«Il dialogo esuli-rimasti trasforma il peso della storia in speranza»

Il libro di Silva Bon è una premessa per la ripartenza e per trasformare il peso della storia in speranza attraverso il dialogo tra andati e rimasti

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«Il dialogo esuli-rimasti trasforma il peso della storia in speranza»

Il Circolo di cultura istro-veneta “Istria” ha presentato alla Biblioteca Statale “Stelio Crise” di Trieste il volume “Quarant’anni di vita 1982-2022” che celebra appunto il traguardo raggiunto dal sodalizio. Scritto dalla storica Silva Bon, racconta non solo la storia del Circolo, come ha affermato alla presentazione Rosanna Turcinovich Giuricin, ma anche la diversità rispetto all’altro associazionismo. “Si è privilegiato da subito l’incontro coi rimasti, cosa a cui molte altre associazioni pervennero molto più tardi e alcune ancora oggi non lo contemplano – ha proseguito Turcinovich Giuricin. Abbiamo bisogno oggi di uno spazio pubblico nel quale mettere a disposizione, particolarmente dei giovani, le ottanta pubblicazioni che il Circolo ha prodotto nel tempo, perché non restino una questione privata, ma possano essere utili a coloro che vogliono conoscere la storia e le peculiarità delle nostre terre”. A significare il legame del Circolo con i rimasti è stata la presenza in sala di alcuni esponenti delle Comunità degli Italiani in Istria. In particolare Tullio Vorano, della CI di Albona, ha voluto ricordare la commemorazione pubblica che assieme al Circolo “Istria” si è avviata per celebrare le vittime della tragedia dell’Arsia.

Un volume che guarda al futuro

Il libro è stato costruito grazie ai materiali messi a disposizione di Bon da Livio Dorigo, per un quarto di secolo presidente del sodalizio, oggi presidente onorario, da Franco Colombo, Giuliano Orel e dalla famiglia di Fabio Scropetta. “Non vuole essere sintesi del passato, punto d’arrivo, bensì premessa per il futuro e ripartenza; per trasformare il peso della storia in speranza attraverso il dialogo tra andati e rimasti, ma anche dialogo transfrontaliero con tutte le componenti sociali ed etniche – ha affermato il presidente Ezio Giuricin -. È l’anniversario e il compleanno del momento in cui, quasi mezzo secolo fa, alcuni colsero la sfida di trasformare la lacerazione dell’esodo in una ricomposizione di speranza. Oggi sembra facile, ma quarant’anni fa questo era complicato, necessitava coraggio e consapevolezza. Fulvio Tomizza, Giorgio Depangher, Marino Vocci, Fulvio Molinari e gli altri hanno avuto la caratteristica di anticipare i tempi. A condizioni mutate vogliamo continuare a cogliere questa sfida partendo dal presupposto che vicende storiche ed esodo non debbano tradursi nella scomparsa di un’identità che, se accadesse, sarebbe un beffa. Abbiamo realizzato importanti convegni sulle cose da fare, sui nodi di fondo, sulla necessità della continuità della presenza italiana nell’Adriatico orientale, in modo concreto e propositivo”, ha concluso Giuricin.

Anni di dibattito e polemica

Un capitolo importante del libro è dedicato a ripercorrere le fasi delicate e difficili della convivenza tra istriani e sloveni nelle periferie di Trieste, un impegno che fu pressante per il Circolo, come ha ben illustrato nel suo intervento Livio Dorigo. Ma anche la commemorazione ufficiale a Pola dell’eccidio di Vergarolla alla presenza della Marina croata, della tragedia nelle miniere di Arsia del 28 febbraio 1940, messa sotto silenzio dal fascismo in quanto disgrazia preannunciata, a cui non si volle dare peso. Silva Bon, che ha raccolto le testimonianze e che attraverso i documenti ha steso la pubblicazione, ha ricordato come alla storia del Circolo si avvicinò grazie al percorso che fece nella conoscenza e ricostruzione del personaggio di Guido Miglia, a cui ha dato molto spazio nel testo. “Nella stesura della storia del Circolo ‘Istria’ mi ha particolarmente colpito la data della sua costituzione: è il 1982, prima della caduta del comunismo reale, che è dell’89. I dirigenti di allora aprirono alla presentazione dei primissimi libri sull’esodo che facevano scalpore a Trieste, erano momenti in cui il dibattito e la polemica erano molto forti, anche parlare della politica che tenesse conto dei rimasti, valore essenziale e precipuo del Circolo, era difficile. Andare in Istria oggi è importante anche per rivalutare il sapere legato alla cultura materiale, per gli scambi e la conoscenza finalizzata all’economia, per sottolineare il richiamo mitico alla terra da Cherso al Carso, nella rimembranza dei miti, come quello del Vello d’oro, che hanno dato un’impronta di bellezza e specialità al territorio, cantato dalla latinità in poi; ma anche per comprendere i bisogni della contemporaneità. Operare oggi, come nelle intenzioni dell’attuale presidenza di Ezio Giuricin, si può attraverso i nuovi strumenti della multimedialità, delle tecnologie, che consentono ad esempio la realizzazione di un museo virtuale, come quello che il circolo ha progettato e sta realizzando con ‘Espoes’: un’esposizione multimediale dedicata alle tematiche dell’esodo e alla realtà degli italiani dell’Adriatico orientale”, ha concluso Bon.

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