INTERVISTA Sandro Bastiančić. L’importanza della produzione da solista

Il musicista fiumano, proclamato cantautore dell'anno 2022, è il vincitore del Premio della Città di Fiume per il contributo pluriennale nel panorama musicale nazionale

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INTERVISTA Sandro Bastiančić. L’importanza della produzione da solista
Sandro Bastiančić. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Il Premio annuale della Città di Fiume, che viene assegnato ai cittadini che hanno conseguito dei risultati significativi nei campi dell’arte, dello sport, dell’istruzione o altro, quest’anno è andato anche al musicista Sandro Bastiančić, premiato per l’eccezionale contributo pluriennale nel panorama musicale nazionale quale vincitore del premio “Cantautore dell’anno”. Bastiančić ha condiviso con noi le impressioni riguardo a questo importante riconoscimento cittadino.

Cosa si prova a vincere il Premio della Città di Fiume?
“Personalmente per me è stata un’emozione speciale perché mi ha fatto pensare alla mamma, al papà e al fratello, che non sono più con noi. Tutti e tre hanno amato profondamente Fiume. Mio papà, che era nato qui, nella vita ha avuto diverse occasioni di lasciare la città e cercare fortuna altrove, ma non ha mai voluto ed è rimasto fedele al suo lavoro e alla sua famiglia. Il mio primo pensiero, dunque, quando ho saputo del premio, è andato a lui e ho immaginato quanto questo lo renderebbe fiero se sapesse. Questo è stato un pensiero costante che mi ha accompagnato nelle settimane che hanno preceduto la cerimonia, durante la consegna del premio, ma anche dopo, quando si sono tranquillizzate le acque. Ma anche se non fosse per mio padre, mia madre e mio fratello, essere tra i premiati è per me un onore particolare”.

Un lavoro in squadre piccole
Possiamo considerare il Premio una conferma della sua carriera da cantautore?
“Sì, sono stato premiato per l’incredibile contributo alla scena musicale locale, ma anche come vincitore del premio nazionale come cantautore dell’anno. Una volta ottenuto il premio ho compreso l’importanza di questa mia produzione da solista. Non ero alla ricerca di conferme esterne, ma il premio ha sicuramente portato ad una consapevolezza che forse prima non era tanto accentuata. Sono sempre un po’ dubbioso su questa decisione, perché mi manca la band, soprattutto nei concerti acustici. Anche adesso, ad esempio, sto preparando un concerto a Klana, che si terrà il 12 agosto e Dino Ivelja (contrabbasso) e Zvonimir Radišić (chitarra) mi accompagneranno. Continuo a lavorare in piccole squadre, motivo per cui ogni tanto ho il dubbio se la carriera da solista sia la strada giusta per me, ma alla fine ho concluso di sì, perché ho bisogno di realizzare qualcosa di soltanto mio e non solo in quanto parte di un insieme. Credo di avere le competenze necessarie a portare in porto un progetto, sia che si tratti di una canzone, un album o piani di altro tipo. Il Premio della Città di Fiume e tutto quello che lo ha preceduto, sono stati la conferma della qualità di quello che faccio”.

È maggiore la responsabilità nel lavoro individuale?
“Devo dire che solitamente sono un tipo piuttosto introverso e mi piace lavorare in silenzio. Ricordo una sessione fotografica dove lo stesso fotografo mi ha detto: ‘Vedo che non ti piace essere al centro dell’attenzione’. Credo che questo mio carattere, questo silenzio e questa pace, quasi un esilio volontario, trapelino anche dalle canzoni che faccio. Ovviamente non mi piace esibirmi davanti a una platea vuota, ma ogni tanto ho bisogno di ritirarmi in me. Per quanto riguarda il lavoro individuale, non sono solo e ho delle persone che mi sostengono e si occupano delle pubbliche relazioni. Esistono anche delle agenzie per gli artisti più affermati, ma per quelli minori può andar bene anche il lavoro individuale di promozione. Io, ad esempio, mi occupo delle pubblicazioni sui social, ma non lo faccio per farmi pubblicità o espormi, ma per mantenere i contatti con le persone che apprezzano il mio lavoro. Se questa comunità di sostenitori cresce, la cosa mi dà un grande piacere. Mi scrivono degli ammiratori da tutta la Croazia (Zagabria, Varaždin, Spalato, Slavonia), anche persone di una certa importanza e persino gente che vive all’estero. Questo palcoscenico virtuale, se così lo possiamo chiamare, mi rende molto felice. Se la responsabilità individuale vuol dire godere anche di questi benefici, non mi dispiace. Lo stesso vale anche nel senso inverso. Quando sono io il fruitore di arte, sia che si tratti di buona musica, un buon film o un libro, ma anche una buona gara sportiva, la cosa mi dà un immenso piacere e se posso porgo il mio sostegno agli autori o agli sportivi”.

L’appoggio di colleghi e ammiratori
Chi è stato a candidarla?
“È stato il mio produttore, collega e amico Robert Funčić, il quale ha vinto a sua volta il premio in passato. Secondo la sua stima i tempi erano maturi per questa candidatura. Lui mi ha accompagnato in questo percorso, perché sinceramente, non avevo seguito da vicino le condizioni per la partecipazione. Sapevo soltanto che erano stati premiati Damir Urban e i Let3. I membri del Consiglio cittadino, se non ricordo male, hanno sostenuto la candidatura all’unanimità. Alcuni mi hanno persino scritto per farmi sapere che hanno scelto il mio nome con immenso piacere”.

Considera il Premio uno stimolo per il futuro?
“Certamente. Innanzitutto ho bisogno di una spinta che mi indirizzi e purtroppo per me questa spinta non arriva da sale piene. Mi sono messo il cuore in pace per quanto riguarda questo fatto. Un tempo vivevo nell’illusione di poter tenere concerti di grande portata, soprattutto negli anni d’oro della band ‘En Face’, quando i concerti erano numerosi, ma poi ho capito che forse questa vita non fa per me, perché, come ho già detto, le folle e il baccano non fanno per me. Eventi di questa portata creano un nervosismo che non mi piace. Per questo motivo ho iniziato a considerare i premi e le reazioni dei singoli una spinta per il futuro. Il Premio della Città di Fiume può venire considerato l’apice delle reazioni positive”.

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