CI di Fiume. Intensità interpretativa in un racconto crudo e vero

Un Salone delle Feste stracolmo di persone ha accolto con grandi applausi l’attrice Ksenija Prohaska nello spettacolo «Billie Holiday»

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CI di Fiume. Intensità interpretativa in un racconto crudo e vero
Ksenija Prohaska, Mirko Soldano e Matija Dedić. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Un Salone delle Feste stracolmo di gente ha accolto martedì sera con entusiasmo e grande curiosità lo spettacolo “Billie Holiday” portato in scena a Palazzo Modello dalla bravissima Ksenija Prohaska. L’evento è stato organizzato dalla Comunità degli Italiani di Fiume e dal COMITES Fiume, per la regia di Arsen Ostrojić e la traduzione in italiano di Sandro Damiani, con i costumi di Neda Makjanic Kunić e la scenografia originale di Slaven Raos.

Il grande ritorno
La scena si apre e si svolge in un tipico bar della 52.esima strada di New York verso la fine degli anni ‘40 del secolo scorso. La diva indiscussa della musica jazz, Billie Holiday, si ferma nel locale del suo amico Charlie per una sessione di prove prima del suo grande ritorno sulla scena musicale, dopo il lungo periodo di reclusione e disintossicazione. L’estenuante attesa prima di tornare a calcare un palcoscenico, come quello di Carnegie Hall, la libertà ritrovata, la voglia di rivalsa fanno tornare a galla tutti i tormenti e i drammi passati che hanno costellato e segnato la vita della star.
A fare da spalla alla protagonista, Mirko Soldano, nel ruolo dell’amico Charlie, sinceramente innamorato di Billie, pronto a donarle il suo cuore, ma che non può fare altro che soffrire nel vederla logorarsi e autodistruggersi, senza riuscire ad aiutarla. Presenza importante anche quella di Matija Dedić nei panni del pianista Bobby Tucker, che accompagna al pianoforte le performance musicali di Prohaska.

Narrazione intensa e fluida
La serata trascorre al ritmo di una narrazione intensa e fluida tra toccanti momenti musicali e lunghe riflessioni sulle vicende dure, se non addirittura atroci, che la stella del jazz ha dovuto affrontare nel corso della sua esistenza. Il successo della cantante rappresenta solo una piccola parte della vita di Lady Day, come ha saputo raccontarlo molto bene la protagonista dello spettacolo in un’interpretazione autentica e profonda. I grandi successi di Holiday nascondono al loro interno profondi turbamenti e fantasmi che hanno tormentato e segnato profondamente la loro autrice. Un esempio fra tutti “Stange fruit” del 1939, che parla di un uomo di colore ucciso e poi impiccato su un albero, canzone coraggiosa che all’epoca si oppose alla segregazione e discriminazione razziale e per la quale la Holiday fu anche perseguitata. Il dramma che si nasconde dietro a questo pezzo è uscito con tutto il suo dolore e tormento nell’interpretazione di Prohaska che ha fatto emergere il tormento e la lacerazione di un popolo che per secoli ha visto violati i propri diritti e la propria libertà.

Un’esistenza travagliata
Billie, pronipote di una schiava, che ha dato alla luce 16 figli e ne ha visti morire 15 – tutti nati dalle violenze del padrone bianco – nella sua vita ha dovuto subire una doppia discriminazione, da una parte quella dei bianchi, dall’altra quella delle persone di colore, perché la sua pelle era ritenuta troppo chiara. La bisnonna, con la quale la cantante ha trascorso gran parte della sua infanzia, è stata una figura fondamentale per la sua crescita e maturazione.
L’alcol, il più grande nemico di Lady Day, è, assieme a lei, il protagonista dello spettacolo, colui che la fa affogare, ma al quale non riesce a rinunciare, fino a sprofondare nei meandri più profondi della dipendenza. I ricordi riaffiorano prepotenti uno dietro l’altro: la dura infanzia, lo stupro subito a soli 11 anni, gli amori tormentati, l’insicurezza, la discriminazione e la segregazione, alternandosi con i grandi successi della diva, eseguiti in modo impeccabile dall’attrice protagonista. L’emozione mantiene vivo lo spettacolo. Un’emozione che rievoca la sofferenza e il tormento di una vita vissuta sempre ai margini della società, tranne quando Billie sale sul palcoscenico, lì si trasforma nella grande diva indiscussa del jazz mondiale.
Prohaska ha inscenato con grande maestria tutti i dubbi che assalgono la persona una volta spenti i riflettori e lo ha fatto con una toccante convinzione che è riuscita a trasmettere in modo vero e sincero agli spettatori.
Il pubblico presente in sala ha apprezzato moltissimo lo spettacolo sia per la sua intensità interpretativa, sia per la storia raccontata in modo crudo e vero, senza abbellimenti o ornamenti, ma in tutta la sua crudeltà umana. Non sono mancati gli applausi per la protagonista, Ksenija Prohaska, ma anche per Mirko Soldano che ha regalato ai presenti un’interpretazione profonda e sentita e per Matija Dedić che, con il suo accompagnamento musicale, ha reso la serata ancora più intensa e suggestiva.

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