Mediterraneo, un mare antico che unisce

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Mediterraneo, un mare antico che unisce
Foto Ivor Hreljanović

La mostra itinerante è stata inaugurata nella Galleria Kortil di Fiume dinanzi a un folto pubblico. L’auspicio del console Davide Bradanini è che i popoli del Mediterraneo sappiano ritrovare la vocazione di dialogo e pace

Il Mar Mediterraneo, che collega i continenti di Europa, Nordafrica e Asia occidentale, rappresenta il punto d’incontro di circa 450 milioni di persone, ovvero la popolazione presente negli stati bagnati dalle sue acque, noti anche come bacino Mediterraneo. La sua centralità è insita anche nel termine “Mediterraneo”, che deriva dalla parola latina “mediterraneus”, che significa “in mezzo alle terre”. Il mar Mediterraneo attraverso la storia dell’umanità è stato conosciuto con diversi nomi. Gli antichi Romani lo chiamavano, ad esempio, “Mare nostrum”, ossia “il nostro mare”, e, in effetti, la conquista romana toccò tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo. Nelle altre lingue del mondo, solitamente si ha sia un prestito dal latino o da lingue neolatine (es. inglese Mediterranean sea) sia, più spesso, un calco dal senso di “mare medio, in mezzo (alle terre), come ad esempio in tedesco “Mittelmeer”.

Vero ponte tra territori, la regione del Mediterraneo è considerata culla di alcune tra le più antiche civiltà del Pianeta, nonché teatro principale della storia e della cultura della civiltà occidentale assieme al Medio Oriente e al Vicino Oriente. L’agricoltura insieme all’allevamento si diffuse sulle sue coste intorno al 6.000 a.C.

Grande interesse di pubblico

Vista l’importanza culturale, storica e geografica del “Mare nostrum”, non meraviglia l’immenso interesse di pubblico che ha accompagnato l’apertura della mostra “Mediterranea. Visioni di un mare antico e complesso”, creata per il Ministero italiano degli Affari Esteri e la Cooperazione internazionale e impegnata in un tour per cui, dopo alcune tappe all’estero (Beirut, Algeri), grazie all’impegno dell’Ambasciata d’Italia, dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria e del Consolato Generale d’Italia a Fiume è giunta anche in Croazia, prima a Zagabria, nella Biblioteca nazionale e universitaria e ora finalmente anche a Fiume, nella Galleria Kortil, al piano terra della Casa croata di cultura (HKD) di Sušak. Si tratta di un progetto espositivo al quale ha partecipato anche l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), con Telespazio/e-GEOS e Fondazione Med-Or, e con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), per una sua circuitazione soprattutto attraverso i centri urbani dei Paesi delle coste del Mediterraneo, dal Libano e dall’Algeria alla Spagna. Curatrice della mostra è Viviana Panaccia.

La mostra fiumana è stata inaugurata nell’atrio dell’HKD alla presenza delle personalità più in vista della CNI, tra cui pure il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul e il presidente della Giunta esecutiva, Marin Corva e i rappresentanti delle Comunità degli Italiani del territorio. Alla serata erano presenti pure Erik Fabijanić, presidente del Comitato per la collaborazione interparlamentare, Fabrizio Somma, segretario generale dell’Università Popolare di Trieste, Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione istriana in quota CNI, Christiana Babić, direttrice della nostra casa editrice Edit e Corinna Gerbaz Giuliano, capodipartimento dell’Italianistica di Fiume. Non sono mancate nemmeno le autorità cittadine, tra cui l’attuale sindaco Marko Filipović, ma anche il suo predecessore, Vojko Obersnel, per non parlare di storici dell’arte, artisti, letterati, docenti, giornalisti e quant’altro. La crème culturale cittadina.

Un’esposizione interattiva

Dopo una breve introduzione fatta da Ileana Jančić, assistente del console Davide Bradanini, ai presenti si è rivolta la direttrice della Galleria Kortil, Ivana Lučić, la quale ha lodato l’intraprendenza del consolato e la qualità delle mostre realizzate. Lučić ha ricordato che le esibizioni “La grande bellezza” e “Mezzo secolo con Alan Ford” hanno avuto un enorme successo di pubblico e si è auspicata che anche la mostra dedicata al Mediterraneo desti lo stesso interesse.

“L’esposizione parte da un contesto storico legato soprattutto ai miti, per continuare verso altri ambiti tematici come la vegetazione o le sfide contemporanee – ha illustrato –. Una parte della mostra si potrà provare, toccare, annusare, il che rende questa esposizione interattiva e interessante. Non è da trascurare nemmeno l’aspetto più profondo che invita a trovare un linguaggio comune per risolvere i problemi di attualità, tra cui quelli geopolitici ed ecologici”.

Rapporti tra Paesi diversi

Ai presenti si è rivolto anche Edvin Liverić-Bassani, direttore dell’HKD, il quale ha ringraziato tutti i collaboratori, in particolar modo il console generale d’Italia, che tra un mese conclude il suo mandato quadriennale a Fiume, ma anche i tecnici, sia croati che italiani, i numerosi volontari che hanno reso possibile l’allestimento e l’assistente del console, Ileana Jančić.

Un ringraziamento ai collaboratori è stato porto dal console stesso, il quale ha definito la mostra “un prestigioso progetto”.

“Per me questo è l’ultimo progetto che realizzo in qualità di console a Fiume, ma mi auguro che non sarà l’ultimo del Consolato – ha affermato Bradanini –. Ringrazio tutte le istituzioni per la collaborazione in questi quattro anni, ma anche Jolanda Todorović, con la quale abbiamo collaborato in passato. Il percorso espositivo racconta la storia di tutti noi; i miti, i popoli, le culture e la natura di quello che è un continente marino. Abbiamo un dialogo con antiche mappe e oggetti d’arte, che vengono abbinati a immagini satellitari. Il progetto è multisensoriale, come è già stato spiegato. Si fa menzione pure della città di Ragusa, antica città porto, che viene riprodotta in un’immagine del 1606. Predrag Matvejević ha definito il Mediterraneo il mare della vicinanza, mentre l’Adriatico il mare dell’intimità. Data l’intensità dei rapporti, soprattutto tra Italia e Croazia, non mi resta che essere d’accordo. Vorrei ricordare, però, che il Mediterraneo è anche fragile e delicato e purtroppo è anche teatro di drammatici conflitti. Mi auspico che i popoli del Mediterraneo sappiano ritrovare la vocazione di dialogo e pace”.

In conclusione della parte ufficiale è stato letto un breve saluto dell’onorevole Furio Radin, che non è potuto essere presente all’apertura a causa di impegni lavorativi. Ad aprire la mostra è stato il sindaco, Marko Filipović, che ha spiegato che l’esposizione vuole essere un racconto del passato di queste terre, ma anche del futuro. Filipović ha ringraziato Davide Bradanini per l’ottima collaborazione negli ultimi quattro anni e ha concluso affermando che il Mediterraneo è il mare dell’apertura, con l’auspicio che i problemi che lo riguardano vengano risolti di comune accordo anche con i Paesi dell’Africa e del Vicino Oriente. La mostra rimarrà in visione fino al 5 marzo prossimo.

 

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