Le mille forme del silenzio

Nel Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) allestita la mostra di 23 opere tratte dal fondo museale

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Le mille forme del silenzio

Il Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume prosegue, in questo periodo post-lockdown, con la presentazione di opere tratte dal fondo museale in allestimenti tematici. La mostra attuale è incentrata sul tema del silenzio, che le opere esposte evocano con il soggetto trattato, oppure con l’atmosfera e il simbolismo che propongono. La mostra si intitola “Chi ha invitato il silenzio” (Tko je dozvao tišinu) e propone 23 opere d’arte di altrettanti artisti, realizzate in una varietà di tecniche – tra pittura, stampa, scultura, fotografia e video – nell’arco di un centinaio d’anni. L’ampio arco di tempo sottintende, ovviamente, approcci diversi dal punto di vista formale, simbolico e concettuale. Come spiegato nella presentazione della mostra, “anche se ciascuno dei lavori nasce da una motivazione specifica, ispirato da un contenuto visivo e semantico diverso, porta comunque una determinata informazione simbolica o concettuale: è stato selezionato in base al medesimo criterio, ovvero in base al modo in cui percepisce il silenzio”.
L’assenza degli esseri umani
In ogni opera esposta è possibile individuare una delle tante forme in cui il silenzio si presenta, sia questa rappresentata con uno spazio chiuso o aperto nel quale gli esseri umani sono assenti, oppure che scaturisca dall’atmosfera o si basi sulla percezione simbolica. Il silenzio pervade i paesaggi, le scene animalistiche o surreali, scene di genere, oppure rappresentazioni religiose, figurative, astratte e nature morte. Alcune delle opere in cui il silenzio scaturisce dall’atmosfera cupa e a tratti surreale sono il “Motivo da Fiume” (Motiv iz Rijeke) di Vladimir Udatny, in cui un particolare del centro del capoluogo quarnerino (il dipinto inquadra gli edifici dell’attuale Direzione fiscale, in passato albergo Europa, e il palazzo Rinaldi in Riva) viene reso in maniera stilizzata, con una scala tonale incentrata sul grigio, ocra e marrone e pochi accenti bianchi e arancione e in cui gli esseri umani sembrano non vivere più; e il dipinto “Ognissanti” (Zadušnice) di Krsto Hegedušić, in cui il tema stesso e l’atmosfera cupa dettano la percezione dell’assenza di suoni. Una particolare interpretazione del tema si ha nelle delicate stampe di Mirjana Vodopija intitolate “Passeri I” (Vrapci), in cui gli uccelli, raffigurati in maniera estremamente realistica, sono curiosamente muti. Anche nelle opere di Vlaho Bukovac (Biagio Faggioni), “La signora Tartaglia nella bara”, e Josip Vaništa, “Natura morta”, il tema detta l’atmosfera e la percezione del silenzio.
Silenzio psicologico
Il silenzio appare in maniera particolare nelle opere concettuali che affrontano in maniera critica i temi sociali. Questo silenzio è più psicologico che fisico e offre un’interpretazione non troppo ottimistica della società attuale. Ne è un esempio la gigantografia “K9 Compassion” di Zlatko Kopljar, in cui un uomo è ripreso inginocchiato dinanzi al Palazzo della Borsa di Wall Street: forse vittima del capitalismo spietato, ormai rassegnato e silenzioso nella sua impotenza? Ciascun’opera problematizza in maniera particolare un contenuto visivo, che sia questo di carattere tradizionale o più contemporaneo, affermando al contempo l’universalità del linguaggio artistico e dimostra come con il trasferimento in un ambiente nuovo può cambiare il suo senso, il significato o la sua interpretazione.
La cacofonia del mondo
“Se collochiamo queste opere nell’epoca in cui viviamo – si sottolinea nel testo di presentazione –, in un mondo scombussolato dalla pandemia da coronavirus, esse si prestano a un’interpretazione diversa che ci permette di individuare immagini, dettagli e messaggi che hanno assunto un significato diverso. Le abitudini triviali hanno ora un nuovo valore. Nel mondo stordito dalla cacofonia, il silenzio diventa più visibile”.
Il percorso espositivo annovera anche opere di Stanko Abadžić, Lovro Artuković, Boris Cvjetanović, Tanja Dabo, Vlasta Delimar, Marcus Doyle, Ivan Faktor, Vladimir Gudac, Željko Jerman, Ana Kadoić, Ivan Kožarić, Mare Milin, Ivan Posavec, Margareta Renberg, Stjepan Stolnik, Ivan Šeremet e Frano Šimunović. La mostra rimane aperta fino al 15 luglio.

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