Ecco come i forestieri diventavano fiumani attraverso i secoli

È in visione fino al prossimo 24 luglio al Museo di Marineria e Storia del Litorale croato la mostra «Il domicilio fiumano o come diventare cittadino di Fiume»

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Ecco come i forestieri diventavano fiumani attraverso i secoli

Gli spostamenti e i traslochi sono diventati un’impresa quanto mai ardua e ritrovarsi in una città straniera è ancor più difficile se non si hanno i documenti di appartenenza a tale Paese. Il Museo di Marineria e Storia del Litorale croato e l’Archivio di Stato di Fiume hanno raccolto dieci diplomi di cittadinanza e li hanno esposti in seno alla mostra “Il domicilio fiumano o come diventare cittadino di Fiume”.

L’immigrazione verso il Quarnero

Un flusso costante di persone è tipico dei porti di mare e così pure a Fiume giunsero innanzitutto gli abitanti delle località limitrofe come Castua, Grobnico, Apriano, Laurana, ma anche Pola, Pisino, Trieste, Buccari, Vinodol, Segna, Gorski kotar e persino Zagabria, Križevci, Lubiana, Kranj, Pesaro, Ancona, Rimini, Firenze, Venezia e Milano. Nei documenti più antichi vicino al nome dell’arrivato si segnava il nome del padre oppure la località di provenienza. A partire dal XVI secolo è possibile capire la provenienza delle persone in base ai cognomi, anche se molti vennero modificati o croatizzati.

Il documento di Giuseppe Buranelli

Appartenenza alla società

Il domicilio indica l’appartenenza di un individuo a una data società e ne regola i diritti e i doveri. Si ottiene per nascita, provenienza, matrimonio o soggiornando per un periodo prolungato di tempo in una data località (secondo la legislatura austriaca, almeno dieci anni). Le donne potevano ottenere la cittadinanza contraendo matrimonio, ma perderla alla morte del marito. Il domicilio è una particolarità della legislatura austriaca dell’epoca e non esiste in nessun altro Paese dell’Europa occidentale. Il domicilio garantiva ad esempio il diritto a un sussidio in caso di povertà, il diritto ad acquistare immobili, il diritto di aprire un’attività artigianale e il diritto attivo o passivo di voto. L’unica attività che veniva proibita pur possedendo il domicilio era il commercio del vino, prerogativa della Città.

Il diploma di Saverio Rossi con il sigillo in carta

Il caso di Baldasar Miller

Il 16 luglio del 1696 Baldasar Miller ottenne il domicilio fiumano dai giudici rettori Giovanni Carlo Gaus d’Homperg e Nicolò Zanchi. Miller fu originario dall’Austria, ma all’epoca della consegna si trovava a Fiume da più di vent’anni. Lavorava come calderaio e sua figlia nacque a Fiume. Per molti anni servì fedelmente l’Imperatore in qualità di cannoniere. Per ottenere la cittadinanza dovette pagare 60 ducati per la costruzione della Cattedrale.

Rupani, il costruttore dell’aquila

Ludovico Rupani fu un artigiano (ferramenta) il quale si trasferì a Fiume da Milano circa trent’anni prima della data sul diploma, il 1758. Il suo nome entrò nella storia in quanto Rupani costruì l’aquila che venne collocata sulla Torre cittadina. I giudici Vito Barcich e Michel Antonio de Zanchi gli concessero pure di vendere i suoi prodotti nelle altre botteghe e fuori dai confini della città.

L’attestato di Ludovico Rupani da Milano

Le donne e la loro situazione

Maria era la vedova di Giovanni Martinuzzi, nata e originaria di Fiume, ma in seguito alla morte del marito sia lei che il figlio Giuseppe dovettero fare richiesta di domicilio, in quanto i loro diritti derivavano esclusivamente dal defunto, il quale fu un architetto che lavorò assiduamente alla ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1751. Entrambi ottennero la cittadinanza e fu loro concesso di negoziare in vari prodotti a parte il vino. Il diploma risale al 1763 e fu firmato dai giudici Gasparo de Bono, Michiel’ Antonio de Zanchi e dal notaio Francesco Franul de Weissenthuren.

Il diploma di domicilio di Maria Martinuzzi

Il barone croato Ksaver Tomašić

Franjo Ksaver Tomašić, nato a Fiume il 2 ottobre del 1761, ottenne la cittadinanza onoraria. Il barone, infatti, fu consigliere personale della Santa imperiale reale eminenza apostolica, Francesco I, imperatore d’Austria, ma fu anche un noto feldmaresciallo in lotta contro l’esercito napoleonico, portatore della decorazione militare della croce dell’ordine di Maria Teresa, nonché amministratore civile in Dalmazia, Ragusa e in Albania, dopo averle liberate dai francesi. Nato a Fiume, Tomašić fu uno dei fiumani più conosciuti all’epoca e ottenne il diploma, firmato dal governatore Francesco d’Urmeny, dal giudice rettore del capitanato Vincenzo de Terzy, dai giudici rettori del comune Felice de Verneda e Carlo Antonio de Pisanelli, nonché dal notaio comunale Albert Martincich nel 1820.

La cittadinanza onoraria per Ksaver Tomašić

Non c’è storia senza il restauro

L’ultimo diploma della serie è il documento assegnato a Jozsef Mailath, figlio dal governatore Franciscus de Urmeny. Jozsef Mailath de Szekely e tutti i suoi discendenti di ambi i sessi furono accettati tra i patrizi cittadini. La decisione venne presa in seguito alla richiesta fatta dal figlio, grazie al quale Buccari, Bakarac e Porto Re furono annessi alla Croazia. Con l’architetto Anton Gnamb lavorò alla pianificazione urbanistica di Fiume e fu il fondatore della Borsa cittadina nel 1780.

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