Ciotta e l’epoca d’oro nella storia di Fiume

Al Convegno internazionale tenutosi ieri nell'Aula consiliare hanno presentato le loro relazioni anche alcuni esuli e membri della CNI

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Ciotta e l’epoca d’oro nella storia di Fiume

Ricco di spunti, dati e prospettive il Convegno internazionale tenutosi ieri nell’Aula consiliare di Fiume sul tema “La storia dimenticata dei popoli d’Europa: la città di Fiume negli anni d’oro di Giovanni Ciotta e altri esempi”, organizzato dall’associazione Stato Libero di Fiume, dal Museo civico di Fiume, dalla Fondazione Coppieters, in collaborazione con la Società di Studi Fiumani, l’Istituto culturale ungherese Liszt e la Comunità degli Italiani di Fiume, con il sostegno della Città di Fiume e della Regione litoraneo-montana. All’evento ha potuto prendere parte un numero limitato di persone, mentre alcuni relatori vi hanno partecipato via Zoom.

 

Tramandare le nozioni ai giovani

A salutare i presenti è stata Laura Marchig dell’associazione Stato Libero di Fiume, che ha ricoperto pure il ruolo di moderatrice del Convegno, la quale ha ricordato che il periodo in cui Giovanni Ciotta era alla guida di Fiume, negli ultimi decenni del XIX secolo, viene considerato un’epoca d’oro nella storia della città, che viveva la multiculturalità a pieni polmoni. Ha inoltre osservato che l’obiettivo del Convegno è quello di offrire, attraverso lo studio di questo dinamico periodo storico, degli spunti a uno sviluppo economico, culturale ed etico del capoluogo quarnerino. La presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca, ha rilevato come sia molto importante organizzare eventi di questo tipo e ha ricordato il recente Convegno dedicato allo scrittore fiumano Enrico Morovich. “Già in quell’occasione si è potuta sentire questa particolare energia fiumana e sono sicura che si tratta della medesima energia che si poteva captare anche durante il governo di Giovanni Ciotta – ha puntualizzato -. Come fiumana, insegnante in due ginnasi e presidente della CI di Fiume, appoggio incondizionatamente questo tipo di manifestazioni perché per noi è importante ricordare la nostra ricca storia e per i giovani conoscere e tramandare queste nozioni”, ha concluso Melita Sciucca.

Melita Sciucca

Legami con l’Ungheria

Franco Papetti, presidente dell’associazione Fiumani Italiani nel mondo, ha ricordato che Ciotta è stato podestà di Fiume dal 1872 al 1896, il periodo più importante nella storia della città, in cui divenne uno dei centri urbani e uno dei porti più importanti del Mediterraneo. In pochi anni, infatti, la popolazione di Fiume passò da 15mila abitanti a ben 50mila. Giovanni Stelli, presidente della Società di Studi fiumani, ha ribadito che l’obiettivo della Società di Studi fiumani e dell’associazione Stato Libero di Fiume è quello di recuperare la storia della città e cercare di contrastare la sua semplificazione, un fenomeno del quale i fiumani sono stati per tanto tempo vittime. L’Ambasciatore ungherese Csaba Demcsak ha osservato come Giovanni Ciotta sia stato il padre della Fiume moderna. “Fiume e il suo circondario sono ancora molto importanti per l’Ungheria, non soltanto per le migliaia di turisti ungheresi che vi soggiornano ogni anno, ma anche per la posizione geopolitica del suo porto e le opportunità di sviluppo che offre per le compagnie ungheresi”, ha concluso l’Ambasciatore.

Franco Papetti in collegamento online

Voglia di prosperità

Laura Marchig ha ricordato in seguito che l’associazione Stato Libero di Fiume è membro della fondazione Coppieters, a nome della quale ai presenti si è rivolto, in modalità online, Antonello Nasone, il quale ha lodato gli organizzatori del Convegno dicendo che insistere su questo tipo di eventi, anche in tempi difficili come questi, è un motivo di orgoglio. Il vicesindaco Sandra Krpan ha osservato come il Convegno sia un importante contributo alle conoscenze legate agli illustri cittadini di Fiume. “Giovanni Ciotta trasformò Fiume in una piccola metropoli e invitò in città numerosi imprenditori che contribuirono allo sviluppo della città. Ciotta fu una persona pragmatica, un politico che collaborava con il governo ungherese esclusivamente con l’intento di far prosperare la città”, ha sottolineato Sandra Krpan.

Danko Švorinić dell’associazione Stato Libero di Fiume ha presentato in seguito gli Atti del convegno tenutosi l’anno scorso in occasione del centenario della fondazione dello Stato Libero di Fiume.

