Matteo Salvemini: «L’opera è il mio grande amore»

Chiacchierata con il direttore del coro del Teatro «Ivan de Zajc» di Fiume che ci racconta le sue esperienze passate e i progetti futuri, senza tralasciare il concerto di Natale di stasera

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Matteo Salvemini: «L’opera è il mio grande amore»
Il Maestro Matteo Salvemini. Foto Željko Jerneić

Il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume si appresta a celebrare le feste natalizie con diverse proposte adatte a tutte le età e a tutti i gusti, tra cui il tradizionale concerto di Natale del Coro dell’Opera, guidato dal M° Matteo Salvemini, con il quale abbiamo fatto una chiacchierata.

Da circa un anno e mezzo, il nostro interlocutore si è trasferito nel capoluogo quarnerino, dopo essere stato alla guida di molti cori italiani e aver soggiornato anche all’estero, una città su tutte: Pechino. Innamorato della musica, in particolare dell’opera, ama spaziare e sperimentare anche altri generi musicali. La sua carriera è costellata di successi e di eventi importanti. Salvemini è una persona di grande cultura che è difficile definire come “semplice” maestro del coro in quanto il suo curriculum è ricco e variegato. Infatti, è diplomato in Direzione e Musica Corale al Conservatorio “C. Pollini” di Padova, ma ha inoltre studiato direzione d’orchestra, composizione, canto e, naturalmente, pianoforte.

Ci può parlare del concerto di Natale del Coro dell’Opera?
“Sono soddisfatto del programma che eseguiremo, poiché desideravo presentare un concerto di Natale in cui si alternavano brani popolari natalizi come ‘Adeste fideles’ e ‘Panis angelicus’, il famoso ‘Cantique de Noël’, di Adolphe Adam, portato al grande pubblico dall’indimenticabile Luciano Pavarotti, con brani tratti dal grande repertorio polifonico come il mottetto per coro femminile ‘Laudate pueri’ di Mendelssohn, il ‘Gloria’ di Vivaldi, spesso eseguiti durante il periodo natalizio, e il celeberrimo ‘Hodie, Christus natus est’ per cinque voci a cappella, scritto nel 1612 da Jan Sweelinck. È un piccolo percorso che si chiude in bellezza con il magnificente ‘Halleluja’ tratto dal famoso Oratorio ‘Messiah’ di Händel. Avremo modo di apprezzare inoltre due fantastici solisti dell’Opera: il soprano Gabrijela Deglin e il tenore Bože Jurić Pešić”.

Come si scelgono i brani per un concerto?
“A volte non è semplice scegliere, perché c’è tantissima musica meravigliosa da eseguire, e il tempo a disposizione per un concerto è limitato”.

Quale brano avrebbe voluto inserire e ha invece dovuto tralasciarlo?
“Ci sono sempre tantissimi brani che si vorrebbero inserire, se facessimo la lista di tutto ciò che si amerebbe proporre il concerto durerebbe giorni (risata)”.

Quanto tempo occorre per preparare un concerto?
“Dipende da tanti fattori, non c’è un tempo standard, comunque quando possibile preferisco iniziare lo studio con largo anticipo, per assimilare bene i brani. Bisogna anche considerare gli altri impegni in programma, attualmente ad esempio, oltre al concerto di Natale, stiamo studiando ‘Elektra’ di Strauss e ‘La fanciulla del West’ di Puccini”.

Il suo arrivo a Fiume purtroppo è coinciso con la scomparsa della compianta Maestra Nicoletta Olivieri, alla quale è poi subentrato nella direzione del Coro. Ci parla del suo arrivo nella città?
“Sono qui da un anno e mezzo e sono molto contento di essere qui, anche se le circostanze che mi ci hanno portato non sono state molto liete. Arrivare in una situazione così è naturalmente un grande dispiacere. In ogni caso ho trovato un bellissimo gruppo corale e delle persone magnifiche che mi hanno accolto molto bene e con cui ho instaurato subito un bel rapporto. Ritengo indispensabile che le prove musicali, pur serie e rigorose, si svolgano in un clima di assoluta serenità. Ci sono dei momenti in cui bisogna scavare molto a fondo nella musica, fare e rifare, trovare la via tecnica e musicale, e riuscirlo a fare anche con un sorriso ci permette ripartire ancora più carichi e lavorare duramente”.

La lingua rappresenta una barriera?
“Assolutamente no. L’inglese è la prima lingua di contatto, ma ci sono coristi che parlano italiano e altri che comunque lo capiscono, così ogni tanto posso tranquillamente usare anche la mia lingua.

A volte uso anche delle parole che ho imparato in croato, e mi piacerebbe studiarlo, ma confesso che sono poco costante, in ogni caso il coro si diverte ad ascoltare i miei goffi tentativi”.

