L’italiano nel panorama delle lingue romanze

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L’italiano nel panorama delle lingue romanze

FIUME | In occasione della Settimana della Facoltà di Lettere e Filosofia, si è tenuta ieri nel Dipartimento di Italianistica di Fiume, la lezione aperta di Linguistica generale a cura della prof.ssa Anna Rinaldin, docente del Dipartimento. A fare gli onori di casa è stata la capodipartimento, Corinna Gerbaz Giuliano, la quale ha voluto salutare in particolar modo gli studenti della IVm della Scuola media superiore italiana di Fiume. Tema della conferenza, “L’italiano nel panorama delle lingue romanze”.

L’origine dal latino volgare

La relatrice ha tentato di realizzare un inquadramento generale sulla questione delle lingue. Si è partiti dagli inizi. È stato spiegato che l’italiano è una delle lingue romanze e che deriva dall’avverbio lat. romanice (loqui), ovvero parlare in una lingua volgare; parlare come lo fanno i latini. Come le altre lingue romanze, l’italiano rappresenta l’evoluzione prodottasi sul territorio italiano non del latino classico, ma del latino volgare, detto anche popolare.

L’indoeuropeo lingua madre

Durante l’interessante esposizione, Anna Rinaldin ha illustrato i passaggi tra una categoria linguistica e l’altra. L’indoeuropeo è la lingua madre di tutte le lingue europee. Da qui si sono diversificati i gruppi linguistici: gruppo italico, slavo, germanico… “L’indoeuropeo è una lingua ricostruita perché non attestata. Dovrebbe risalire al IV millennio a.C., parlata in Europa e Asia, in contatto con le parlate dei popoli conquistati”, ha spiegato la relatrice. Verso la fine del II millennio a.C., una delle popolazioni indoeuropee si installò nella penisola italiana. Si svilupparono, da questo ceppo indoeuropeo, diverse varietà del gruppo italico, tra cui il latino. Quest’ultimo era la varietà parlata a Roma. “Ma come ha fatto il latino a espandersi fuori da Roma?”, si è chiesta la docente. Conseguenza ne è stata l’espansione militare e politica di Roma. I Romani non avevano attuato politiche d’imposizione linguistica: non avevano ostacolato né gli idiomi dei popoli federati italiaci, né l’etrusco, né il greco nell’Italia meridionale. Il latino ha prevalso sulle lingue dei popoli assoggettati perché era la lingua dei dominatori e del potere, poiché nelle comunità sociali dominate ha assunto usi sempre più ampi, soprattutto pubblici e ufficiali, sia nell’oralità, sia nella scrittura.
“All’epoca le lingue materne dei provinciales sono ridotte sempre più a usi privati. Nel giro di alcune generazioni esse si riducono notevolmente e il latino diventa la lingua madre dell’Impero. Di conseguenza, il latino entra in contatto con idiomi diversi, e dunque esercita e subisce un influsso più o meno notevole. Inizia a svilupparsi il latino volgare. La sua principale differenza rispetto al latino letterario è la maggiore influenza dei substrati linguistici locali. Con la crisi del III secolo, le varie parlate latine volgari cominciarono a evolversi fino a diventare vere e proprie lingue”, ha concluso Anna Rinaldin.

Oggi relazione del prof. Lucio Cristante

Il programma della Settimana della Facoltà di Lettere e Filosofia prosegue oggi, alle ore 12 (aula 006), con la lectio magistralis del prof. Lucio Cristante dell’Università degli Studi di Trieste, intitolata “Aspettando Eratostene. Trasmissione della conoscenza e rivoluzione umanistica”.

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