Il segreto epistolare: dall’ingegno umano alla scoperta di intrighi amorosi di corte

Conferenza della connazionale Valentina Petaros Jeromela alla Facoltà di Turismo di Zara

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Il segreto epistolare: dall’ingegno umano alla scoperta di intrighi amorosi di corte
Valentina Petaros Jeromela con le studentesse. Foto: MARIJANA FABIJANIĆ

Chiunque mandi una lettera si aspetta che sia trattata in modo confidenziale o addirittura segreto. Il segreto epistolare garantisce che solo il destinatario possa leggere il contenuto della propria corrispondenza. Ma nella storia non sempre è stato così. Il segreto epistolare fonda le sue origini nel diritto romano. Secondo la legge, chiunque apriva una lettera senza permesso veniva punito. Luigi XV, re di Francia, decretò nel 1742 che gli impiegati postali dovevano essere condannati a morte se aprivano lettere senza autorizzazione.

Parte delle Carte costituzionali
L’Assemblea nazionale francese annoverò il segreto epistolare persino nei diritti fondamentali. Da quel momento, il segreto epistolare venne inserito nelle Carte costituzionali dei vari Stati europei. In Svizzera oggi, il segreto epistolare è disciplinato dagli articoli 13 e 36 della Costituzione federale e dall’articolo 179 del Codice penale in cui è stabilito che tutti devono rispettare il segreto epistolare e che solo il destinatario di una lettera può leggerne il contenuto. Se qualcuno apre e legge una lettera senza che il destinatario ne sia a conoscenza e senza averne ricevuto il consenso, o diffonde informazioni apprese attraverso la lettura non autorizzata di una lettera, è perseguibile legalmente.
L’inviolabilità delle comunicazioni, malgrado un’attualità non solo postale che la mette in dubbio, è dunque un diritto riconosciuto dalle Carte costituzionali delle nazioni che vantano la massima civiltà e democrazia. La sua storia si sviluppa in Europa, si insinua tra vicende politiche, religiose e sociali di ogni tempo e Paese e passa obbligatoriamente attraverso l’analisi delle norme delle tecnologie postali e cartotecniche che si sono via via succedute, delle violazioni lecite e illecite subite dalle spedizioni postali, nonché attraverso i sistemi di chiusura delle lettere con cui ogni mittente difendeva la riservatezza delle proprie comunicazioni scritte, fino al momento in cui la busta ha iniziato, poco più di un secolo fa, a rinchiudere i segreti epistolari di tutti.

Astuzia e originalità
Nell’arte di chiudere e di sigillare le lettere prima della nascita della busta si è cimentato l’ingegno umano, la fantasia, l’inventiva e l’astuzia di professionisti della posta, di persone ignoranti e colte, di mercanti, di uomini politici e religiosi e perfino di re e regine e ha dato forma a soluzioni semplici, funzionali, complesse, artistiche e originali. Le informazioni venivano nascoste addirittura nel collare di un cane. Nei giorni scorsi presso la Facoltà di Turismo di Zara, hanno avuto luogo due incontri organizzati in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Capodistria e l’Associazione veneta della Comunità dalmata, entrambi incentrati sulla comunicazione epistolare.

«Noi e voi al di là del mare»
Nell’ambito del progetto “Noi e voi al di là del mare” patrocinato dalla Regione Veneto in collaborazione con l’Associazione Re-Kreativci di Zara, la docente Susy Morena Calmetta, presidente dell’Associazione veneta della Comunità dalmata, ha proposto la lezione intitolata “Smile! È arrivata una lettera!”.
La presidente del Comitato di Capodistria della Società Dante Alighieri, Valentina Petaros Jeromela, è stata invece relatrice della conferenza “Le scritture enigmatiche e il segreto epistolare”, presentata dinanzi alle studentesse del corso di laurea triennale di Turismo che studiano l’italiano come L2. Il progetto è dedicato agli studenti veneti e dalmati e consiste in uno scambio culturale tra scuole delle due Regioni al fine di valorizzare la lingua, la cultura e le tradizioni venete. La Dalmazia e il Veneto sono legate tra loro da antiche radici come lingua, storia, arte e cucina. Le scuole coinvolte nel progetto sono le scuole primarie e secondarie di Verona e le scuole elementari e medie superiori di Zara nonché la Facoltà di Turismo di Zara.
Tra illustrazioni, disegni, notizie e commenti di carattere storico e postale, la prof.ssa capodistriana Valentina Petaros Jeromela, ha raccontato ai giovani la storia del segreto epistolare in un momento in cui tale forma di comunicazione sembra esser giunta al capolinea.

