Laval Nugent Il mecenate dimenticato

Il feldmaresciallo austriaco, irlandese di nascita, discendente della più antica nobiltà francese, fondò a Tersatto il primo Museo in territorio croato

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Laval Nugent Il mecenate dimenticato

In seguito agli scossoni tellurici dello scorso marzo, diversi vasi e sculture di epoca greco-romana che si conservano nel Museo archeologico di Zagabria hanno subito considerevoli danni.
Nel comunicato emesso dal citato ente museale si affermava che la provenienza della ricchissima collezione antica non era nota, e che l’unica notizia certa in merito si riferiva al fatto che le preziose opere d’arte erano state acquistate all’asta.
Come tra l’altro ci informa il sito ufficiale del MA, la maggior parte dei reperti provengono dai territori storicamente croati, ma a differenza di altri Musei in Croazia, conserva ricche collezioni di origine estera; si elencano quella egizia, le preziose collezioni di vasi greco-romani (addirittura 1.500) e di sculture antiche di provenienza italica (una sessantina circa).
Però, stranamente, gli addetti non hanno la più pallida idea da dove provenga questo tesoro di Aladino! A loro dire – riguardo alla collezione greco-romana – ignorano chi furono i donatori, chi mise all’asta queste collezioni da Louvre. Chissà mai per quale strano e fortuito caso della Provvidenza questi capolavori piovvero proprio a Zagabria, che all’epoca – siamo a fine Ottocento – era una città di periferia dell’Impero. È vero, si fa il nome – unico – del feldmaresciallo praghese Keller, in relazione ai reperti egizi. Ma il resto?
A questo punto, restando sempre nel campo delle istituzioni d’arte a Zagabria, viene da chiederci pure l’origine dei tanti preziosissimi dipinti del Rinascimento e barocco italiano, che si conservano in ben venti sale della Galleria Strossmayer! Tesori che ancora oggi fanno fremere di orgoglio la capitale.
Peccato però che “nulla si sappia” circa i proprietari-donatori di queste collezioni milionarie.
Il feldmaresciallo irlandese

Giovanna Riario Sforza

C’era una volta un feldmaresciallo austriaco, Laval Nugent von Weasmeth, irlandese di nascita, nonché discendente della più antica nobiltà francese – risalente al 900 d.c. –, il quale, nel corso delle sue vittoriose campagne militari – soprattutto in Italia – acquistava, riceveva in dono, oppure requisiva come bottino di guerra, statue, busti, vasellame greco, etrusco, romano, e quant’altro. La collezione si arricchì ulteriormente quando il conte Nugent impalmò la graziosa e giovanissima principessa Giovanna Riario Sforza, imparentata con non poche case reali europee (era nipote del principe Saverio di Sassonia e dell’arciduchessa Giuseppina, figlia dell’imperatore Giuseppe I d’Asburgo) e con l’antica e potente aristocrazia italiana. Principessa, che, oltre a possedimenti terrieri, portò in dote un’imponente mole di dipinti di grandi pittori italiani.
I castelli del conte
Non bastasse ancora, Nugent, acquistò le rovine di ben cinque Castelli dei Frankopan e li fece risplendere “come ai bei tempi”.
Nello specifico, il condottiero, fece suoi i Castelli di Tersatto, Bosiljevo, Stelnik, Dubovac e Sušica. Tali Castelli – eccetto Bosiljevo – acquistati come ruderi, furono trasformati in vere e proprie reggie.
La prima meraviglia operata da Nugent fu il castello di Stelnik, il quale secondo lo scrittore croato Imbrot Kalac, si trasformò, grazie ad un”importante architetto napoletano” in un palazzo, “meraviglioso, principesco, in stile rinascimentale italiano”, con tutti gli interni, – pavimenti, saloni, mura, caminetti, terrazze – in marmo, mentre le stanze e i saloni, erano affrescati con scene mitologiche e vedute romantiche di Napoli, Roma, Genova, Venezia e dell’Isola Borromeo.
Il primo Museo a Tersatto
Non pago di ciò, nel 1842, nel Castello di Tersatto – in gran parte rimesso quasi a nuovo – il conte fondò il primo Museo in territorio di Croazia.
Nella torre ovale a nord-est, sistemò i reperti archeologici di Minturno, dono del re Ferdinando di Napoli, consistenti perlomeno in una sessantina tra sculture, busti, teste, altorilievi in pietra greche e romane, di alta qualità estetica. Esposti al pianoterra e al primo piano della torre-museo, si custodivano una sessantina di casse contenenti vasi etruschi e ben 1.500 vasi greci della collezione Minturno, dei quali una decina considerati rarità sul piano mondiale.
L’addetto al Museo era Mijat Sabljar, archeologo dilettante zagabrese che si aggirava sul territorio del Litorale croato per raccogliere antichità. Ivan Kukuljević Sakcinski scrive che in diverse stanze a Tersatto c’erano duecento opere che provenivano quasi tutte dalla collezione veneziana dei Foscari e dalla collezione ferrarese dei d’Este-Gonzaga. Opere del Tintoretto, di Paolo Veronese, Tiziano, Palma il giovane, Giorgione, Paris Bordone, G. B. Piazzetta, Tiepolo, il Padovanino, Andrea Meldolla, Leonardo da Vinci, Correggio, Filippo Lippi, Lorenzo de Credi, Agostino Carracci, Guido Reni, El Greco, Scarsello e altri pittori di Ferrara, Bologna, Milano e Venezia. Tali opere furono acquistate dal feldmaresciallo Nugent quando egli era governatore del Veneto.
​Cittadino croato nel 1848

