociale per la cultura. “È un piacere, oltre che un onore – ha dichiarato Košuta -, tornare a Palazzo Pretorio dove ho condiviso alti momenti di empatia culturale con alcune eminenti personalità di questo territorio, ricordando soprattutto l’amico Fulvio Tomizza, una delle voci più argentine pregnanti di questa terra multiculturale e plurilingue, di questo universo istriano che rappresenta al meglio l’ideale europeo di convivenza delle diversità, come secondo l’antico motto latino ‘unum nec idem’. Ne sono tangibile riprova gli organizzatori dell’evento, che insieme hanno voluto porgere questo omaggio a Prešeren, alla sua arte e alla mia traduzione delle sue poesie, ribadendo appunto questa collaborazione già da tempo in atto. Mi fa piacere constatare che a Capodistria l’interculturalità non è uno slogan retorico e vacuo, ma è una pratica quotidiana molto nobile”, ha sottolineato Košuta.

ll numeroso pubblico accorso a Palazzo Pretorio

La bellezza del suono e del significato

Durante la conversazione e l’interpretazione dei versi tradotti, l’uditorio ha avuto modo di appurare la maestria del traduttore sul piano della struttura strofica, della ritmica e della metrica, cercando di mediare al fruitore italiano, come egli stesso ha rivelato, la bellezza dello “sven” e del “pomen”, del suono e del significato. Košuta si rivela poeta traduttore, nel senso di approcciarsi pienamente e incondizionatamente al poeta tradotto, calandosi nel suo temperamento, nel suo vissuto biografico della concezione della società e delle temperie dell’epoca.

Oltre alla traduzione con testo a fronte, nel volume il lettore può usufruire di una nota biografica esauriente, una guida alla pronuncia dei nomi sloveni, un solido apparato bibliografico con due postfazioni complementari di Boris Paternù, uno dei più accreditati studiosi odierni di Prešeren ed Elvio Guagnini, saggista e critico letterario. Il primo inquadra brillantemente il problema del soggettivismo romantico del poeta sloveno, emancipato e moderno in rapporto al problema dell’identità nazionale, il secondo invece con acute riflessioni sull’intermediazione culturale e sul ruolo specifico del traduttore.

Il Console Generale d’Italia Giovanni Coviello e Stefano Faggioli, direttore dell’IIC di Lubiana

Reinterpretazione dei testi

Secondo Košuta, la traduzione è una reinterpretazione dei testi, dove il traduttore deve sentirsi quanto più libero. Ha ripreso il pensiero del collega e amico Gino Brazzoduro, secondo il quale il traduttore dimostra l’amore verso l’autore e verso la lingua e la cultura nella quale si traduce. “Paragono il traduttore a un Sisifo moderno: deve spingere il macigno del significato e del suono fino l’irraggiungibile traguardo del testo originale. Non raggiungerà mai la cima, ma può avvicinarsi, ed è quanto ho cercato di fare con il presente lavoro”, ha spiegato Košuta, offrendo quindi in anteprima ai presenti la lettura della sua “bella Vida”, tradotta soltanto alcune settimane fa. Non a caso, in quanto la ballata di Prešeren sembrerebbe fosse ambientata sulla costa del golfo di Trieste, tra Barcola e Duino. Ha quindi espresso l’auspicio di un contatto maggiore e più profondo tra la cultura italiana e slovena, citando Tomizza e l’augurio di una “miglior vita di noi tutti, italiani e sloveni, al di qua e al di là del confine”. Come consuetudine a conclusione delle “Conversazioni letterarie”, per suggellare l’incontro è stata consegnata al gradito ospite l’illustrazione realizzata dalla caricaturista capodistriana Lorella Fermo.

L’ospite omaggiato con la caricatura realizzata da Lorella Fermo

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