La polivocalità di tradizione. Un gradito tuffo nel passato

Avrà luogo domani al «Giardin» il concerto che fa rivivere il passato musicale orale di Croazia e Italia. I canti sono inseriti nella lista dei beni immateriali dell'UNESCO

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La polivocalità di tradizione. Un gradito tuffo nel passato
Gino Šverko, Claudio Grbac e Antonio Dobran della CI di Sissano impegnati nelle “mantignade”. Foto: MARKO MRĐENOVIĆ

Uno spettacolo senz’altro particolare, legato strettamente alla tradizione musicale orale in Croazia e Italia, quello in programma domani al “Giardin” (inizio alle 20) a Sissano, con il concerto intitolato “Polivocalità di tradizione” (Tradicijsko višeglasje). Ci si rituffa nel passato quindi, per “risfogliare” il canto a più voci, la polivocalità o polifonia in termini accademici (entrambi utilizzati per designare la compresenza di due o più parti in un discorso musicale), che oltre a costituire un’importante componente della musica tradizionale dei due Paesi, rappresenta uno specifico argomento d’indagine e riflessione nel campo degli studi etnomusicologici. Quasi tutti i canti che il pubblico avrà modo di ascoltare sono iscritti nella lista dei beni immateriali dell’UNESCO, il che la dice lunga sulle peculiarità di questo genere musicale, poi… suddiviso a seconda delle località dove veniva praticato (fortunatamente lo viene ancora oggi, però in forma molto ridotta, in pratica è “in estinzione”, per cui quest’incontro è di notevole importanza per salvaguardare questa nostra ricchezza tradizionale e culturale).

L’esibizione inizierà con il video d’introduzione del noto etnomusicologo Dario Marušić, che proporrà il canto tradizionale arbereshe (di origini balcaniche) e il canto a vatoccu (di origine italiane). Il primo punto vedrà in scena i… padroni di casa, ossia la Comunità degli Italiani di Sissano, con la “mantignada” “Dormi ti bela mi morì di sonno”, nonché il “Canto xota le pive” “Le undixe e quaranta”. Seguirà il già noto (si intende nel campo musicale moderno folkloristico) complesso “Veja” di Pisino con la “Mantegnada” eseguita nella propria versione e arrangiamenti moderni. In seguito ci si sposta nell’estremo nord istriano, con il gruppo “Žejanski kntaduri” di Seiane (Žejane)”, i quali interpreteranno il “Bugarenje” in lingua valacca (rientra tra le lingue romanze), parlata ancora oggi nella Cicceria.
Precisamente trattasi delle canzoni “Knd nam tire jou trebat” e “Dela Jurine prla Štipe, quest’ultima accompagnata dalla cindra, un antico strumento a corda, suonata da Rade Doričić. Immancabili gli ospiti della Società artistico-culturale “Marco Garbin” di Rovigno, che questa volta intoneranno tre “àrie da nuòto”: “La pastorella” (di G. Dapas), “Marinar” e “Sparge la bella aurora” (quest’ultime di autori ignoti). Seguirà il gruppo “Tenores Picottu Nugoro” di Nuoro in Sardegna, che proporrà il “Canto a tenores” (ossia il canto sardo). L’associazione “Udruga sopaca otoka Krka – isola di Veglia” eseguirà il “Kanat”; la Comunità degli Italiani di Dignano “I bassi”, mentre la Comunità degli Italiani “Armando Capolicchio” di Gallesano alcuni “canti xota le pive”, “a la longa” e “a la pera”. Nel prosieguo, Noel Šuran e Branimir Šajina canteranno il “Kanat”, prima di Giovanni Cofani, di Fabriano delle Marche, che eseguirà il “Canto a stesa”. Sul finire del ricco programma l’Associazione dei montenegrini di Peroi presenterà il “Pojanje” (l’espressione musicale più antica dell’abitato), ritorneranno ad esibirsi i “Tenores Picottu Nugoro”, e gran finale con il concerto del succitato gruppo etno folk “Veja”. Questo appuntamento (da puntualizzare che l’entrata è libera) si svolge sotto il patrocinio dell’Unione Italiana e dell’Ufficio per i diritti dell’uomo e i diritti delle minoranze nazionali del governo croato e viene organizzato dalla CI di Sissano con l’aiuto tecnico dell’etnomusicologo Dario Marušić.

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