Una scultura della Collezione Nugent

Nel 1848, divenne uno dei fondatori del Museo archeologico nazionale di Zagabria. Non solo; abbracciò la causa del Risorgimento illirico, divenne cittadino croato, e grazie al suo autorevole intervento a Vienna Jelačić venne nominato bano di Croazia.
Ma ritorniamo al Museo di Tersatto, ove si custodivano pure una grande collezione numismatica, una di documenti storici e di documenti militari, una grande biblioteca con manoscritti del Duecento e Trecento, una collezione di mobili rinascimentali e barocchi, collezioni di sculture bronzee, antichità del Rinascimento e d’epoca contemporanea.
Nel 1871 Rački scriveva una lettera a Strossmayer, nella quale faceva notare che “il conte Nugent possiede a Tersatto una bella collezione di vasi etruschi. Bisognerebbe convincere il proprietario a donarla al Museo.” Nella pinacoteca del conte, figuravano, oltre alle opere dei grandi pittori italiani del Quattrocento e Cinquecento, pure opere dipinti dei maestri fiamminghi e di scuola francese, e perfino un Rembrandt.
Zagabria, in attesa…

Reperti al Museo archeologico di Zagabria

Nel 1881 Strossmayer incaricò Rački di stilare il catalogo delle opere del Museo di Tersatto. Il suo obiettivo era quello di portare a Zagabria le due maggiori collezioni- sculture e pitture – affinchè “con poca spesa” diventassero proprietà della “sua” Galleria, e del Museo di archeologia –. E così fu. Morto il conte, il figlio Arturo, che versava in gravi condizioni economiche, cedette, per una somma sicuramente modesta rispetto al loro effettivo valore, gran parte delle opere d’arte. Le sculture, i busti, i vasi finirono nel Museo nazionale di archeologia; in tutto ottantasei casse! Tra i reperti figuravano pure ritrovamenti dei siti archeologici di Pola e Fiume, e la collezione numismatica. Beneficiari di questo patrimonio furono pure il Museo di storia di Zagabria, l’Archivio di stato e l’Archivio del HAZU.
Oggi, però, è sparito nel dimenticatoio il nome del precedente proprietario-donatore di tale inestimabile patrimonio d’arte! Eppure il Museo Archeologico zagabrese l’anno scorso aveva collaborato alla mostra di Dublino che l’Irlanda aveva dedicata a Laval Nugent.
Una volta in possesso delle preziose opere, il nome di Laval Nugent venne relegato nell’oblio. Di contro, “l’avveduto” Strossmayer venne e viene glorificato alla grande. Nessuna delle istituzioni beneficiate, nei loro siti fanno il benché minimo cenno al grande mecenate. Ad oggi, a Zagabria, non una via, una piazza, un’istituzione culturale è intitolata a Nugent, senza il quale la capitale, quasi sicuramente, se lo sarebbe sognato un patrimonio artistico di tale portata.
Il Mausoleo distrutto

Il Castello di Tersatto

Ma non basta. Siccome i “nobili”, e per di più “stranieri”, non andavano più di moda, negli anni ’60, sotto la sovrintendenza del noto architetto Igor Emili e dell’accademico Branko Fučić, il Mausoleo dei Nugent – Il tempietto La pace dell’eroe – dove riposavano il conte e i suoi discendenti, venne profanato, i sarcofaghi distrutti con martelli pneumatici, le ossa dei defunti gettati alla rinfusa – come spazzatura – in un sacco, e murati nella Torre Romana. Uno scempio.
Il Mausoleo divenne magazzino per le bibite del vicino bar.
Ma, in fondo, Laval Nugent – Cavaliere di I Classe dell’Ordine della Corona Ferrea, Commendatore dell’ordine militare di Maria Teresa, Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Cavaliere Commendatore dell’Ordine del Bagno, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Guelfo, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dell’Aquila Estense, Cavaliere di Gran Croce del Reale ordine di San Ferdinando e del merito, Cavaliere di Gran Croce del Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione, Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea, Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Sant’Aleksandr Nevskij, Cavaliere di I Classe dell’Ordine di Sant’Anna, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giuseppe – era poca cosa.
A quando una degna sepoltura?
Sono passati sessant’anni da quell’azione inqualificabile.
Oggi, vorremmo rivolgerci al Museo di Storia di Fiume, alla Città, alla Regione litoraneo montana, al Ministero della Cultura con la domanda: a quando il dovuto gesto riparatore? Quando finalmente, alle povere spoglie dei Nugent (colpevoli di che?) verrà data pietosa e degna sepoltura? La storia dei Nugent è stata rispolverata e ricostruita negli anni ‘90, con approccio scientifico, dallo storico dell’arte (e non solo dell’arte) Igor Žic. Ma non nuoce rinfrescarla. In giro ci sono ancora persone dure d’orecchio.
E infine – o prima di tutto -, le giovani generazioni devono conoscere la propria storia.

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