Il Festival del film di Pola spegne 70 candeline

La kermesse, tra le più vecchie in Europa, è stata inaugurata in modo insolito: mancavano i tradizionali fuochi d'artificio e la protocollarità dei discorsi

0
Il Festival del film di Pola spegne 70 candeline
L’esibizione di Elis Lovrić. Foto: Sasa Miljevic / PIXSELL/PIXSELL

Settant’anni, si è detto all’apertura del Festival del film di Pola, non sono poca cosa nemmeno per una persona (anche se, tutto sommato, a 70 anni si possono fare un’infinità di cose, aggiungiamo noi), figuriamoci per una Rassegna cinematografica, per dire che per arrivare all’oggi, alla 70.esima edizione, questo Festival qualche sforzo l’ha pur fatto e percorso un cammino non propriamente da poco. E c’è un altro dettaglio: il Festival polese è tra i più vecchi in Europa. “Il più giovane tra i tre più vecchi”, ha detto Gorka Ostojić Cvajner, che per un periodo è stata direttrice del PFF, nel suo intervento. Quindi la manifestazione continuerà a restare tale: la più giovane tra i più vecchi.
Il 24 giugno 1954 venivano proiettate in Arena le prime pellicole della prima Rassegna cinematografica, nata per volontà di Marijan Rotar, allora direttore delle sale cinema polesi. Chissà se in cuor suo sperava che la Rassegna avrebbe fatto così tanta strada. Perché in effetti bisogna ammettere che per una manifestazione, 70 anni sono una gran bella cosa. Chi è nato nel 1954, assieme al Festival, a quest’ora potrebbe avere già i capelli grigi e qualche acciacco. Il Festival, all’apertura è sembrato vivo e vivace, elegante, snello. Possiamo dirlo? Era ora. Naturalmente, senza nulla togliere agli sforzi profusi in passato per trasformare in sala cinema un ambiente notevole come lo è l’Arena. È un bel dire “sono andato al cinema ed era tutto esaurito”. L’altra sera hanno assistito all’inaugurazione e alla prima proiezione (“Hotel Pula”, di Andrej Korovljev) più o meno 5mila persone. L’atmosfera intorno e dentro il colosseo vespasiano è stata proprio da gran gala: attrici e chi fa Festival in abiti lunghi, glamour, un red carpet per le foto, la promenade (ancora minima) per entrare nel monumento accompagnati dalla musica della Big band… insomma, un evento. Il Festival lo è sempre stato all’apertura; poi tutto è rientrato nei ranghi di una piacevole serata al cinema all’aperto, ma l’inaugurazione… quella della mia infanzia (se mi è consentito un pizzico di personalismo), era fatta di fuochi d’artificio e gelato. Fuori dalle mura dell’Arena, perché di cinematografia a quell’età, non è che se ne masticava molta. Ecco: questa volta sono mancati i fuochi d’artificio. Ma già era stato annunciato. Per evitare traumi animal-ecologici. In compenso ci sono state le lame laser, di vari colori. Ad effetto, certo. Nostalgia per i botti e le cascate di scintille? Forse, un po’. È mancata quest’anno (che bello!) la protocollarità dei discorsi anche o forse soprattutto politici. La cerimonia, l’abbiamo detto, è stata elegante, con interventi di chi per la Rassegna in un modo o nell’altro, in un momento o nell’altro ci è passato, per condividere qualche ricordo. L’interpretazione dell’Inno nazionale e del canto solenne istriano è stata affidata alla solida, chiara, drammatica voce di Elis Lovrić, che per la Rassegna ha scritto pure l’inno (e l’alzabandiera relativo si è accompagnato al canto d’occasione). Ancora spezzoni delle pellicole che verranno, una piacevole retrospettiva delle estati che hanno fatto il Festival del cinema. Al centro della cerimonia coloro che hanno fatto la Rassegna negli anni (con correttezza tutti. Sappiamo come si possa facilmente essere autocelebrativi. Non è stato il caso) e il pubblico polese. Che chi del mestiere ha definito serio, severo, difficile da corrompere, capace di annegarti di applausi o di andarsene a metà proiezione se il film non va giù. E a questo pubblico difficile da comprare è andato il compito di dichiarare, coralmente, aperto il 70.esimo Festival del cinema.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display