Quanto è importante divertirsi?
“Il lavoro che si fa, oltre l’aspetto puramente tecnico-vocale, comprende anche la qualità della musica che si va ad eseguire. Sollecito sempre il coro a ‘raccontare e recitare’ quello che sta cantando, perché anche il coro è un personaggio in un’opera e ha un ruolo da recitare (popolo, nobili, guardie, amiche, amici) e stati d’animo da raccontare. Lavorare su questo può anche essere molto divertente”.

Come si è avvicinato alla musica?
“L’intervista rischia di essere lunghissima. Mi ci sono avvicinato da bambino, come la stragrande maggioranza dei musicisti. Inizialmente si è manifestata in modo istintivo, poi ho cominciato a studiare quasi per gioco, infine quando ho capito che la cosa era più seria e ho deciso che sarebbe stata la mia professione ho continuato a studiare prima con alcuni maestri privatamente, poi in Conservatorio. Diciamo che sono più di 50 anni che sono nella musica, praticamente da sempre”.

Cosa l’ha attratta della musica?
“Credo sia difficile dare una risposta esaustiva. Non sono in grado di dire esattamente che cosa mi ha attratto. Cosa spinge, per esempio, un ragazzo o una ragazza nello sport, a imboccare una vita di duri allenamenti per diventare atleti professionisti? Oppure cosa succede a chi rimane stregato dal fascino della matematica? Non lo so… Sarà qualcosa nel DNA o nel destino, non saprei definirlo. La musica è probabilmente il mio ossigeno. Non se ne può fare a meno, non è qualcosa che lasci in ufficio a fine giornata e vai a casa: è la vita quotidiana. È respiro. Ed è contemporaneamente voglia di condividere quell’esperienza. Trasmettere al coro questa esigenza e percepire poi la gioia che i coristi riescono a loro volta a donare al pubblico è fantastico; è un circuito virtuoso. Non sempre ci si riesce, ma quando succede è grandioso”.

Ha una biografia copiosa, quali sono state le sue soddisfazioni più grandi?
“Ho fatto molte cose anche diverse tra loro. L’amore della mia vita è l’opera, però ascolto e mi sono occupato, anche se solo per breve tempo, di altri generi al di là dell’opera e del sinfonico. Diciamo che ho giocato anche in altri ambiti musicali”.

Che traguardo è felice di aver raggiunto?
“Sono felice di aver fatto della musica, la mia passione, la mia professione e questo è già, tutto sommato, un bel traguardo: è qualcosa che non ha prezzo.

Un’altra grande soddisfazione è stato il mio debutto come direttore d’orchestra in un’opera, nel 2009 per l’esattezza, con la ‘La bohème’. Ho esplorato la musica sotto diversi punti di vista, anche come cantante, tanti, tanti anni fa. Ho cominciato la mia esperienza professionale cantando nel coro del Teatro Petruzzelli di Bari e, mentre proseguivo i miei studi musicali, per un po’ di anni ho cantato anche nel coro dell’Arena di Verona. È stata una grande scuola, perché ho imparato a conoscere il palcoscenico. Gli studi accademici sono imprescindibili per la tecnica, ma l’esperienza sul campo è impagabile”.

Lei è anche un compositore…
“Un’altra mia passione è la scrittura musicale, non mi reputo un ‘compositore’, ma assieme a musica mia mi diverto a scrivere arrangiamenti corali, trascrizioni per orchestra. È un altro ambito dove esprimere la creatività”.

Ha diretto moltissimi cori e ha fatto molte esperienze. Che cosa ci può dire del suo soggiorno a Pechino?
“Pechino è stata una bellissima esperienza. Sono arrivato di corsa perché cercavano urgentemente un direttore del coro per ‘Otello’ e sono partito. È stato interessante andare a vedere quella parte del pianeta. Il teatro che hanno costruito lì, il National Centre of Performing Arts, è qualcosa di unico al mondo, è fantasmagorico, gigantesco… una città che si trova a pochi passi dalla famosa Città Proibita. Ho trovato anche lì un coro preparatissimo, con una pronuncia dell’italiano che mi ha stupito, solo pochi dettagli da curare, ma bellissima. Un fantastico ‘Otello’ con la direzione del M° Lu Jia e la regia del M° Giancarlo Del Monaco. Mi proposero un contratto a lungo termine. Mi sarebbe piaciuto, ma era difficile decidere di trasferirsi all’altro capo del mondo. Per tre anni di seguito poi sono stato comunque invitato a Pechino per varie produzioni, e abbiamo fatto tante cose belle”.

Quali sono gli obiettivi e i piani per il futuro?
“L’obiettivo in questo momento è lavorare e continuare a crescere professionalmente con il Coro dello ‘Zajc’. Mi piacerebbe che si ampliasse il repertorio anche al sinfonico, alla polifonia, una parte molto importante della coralità”.

Uno dei concerti educativi del Coro proposti allo Zajc.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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