CI di Buie. «La parlata solitaria», ricchezze dialettali

Presentata l’opera dedicata al «Repertorio del dialetto di Grado»

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CI di Buie. «La parlata solitaria», ricchezze dialettali
Rosanna Bubola e Suzana Todorović. Foto: NICOLE MIŠON

Il dialetto come segno distintivo dell’identità di una località: è questo il concetto che si pone alla base del volume “La parlata solitaria. Repertorio del dialetto di Grado”, presentato nella sede della Comunità degli Italiani di Buie. Il dizionario del dialetto della laguna gradese è un’opera postuma di Augusto Cesare Marocco, appassionato studioso e conoscitore dell’idioma locale e delle sue tradizioni, venuto a mancare qualche anno fa. L’opera è stata realizzata dalla Società filologica friulana, con il contributo della Regione Veneto, la quale stanzia appositi fondi per promuovere le opere legate alle comunità venetofone presenti nel Friuli Venezia Giulia.

Le varietà dialettali del territorio
Ospiti e relatori della serata presso il sodalizio di Buie: Francesco Vicario, presidente della Società filologica friulana, e Suzana Todorović, docente all’Università del Litorale di Capodistria che hanno intrattenuto i presenti con interventi interessanti riguardanti le varietà dialettali del nostro territorio e l’analisi di alcune delle peculiarità della lingua parlata a Grado. L’Unione Italiana ha promosso e sostenuto questo progetto, come ha ricordato lo stesso presidente, Maurizio Tremul, che ha inoltre ribadito: “Nell’ultimo decennio l’UI si è concentrata in modo particolare sulla salvaguardia delle varietà dialettali dell’istroveneto e già da tempo ha avviato una collaborazione con la Società filologica friulana, da cui nasceranno anche altre iniziative”. Alla serata era presente anche Marianna Jelicich Buić, titolare del Settore cultura della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana.
Un quadro dialettale diverso
L’intervento della professoressa Suzana Todorović è stato incentrato sugli studi da lei svolti nell’ambito della realizzazione dell’Atlante linguistico istroveneto e dalle particolarità dialettali riscontrate nella zona del litorale sloveno, lungo il Dragogna fino a Buie. La studiosa ho sottolineato come il quadro dialettale in Istria attualmente sia diverso da quello di cent’anni fa, ricordando che si tratta di un dialetto modernizzato con la presenza di molti neologismi. Lo stesso buiese ha perso un frammento della sua autenticità, dimenticando con il passare del tempo parte dei termini caratteristici. A conclusione dell’intervento, Rosanna Bubola ha letto il brano intitolato “Na’dal del ‘56”, scritto in dialetto buiese, che ripercorre un episodio vissuto da sua mamma durante le festività natalizie in pieno regime comunista, periodo in cui festeggiare una ricorrenza cattolica era fortemente vietato.
Un affresco della cultura e della comunità
Infine Francesco Vicario ha preso la parola presentando il volume “La parlata solitaria” come un’opera mirata a offrire un affresco della cultura e della comunità attraverso la lingua usata a Grado, atta anche a ripercorrere luoghi e occasioni in cui questa viene utilizzata. “La definizione parlata solitaria è stata caratterizzata da un grande cantore quale Biagio Marin, che ha colto la ricchezza dei suoi caratteri e non l’ha voluta confondere con gli altri dialetti circostanti – ha riferito Vicario –. Si tratta di un idioma antico che affonda le sue radici nell’VIII-IX secolo e si sviluppa a grado come ramo del latino regionale e consolida le strutture proprie del Veneto”. Ricordiamo che oggi Aquileia si trova in Friuli Venezia Giulia, ma all’epoca era il capoluogo della X Regione, denominata Venetia et Histria.
Una serata piacevole dedicata a promuovere la ricchezza e la varietà delle molteplici parlate nate in seno alla Repubblica Venezia, le quali coprono un territorio che si estende da Chioggia fino all’isola di Veglia.

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