Il trasporto clandestino
“Per rendere più interessante la lezione ho consultato la mia raccolta ‘Lo Scrittoio classico. Arte e strumenti della calligrafia’, uscita a fascicoli nel 2004 – esordisce Petaros Jeromela -. Qui sono inclusi tutti gli oggetti dello scriptorium e del calligrafo professionista. Ho quindi raccontato alle ragazze come si scrivevano le lettere e i codici a mano per giungere al segreto epistolare. Noi abbiamo completamente perso questa identità del segreto, del dover scrivere in modo cifrato affinché il nostro messaggio non venga rubato da qualcuno. Mediante una serie di slide ho presentato un percorso che parte con la frase di Pietro d’Aragona che cita: ‘Tanto mi preme il mio segreto che se la mia destra lo conoscesse la troncherei con la mia sinistra’, per capire il contesto di quant’era importante intercettare questi segreti. Ho parlato dei messi, gli antichi postini, citando il ‘de Bello Gallico’ di Cesare che racconta dell’arresto dei corrieri per poter trafugare le informazioni. Da qui ho raccontato dei corrieri e messaggeri postali e del trasporto clandestino che si poteva fare delle informazioni. Queste venivano nascoste nel mantello, nella fasciatura di una finta ferita, venivano cucite nel sandalo del messo oppure la lettera veniva lasciata in un posto convenuto, scritte sul capo rasato di uno schiavo (e si doveva attendere che i capelli ricrescessero prima di ‘inviarlo’ al destinatario) o nel collare di un cane. Il segreto epistolare continua con Martin Lutero, il quale affermò che ‘la violazione delle lettere è un peccato mortale e provoca la perdita della grazia divina”, ci spiega la relatrice, per far capire quanto era pesante lavorare come messaggero perché si volevano rubare i segreti degli Ambasciatori che mandavano ai propri governi. C’era dunque tutta una serie di lotte e intrighi.
Il decreto di Napoleone
“Il segreto epistolare ai nostri tempi viene definito censura e viene classificata come tale con la nascita del Gabinetto nero nel 1628 da un’idea del cardinale Richelieu; nessuna lettera sfuggiva alla manomissione: violare il segreto della corrispondenza – diceva lo stesso Richelieu – è un piacere da re. Grazie a queste manomissioni sono stati scoperti numerosi intrighi amorosi di corte. La censura del Gabinetto nero è stata poi soppressa però quando la Francia fu nuovamente in pericolo venne subito ripristinata. Nel 1806 Napoleone emise un decreto che ordinava di togliere dalla circolazione tutte le lettere spedite in Inghilterra, o provenienti da quel Paese, e che i trasportatori di tali lettere fossero considerati nemici della Francia. Ma il problema dei decreti che normavano la censura sta nel fatto che autorizzavano i revisori ad aprire le lettere qualora queste fossero considerate pericolose o meglio se a loro giudizio: ‘potessero arrecare pregiudizio allo Stato’”, continua Petaros Jeromela. Ma quali erano gli indizi che facevano pensare a un contenuto pericoloso? “Era praticamente un passe-partout – sostiene la nostra interlocutrice – per aprirle tutte!”

I cifrari e gli enigmi
Quali furono invece le scritture enigmatiche? “I primi cifrari (o skytala) furono usati dagli Spartani nel X secolo a.C. – rivela la prof.ssa esperta di Dante. Si giunge quindi fino ai cifrari dei giorni nostri e agli enigmi. Qualcuno per non essere capito, anche se la lettera veniva aperta, utilizzava qualsiasi artificio per nascondere i propri segreti. Manzoni per es. scriveva con il discorso allusivo. Da qui ho fatto una parentesi con le scritture enigmatiche o ermetiche tipo la stenografia e la criptografia, quest’ultima usata già dai Greci, Romani, Normanni, dalla Repubblica di Venezia, dai re di Francia. Nel XV e XVI secolo è stata perfezionata dai fisici e matematici i quali hanno creato libri a chiave per arrivare alla famosa macchina ‘Enigma’. Il principio della quale va ritrovato nel disco cifrante di Leon Battista Alberti, descritto nel ‘De cifris’ intorno al 1467. La stenografia nasce, invece, con il declino dell’Impero romano poiché ogni notaio usava segni propri creando codici incomprensibili per mantenere, appunto, i segreti di corte”. In conclusione della nostra piacevole chiacchierata chiediamo a Valentina Petaros Jeromela di spiegarci la situazione odierna delle scritture enigmatiche.
“Credo che queste siano diventate parte del gergo comune, soprattutto perché abbiamo perso l’abilità espressiva riducendo le nostre emozioni e non solo, a degli emoticon. Dunque, non per mantenere un segreto, ma per uniformarci il più possibile ad un linguaggio globale per essere intesi da tutti. Così facendo, però, rischiamo di appiattire la nostra intensità emotiva”, spiega la relatrice.

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