«Ora e mai più»: immagini di pura bellezza

Al Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume il Balletto ha inaugurato la nuova stagione con un dittico composto dalle coreografie «Adamo ed Eva» e «Per mai»

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«Ora e mai più»: immagini di pura bellezza
Foto FANNI TUTEK-HAJNAL

È stata inaugurata con grande successo la nuova stagione del Balletto del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, presentatosi con il dittico “Ora e mai più” (Sad i nikad više), composto dai balletti “Adamo ed Eva”, coreografato dalla direttrice dell’ensemble Maša Kolar, e “Za nikad” (Per mai), di Jeroen Verbruggen. Il nuovo progetto ha messo ancora una volta in risalto l’altissima qualità dell’ensemble e la bravura di ciascuno dei suoi membri, dando al pubblico l’opportunità di apprezzare esibizioni solistiche e collettive ispirate ed espressive.

Il destino fatale di due amanti

La prima parte del dittico, “Adamo ed Eva”, come spiegato da Maša Kolar, prende spunto dall’omonimo dramma teatrale in un atto di Miroslav Krleža, pubblicato nel 1922, e parla del rapporto tra due persone condannate a rivivere per sempre la stessa tragica sorte e in tal modo precludendo ogni possibilità di un rapporto umano diverso e più sano. “Al giorno d’oggi, quando il mondo occidentale sta entrando in una nuova fase di rapporti umani in cui la lotta contro i ruoli di genere è sempre più pronunciata, il che porta al cancellamento degli stereotipi nei ruoli interpersonali, il dramma di Krleža si può osservare come un archetipo del destino fatale di due amanti, in questo caso di un uomo e una donna, che entrano in continuazione in un vortice di sofferenza e di esaurimento reciproco, dimostrando come mai nulla cambia, ma i loro rapporti si ripetono da quando mondo è mondo”, aggiunge la direttrice del Balletto.

Contesto contemporaneo

La storia di Adamo ed Eva è stata inserita in un contesto contemporaneo, nell’ambiente oscuro e intrigante di un club, in cui il ritmo ossessivo della musica elettronica porta i suoi avventori a dare sfogo alla propria sensualità attraverso la danza. La scenografia, firmata da Jasmina Holbus, ricrea con pochi elementi l’ambiente di un club notturno. L’“azione” si svolge contemporaneamente su un ponte elevato e nello spazio dinanzi a questo elemento scenografico, mentre la scena è illuminata (le luci sono di Saša Fistrić) da luci che richiamano efficacemente l’atmosfera di una serata di clubbing.
Il balletto si apre con Adamo (Michele Pastorini) ed Eva (Anna Zardi) sul ponte, mentre gli altri membri del Balletto danzano in primo piano, stipati, come accade spesso in un club affollato. Il ritmo incalzante della musica di Višeslav Laboš, che ricalca fedelmente gli stilemi della musica elettronica, ma senza risultare tediosa o sterile, è la base sulla quale si articola il rapporto difficile tra Adamo ed Eva, tra amore e odio, mentre si confrontano in duetti e in interazione con altri ballerini, inseriti nella massa di corpi che pulsano.
Segue un cambiamento di scena con l’abbassamento di due pannelli rettangolari bianchi sui quali vengono proiettati i video di Daniel “Stavro” Girizd. Adamo ed Eva sono finiti nell’aldilà, i loro movimenti sono convulsi e sembrano due farfalle intrappolate in una lampada, attirate dalla luce. La dinamica ed energica coreografia di Maša Kolar si basa sui movimenti tipici della danza della cultura pop, combinati con tanta inventiva. Bravissimi ed espressivi i solisti Michele Pastorini e Anna Zardi nei panni della coppia dal destino tragico. Coloratissimi e fantasiosi i costumi del rinomato designer Juraj Zigman.

Vortice di pazzia

La trascinante energia della prima parte del dittico si è trasformata, nella seconda parte, in un vortice di pazzia nel senso positivo della parola. Stando al coreografo Jeroen Verbruggen, “Za nikad” si presenta come un viaggio attraverso quattro stagioni astratte, un ciclo che compone l’anno e la linea del tempo. Nella ripetizione ciclica delle stagioni – afferma l’autore – ci sentiamo sicuri, troviamo una certezza. “Le entità prescelte del ciclo sono sistemate su due piedistalli sui quali sono sistemati due cubi di vetro, protetti dal vetro opaco, il che sottolinea la loro preziosità conservata. Tuttavia, il vetro è e rimane fragile… Voglio celebrare questa presenza fragile in questa stanza incerta, cogliendo la bellezza nei difetti della vita”, ha spiegato il coreografo.
Ed è proprio “bellezza” la prima parola che ci viene in mente pensando alla straordinaria coreografia di Verbruggen, che si articola in una “stanza” delineata da lunghi pannelli da tre lati del palcoscenico (anche la scenografia è firmata dal coreografo). In esso si muove l’intero ensemble del Balletto creando di volta in volta delle immagini di altissima valenza estetica e trasmettendo una contagiosa gioia di vivere nella pazza vivacità dei movimenti, in questo trionfo d’inventiva e virtuosismo, accompagnato anche da momenti umoristici.

Movimento fluido

Il momento più incredibile della coreografia di Verbruggen è stata, però, la sequenza in cui la ballerina Anna Zardi (è stata lei la stella della serata) viene “trasportata” dalla sezione maschile del Balletto in un’infinità di varianti, in un movimento fluido e virtuosistico che la vede “camminare” e lanciarsi liberamente sulle mani dei suoi colleghi. La sequenza, un autentico tour de force, è di notevole durata, ma il pubblico ha seguito ipnotizzato ogni movimento del gruppo. Visivamente intrigante è stata anche la sequenza in cui venivano sventolate due bandiere di stagnola.
Come abbiamo già avuto modo di constatare, l’ensemble ha risposto puntualmente a ogni richiesta del coreografo e si è esibito con grande partecipazione e gusto. Una combinazione perfetta.
Avvincente la musica di Gabriel Prokofjev, Tynandre Gruyer, Matthew David Gagnon, Johann Pachelbel e del gruppo Alphaville (con il celebre brano “Forever young”). I costumi sono firmati da Ana Savić Gecan.
Ovazioni per l’eccellente ensemble e gli autori del dittico al termine dello spettacolo.

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