Carmina burana. La stagione sinfonica chiude col «botto»

Al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume ha avuto luogo l’ultimo concerto prima della pausa estiva, diretto dal Maestro Valentin Egel. Eseguito anche un brano di Bruno Delepelaire

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Carmina burana. La stagione sinfonica chiude col «botto»
Franko Klisović, Valentin Egel, Nina Dominko e Robert Kola. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

La stagione concertistica in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume si è chiusa col “botto”, con l’esecuzione di una delle composizioni più celebri nella storia della musica: la cantata scenica “Carmina burana” di Carl Orff. Come di regola accade quando sul programma teatrale si trovano opere celeberrime, questo concerto ha attirato a teatro un foltissimo pubblico, tra cui non pochi spettatori che conoscevano a memoria l’intera cantata.

Trattandosi di una composizione che ha bisogno di un vasto organico sia per quanto riguarda l’orchestra che il coro, al Coro dell’Opera si è unito per l’occasione quello della Radiotelevisione croata (HRT), contribuendo così a “rimpolpare” il volume delle parti cantate.
“Carmina burana” venne composta da Orff tra il 1935 e il 1936 e si basa su 24 poemi tra quelli trovati nell’omonima raccolta medievale, opera di goliardi e clerici vagantes. La cantata appartiene al trittico teatrale di Orff “Trionfi”, che comprende anche i “Catulli Carmina” (1943) e il “Trionfo di Afrodite” (1953). Fu rappresentata la prima volta l’8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno.
Si tratta di una cantata molto esigente in ogni segmento, dalle parti cantate dal coro e dai solisti, che sfiorano i limiti dell’estensione vocale delle singole voci, a quella dell’orchestra, in cui è particolarmente pronunciata e complessa la struttura ritmica. Di conseguenza, è una notevole sfida per ogni direttore d’orchestra tenere sotto controllo i due grandi organici (coro e orchestra) e ottenere un’esecuzione “pulita”, senza “sbavature” – qui ci riferiamo soprattutto alle ultime battute dei brani che compongono la cantata e in cui è essenziale giungere all’ultima nota nello stesso momento. Il Maestro Valentin Egel ha assolto in maniera egregia questo compito, mantenendo un buon controllo di ogni sezione dell’Orchestra e del Coro durante tutta la durata dell’esecuzione.
Il celeberrimo “O Fortuna imperatrix mundi”, che apre e chiude la cantata, è stato pertanto maestoso e drammatico, mentre nelle parti successive Egel ha “costruito” la dinamica con particolare cura. Il Coro e l’Orchestra seguivano con attenzione le indicazioni del direttore, salvo nei pochi momenti in cui, nell’alternarsi dei cori maschile e femminile, gli organici non erano ritmicamente in sintonia. Nei “fortissimi” dell’Orchestra sinfonica di Fiume, però, era evidente la mancanza di almeno una decina o più di coristi che avrebbero rafforzato il suono dell’organico, in quanto questo veniva sopraffatto dall’Orchestra. Nel suo insieme, però, è stato buono l’equilibrio sonoro tra l’Orchestra e il Coro. A istruire i cori sono stati i maestri Matteo Salvemini (Coro fiumano) e Darijan Ivezić (Coro dell’HRT).
Un segmento importante della cantata sono anche i solisti, soprattutto il baritono, la cui parte è stata in quest’occasione ricoperta da Robert Kolar. Il cantante fiumano si è dimostrato ancora una volta un interprete affidabile, che vanta una dizione e un controllo della voce eccellenti. Quest’ultima caratteristica è stata particolarmente evidente nel brano “Dies, nox et omnia”, in cui il baritono deve fare uso del falsetto per cantare le note più alte. Il soprano Nina Dominko ha eseguito con precisione la sua parte, mentre il tenore Franko Klisović ha offerto una spassosa interpretazione dell’umoristico brano “Olim lacus colueram”, in cui a cantare è un cigno arrosto.
Anche se l’apice della serata è stata l’esecuzione della “Carmina burana”, è importante soffermarsi anche sul brano che ha inaugurato il concerto: “Tableaux islandais”, composto dal violoncellista Bruno Delepelaire, che abbiamo avuto modo di sentire anche nel Teatro fiumano.
La composizione è stata ispirata al suo viaggio in Islanda la scorsa estate ed è stata dedicata proprio all’Orchestra fiumana. Si tratta di un brano dalle atmosfere impressioniste, caratterizzato da una grande ricchezza di sfumature e timbri, molto fruibile e descrittivo. A primo acchito, la composizione, suddivisa in due parti, ricorda le musiche eteree di Ravel e Debussy, come se il compositore avesse “scavalcato” tutti gli sviluppi che la musica colta ha attraversato nel XX secolo. L’Orchestra ha interpretato con notevole sensibilità le piacevolissime pagine di Delepelaire.

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