Due angeli svettano sul campanile di Umago

L’Estate magica di Umago apre con uno spettacolo mozzafiato di danza verticale offerto dalla compagnia “Il Posto” di Venezia, coreografato da Wanda Moretti e musicato magistralmente da Marco Castelli

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Due angeli svettano sul campanile di Umago
Isabel Rossi e Simona Forlani. Foto: Maura Favretto

L’Estate magica di Umago apre con uno spettacolo mozzafiato di danza verticale offerto dalla compagnia “Il Posto” di Venezia, coreografato da Wanda Moretti e musicato magistralmente da Marco Castelli.
Il campanile di Umago s’erge per 33 metri in Piazza Libertà e di solito gli umaghesi non ci fanno molto caso, ma ieri sera il pubblico ha accompagnato con gli occhi ogni suo metro seguendo la fantasmagoria dei movimenti di Simona Forlani e Isabel Rossi, straordinarie interpreti di danza verticale.
Le due ragazze sono apparse sospese in cima al campanile come due angeli, allungate nella figura da due magnifici strascichi ovali di raso liquido, argenteo e dorato, quasi a ricordarci che esiste ancora la forza di gravità, ma che loro avrebbero fatto del loro meglio per mettere alla prova le nostre percezioni. Bisogna premettere subito che questo non è uno spettacolo di danza con sottofondo musicale, ma un’opera in cui ogni artista ha tessuto il suo filo intrecciandolo sin dall’origine con quelli degli altri dando vita ad una creazione in cui coreografia, movimento, musica, luci e immagini proiettate, parlano all’unisono e raccontano una storia.
Perciò Marco Castelli pur conoscendo a menadito le note che lui stesso ha composto, stava con il naso all’insù per coordinare alla perfezione la trama musicale e quella del movimento. Compositore e sassofonista jazz di fama internazionale, Marco lo abbiamo già apprezzato due anni fa quando ci ha presentato il film muto “L’inferno di Dante” ri-musicato interamente da lui. Per il corrente spettacolo, agli intricati ricami del sax e delle sonorità elettroniche, ha alternato in momenti diversi anche due pezzi di musica sacra, uno di Rossini e la “Lacrimosa” di Mozart, che si integrano perfettamente con il racconto coreografato.

Foto: Maura Favretto

La performance nasce con una voce fuori campo che si dichiara intenzionata ad obbedire all’imperativo del corpo di abbattere i limiti impostigli e di seguire l’impulso ad andare verso un ignoto pieno di possibilità da esplorare. Le danzatrici sembrano prendere il discorso alla lettera perché dapprima si muovono ognuna per sé, intente a prendere confidenza con i mutamenti aperti dalla nuova prospettiva, percorrono ognuna il proprio spazio, esplorano le nuove potenzialità fisiche; in momenti diversi vanno anche a curiosare cosa c’è dietro all’angolo del campanile. Poi si “trovano” e con la scoperta dell’altra si moltiplicano le possibilità da sondare nuove forme e nasce la gioia della danza in sincronia. I movimenti si evolvono dal precedente stato embrionale in una esuberante dinamicità piena di orgoglio corporeo. Poi, con lo svilupparsi del dialogo, ognuna diventa capace di amplificare il discorso dell’altra regalandole nuovi punti di vista in un crescendo che culmina in una gloriosa esplosione di fisicità. Le corde di sospensione che finora si sono mosse in parallelo o a pendolo sfiorandosi appena, adesso per la prima volta si incrociano, quasi a suggellare il trionfo dell’incursione nell’infinito. Icaro ha volato ed è riuscito a tornare, l’abbozzo iniziale ha trovato piena espressione per cui adesso, appagati, si può scendere a terra. L’atterraggio delle danzatrici è stato accolto da una standing ovation del pubblico in piazza, esultante per quello che aveva appena visto e sentito.
È difficile farsi un’idea dello sforzo necessario per diventare un’artista terra-aria. Isabel Rossi ci ha raccontato che il fulcro di questa danza sta nell’avere “addominali di ferro” per gestire il piano su cui ci si muove e che non basta la preparazione delle accademie. Chi vuole fare danza verticale deve seguire un percorso formativo separato. Percorso che in questo caso, è stato fatto a Venezia, o più precisamente nella sede de “Il Posto” a Marghera, sotto la direzione della pioniera della danza verticale europea, Wanda Moretti.
Siamo riusciti a incontrare Wanda, che nonostante la tensione per l’imminente spettacolo, è stata generosa di tempo e delucidazioni sul suo lavoro. Ci ha spiegato che la sua concezione di danza parte dal principio di superamento di tutto ciò che costituisce un limite o che rappresenta un confine. Così le sue coreografie da una parte liberano il corpo dalle imposizioni gravitazionali e dall’altra svincolano la danza dalle tradizionali strutture chiuse, aprendola ai luoghi pubblici. Il suo obiettivo era quello di muoversi ovunque, reclamando per la sua arte spazi alternativi. E non c’è nulla di più alternativo dei cavalcavia dove ha cominciato, auto-istruendosi sull’uso delle corde, in situazioni che spesso avevano un rapporto blasé con l’antinfortunistica. Se questo si aggiunge il suo amore per la città, per l’architettura, che “è l’identità dei luoghi”, si comprende la portata della sua rivoluzione artistica: incontrare il pubblico negli spazi in cui normalmente vive e creare infinite possibilità di palcoscenico sulle verticalità urbane. Ha portato i suoi spettacoli in giro per il mondo su ogni tipo di superficie: ampia, stretta, piana, arrotondata, antica e moderna, accogliendo sempre la sfida e regalando emozioni indimenticabili al pubblico. Questo spettacolo è stato il miglior modo per inaugurare l’Estate magica di Umago.

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