La storica Ljubinka Toševa Karpowitz ha presentato la relazione di Giovanni de Ciotta sull’importanza del Canale di Suez dove sostiene la necessità di alcuni investimenti per le relazioni commerciali ungheresi. Come rappresentante di Fiume nel Parlamento ungherese presenta il suo programma, nel quale appoggia, tra gli altri punti, la costruzione della ferrovia verso Vienna e Budapest.

Sviluppo portuale e industriale

L’ex Ambasciatore croato in Italia, Damir Grubiša, ha trattato il tema “Giovanni Ciotta e la nascita della cittadinanza fiumana”, soffermandosi sul modo in cui Ciotta è stato descritto da storici croati, italiani e ungheresi, spesso dalla loro ottica particolare e quindi non necessariamente oggettiva.

Egli si oppose sempre alla magiarizzazione di Fiume e diresse con successo lo sviluppo della città come emporio portuale, commerciale e industriale.

La caratteristica di un ambiente così fortemente orientato sullo sviluppo sono la multiculturalità, la tolleranza e l’accettazione degli stranieri.

Fiume è caratterizzata dal patriottismo locale, la nuova borghesia è rivolta all’idea di autonomia, mentre sotto l’influenza sempre più oppressiva del governo ungherese questa si profila come un’élite cosmopolita che si collega con tutto il mondo senza badare ai confini nazionali. Quindi, il patriottismo è borghese, non nazionale, mentre il legame dei fiumani con la loro città era dettato dalle opportunità economiche che Fiume offriva; l’identificazione è con la città, non con la nazione.

L’idillio con Budapest

Il direttore del Museo civico di Fiume, Ervin Dubrović, ha parlato di Ciotta tra l’autonomia e l’idillio ungherese. Nel 1870, con l’accordo croato-ungherese, inizia un periodo di cosiddetto idillio tra Fiume e Budapest. L’interesse economico dei fiumani e degli ungheresi sono uguali, ma negli anni Ottanta le cose cambiano. Lo Statuto di Fiume nel 1882 venne sospeso dal governo ungherese, ma Ciotta fa di tutto per mantenere l’autonomia della città. Verso la fine del XIX secolo, però, la politica diventa più polarizzata e l’autonomismo non sarà più una scelta identitaria, bensì politica.

Il pubblico

Una città del futuro

Lo storico Giovanni Stelli ha trattato il tema “Nazione versus nazionalismi a Fiume nel periodo dal 1868 al 1941” contrapponendo l’idea di nazione culturale e quella legata all’appartenenza allo Stato, entrambe presenti a quell’epoca a Fiume. Secondo Stelli, nella seconda metà dell’800 un’idea di nazione culturale, del tutto sganciata dall’appartenenza politica, si può trovare nelle poesie e negli scritti di Heinrich von Littrow, ispettore marittimo all’epoca a Fiume. Egli fu convinto sostenitore della missione universale dell’Impero e dello sviluppo industriale di Fiume, esaltando la missione del podestà Ciotta. Promuove l’idea che gli uomini devono essere interiormente uniti, cosmopoliti e partecipi e in cui lo scambio delle culture sono all’ordine del giorno. Egli esalta Fiume come città del futuro. È interessante che quest’idea di nazione culturale è presente anche in alcuni esponenti croati, tra cui anche il bano Josip Jelačić, nominato governatore di Fiume nel 1848, poco dopo l’ingresso a Fiume delle truppe di Bunjevac, che in una lettera che invia al governo di Zagabria si muove per l’autonomia di Fiume.

Nel secondo ‘800 si affermano i nazionalismi. Si tratta di un processo complesso, mentre il modello è costituito dal Risorgimento italiano, dal processo di unificazione italiana e dalla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861. Il Regno italiano sarà un punto di riferimento per il nazionalismo croato, non soltanto per Erazmo Barčić, ma in particolare per Eugen Kvaternik, fondatore del Partito del diritto. Kvaternik è convinto che le nazioni sono emanazioni di Dio e risalgono già al Medioevo. In questa prospettiva, il fatto che sull’Adriatico orientale convivano diverse nazionalità, culture e lingue non viene affrontato. Inizia così un processo di semplificazione molto preoccupante. Anche a Fiume prende piede il nazionalismo italiano dopo le dimissioni di Ciotta nel 1896. A due anni dalla sua morte, nel 1905, nasce la Giovine Fiume, primo partito irredentista nel capoluogo quarnerino. Inizia così l’avvento dei semplificatori nel campo della teoria e della realtà storica.

In veste di relatori sono intervenuti anche Luc Boeva, Antonello Nasone, Gábor Zsigmond, Róbert Török, Imre Juhász, Marko Medved, Márton Pelles e Ivan Jeličić.

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