La storia imprenditoriale di Fiume

Un progetto europeo rivaluta la storia imprenditoriale di Fiume

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La storia imprenditoriale di Fiume

La storia di Fiume è stata sempre molto interessante per gli studiosi perché sono numerose le variabili che l’hanno influenzata e l’hanno resa così variegata e turbolenta. Grazie al programma Erasmus+, promosso dall’Unione europea, un gruppo di giovani studiosi ha deciso di applicare un approccio leggermente diverso alla storia di Fiume e di portare alla luce quegli aspetti che forse finora sono stati sottovalutati. Il progetto istruttivo si fonda sui giochi di ruolo ed è organizzato da tre organizzazioni non governative di tre Paesi europei, ovvero “Parallel Worlds” dall’Ungheria, “Terrible Creations” dalla Croazia e “Altera Cultura”, in collaborazione con “Terre Spezzate”, dall’Italia. In una serie di tre lezioni online, intitolate “Fiume Crisis” (La crisi di Fiume) si parlerà, dunque, di tutto ciò che è avvenuto in epoca moderna, dal XVIII secolo ad oggi, nel capoluogo quarnerino nell’intento di ricordare il passato per riflettere sul presente e sui problemi relativi alla radicalizzazione politica, alle retoriche nazionaliste e alla propaganda.

 

Gli interessi commerciali

La prima lezione del ciclo ha riguardato la storia economica della città e il suo sviluppo industriale e commerciale. Il primo studioso a esporre i risultati delle sue ricerche è stato Márton Pelles, ricercatore dell’Università di Pécs, nonché curatore al Museo della Scienza e dei Trasporti di Pécs, il quale ha analizzato il periodo che va dal 1779 al 1918, ovvero quello del governo ungherese della città.

“Ritengo che molte decisioni politiche in realtà erano dettate da interessi economici – ha osservato il ricercatore -, come ad esempio il fatto che Maria Teresa abbia ceduto la città all’Ungheria. Si tratta di un calcolo economico al quale seguì la costruzione dell’infrastruttura stradale e successivamente anche di quella ferroviaria. La modernizzazione del porto e gli investimenti ungheresi in questo settore venneros più tardi, intorno al 1867. Il mio intento è illustrare come Fiume divenne uno dei dieci porti più importanti d’Europa nel periodo prima della Prima guerra mondiale”.

Una posizione strategica

“Nel Medioevo il Mediterraneo era il fulcro dei processi commerciali – ha continuato Pelles -. Nel XVIII secolo Maria Teresa comprese l’importanza della posizione fiumana e proclamò la città porto franco in modo da incentivare l’approdo di navi commerciali. La costruzione della rete ferroviaria contribuì allo sviluppo di Fiume, per non parlare della ricostruzione del porto, che prima era in legno e che in seguito venne rifatto in pietra, in modo da permettere l’approdo delle navi a vapore. La diga foranea e l’opera di bonifica, un progetto che all’epoca costò ben 100 milioni di corone, un importo enorme se pensiamo che un lingotto da un chilo di oro costava 3mila corone, portarono significativi profitti al governo ungherese”.

Popolazione ed etnie

Secondo le statistiche ungheresi, la popolazione di Fiume crebbe in misura esponenziale dal 1850 al 1918 e all’inizio della Prima guerra mondiale circa metà della popolazione (24mila cittadini) era di nazionalità italiana, un quarto (13mila cittadini) era di nazionalità croata o serba, 6.500 cittadini erano ungheresi e il resto era composto da varie etnie come tedeschi, sloveni e altri.

L’industria come propulsore economico

Nel melting pot fiumano la maggior parte dei cittadini era impiegata direttamente o indirettamente in una delle industrie cittadine: la fabbrica tabacchi, il silurificio, i cantieri navali, gli alberghi, la cartiera o la raffineria. I grandi industriali fiumani, a partire da Giovanni Ossoinack, furono Robert Whitehead e Giovanni de Luppis, di cui Pelles ha parlato dettagliatamente. Per fare un esempio, nel 1912 le compagnie fiumane trasportavano 1.8 milioni di passeggeri, un numero enorme per una città di dimensioni discrete. Per quanto riguarda il commercio, gli introiti a livello cittadino erano pari a 30 milioni di corone, una cifra straordinaria. Venivano importati riso, cotone, metallo, vino e la iuta o canapa. Venivano esportati, invece, zucchero, farina, legno e missili. Il valore complessivo del commercio via nave crebbe in periodo ungherese del 2mila per cento.

Lo studioso ha parlato anche di Simone Copaitich de Bakar, capitano e fondatore della compagnia di navigazione a vapore “Sverljuga &Co.” che portò a Fiume 57 grandi navi a vapore. Nel 1899 fondò la Libera compagnia di trasporto ungaro-croata. Un’attenzione particolare venne rivolta a tutti i collegamenti marittimi tra Fiume e le altre città, non soltanto europee, ma persino americane o australiane.

Ideologia e profitto

Tra le numerose domande che sono seguite all’esaustiva esposizione di Pelles alcune erano legate al ruolo di Fiume negli eventi che seguirono la Prima guerra mondiale, come ad esempio l’impresa dannunziana. Ci si è chiesto se il nazionalismo sia servito a giustificare in realtà degli interessi geopolitici e se sia possibile che in realtà d’Annunzio fosse cosciente del potenziale economico e militare della città. Pelles è del parere che l’impresa dannunziana non fosse una decisione economica, ma gli eventi successivi sì. Anche se si dice che la storia non si fa con i ma e con i se, le teorie presentate nel corso di questa interessante lezione possono illustrarci scenari alternativi dello sviluppo fiumano.

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