“Mia nonna preferì lasciare la sua isola così com’era, custodita e protetta nel profondo dei propri ricordi”. L’isola è quella di Lussino e la nonna si chiama Tina e alle spalle ha una storia unica ma allo stesso tempo comune ai molti che hanno dovuto affrontare il dramma dell’esodo giuliano-dalmata. È il racconto delle vicende vissute da Tina, Livia, Nori, che dalla Dalmazia e dall’Istria hanno attraversato l’Adriatico per arrivare in Italia e altrove. Sono questi i temi proposti dallo spettacolo “Mili muoi. L’esodo dei miei” di e con Carlo Colombo, andato in scena lunedì sera al Teatro cittadino di Buie e poi nuovamente martedì mattina, eccezionalmente per gli alunni della SMSI “Leonardo da Vinci”, in cui l’autore ripercorre le vicende della sua famiglia.
L’evento è stato organizzato in occasione del Giorno del ricordo dalla Comunità degli Italiani di Buie, con il sostegno del Consiglio della minoranza italiana locale, l’Ufficio per i diritti dell’uomo e delle minoranze nazionali, l’Università popolare aperta, il Ministero italiano agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale e l’Unione Italiana. A introdurre “Mili muoi. L’Esodo dei miei” è stata Luisa Trevisi, produttrice dello spettacolo, accolta da Lena Korenika, presidente del sodalizio locale, che si è detta onorata e felice di poter ospitare questa performance teatrale a Buie.
Le origini istriane
Carlo Colombo è un musicista italiano di origine istriana, che ha voluto raccontare la storia della sua famiglia e delle vicende che l’hanno caratterizzata. “Mi era stato proposto di fare uno spettacolo sull’esodo giuliano-dalmata, cosa che non si è realizzata, perché affrontare questo argomento in Italia, da chi non l’ha vissuto, è un’operazione molto delicata; si rischia di stare o da una parte o dall’altra – ci racconta l’autore e protagonista –. Allora grazie alla mia agente, Luisa Trevisi, la quale mi ha suggerito di provare a raccontare come sono partiti i miei genitori in modo leggero, attraverso le canzoni, ho iniziato a scrivere. All’inizio non ero sicuro che il racconto potesse interessare a qualcuno, poi invece ho iniziato la stesura e sono andato a intervistare i parenti ancora in vita e a studiare i libri di storia. Mio padre è un grande appassionato del passato istriano; è stato un lavoro di ricerca. Questo spettacolo di un’ora è la sintesi di un’attività molto lunga, perché ogni parola è stata un po’ pesata per creare un qualcosa che racconti la storia dal punto di vista degli istriani e dei dalmati”.
Scenografia scarna, ma d’effetto
La scenografia è scarna: qualche scatolone, una lampada e delle pianole; in fondo si tratta di uno spettacolo musicale, ma sono sufficienti a ricreare quell’atmosfera di nostalgia che porta con sé ogni viaggio, ogni traversata, dove i personaggi lasciano affetti, luoghi, amicizie e parenti. Potrebbe sembrare lo scenario di una narrazione cupa e tediosa, invece lo show si evolve tra canzoni popolari e altre scritte appositamente da Colombo in un susseguirsi di aneddoti divertenti e bizzarri che caratterizzano la quotidianità di tutti. Neresine, Pisino, Fianona, sono solo alcuni dei luoghi in cui la storia è entrata prepotentemente nella vita tranquilla degli abitanti, stravolgendola e facendo prendere decisioni esistenziali a chi fino ad allora si occupava di pesca o di qualsiasi altra attività comune in armonia con il resto degli abitanti del paese.
Ricordi e nuove amicizie
Il punto di vista è quello di chi ha scelto di andarsene perché rimanere non era più possibile per la sua famiglia: c’è chi ha lasciato la sua terra via mare, chi è partito nascosto nel bagagliaio di un veicolo. Senza però mai dimenticare le proprie origini. Cade il regime fascista e la sua caduta lascia dietro di sé l’italianizzazione forzata dei cognomi, la Jugoslavia si disgrega e non è più necessario nascondere la propria italianità, finiscono anche le guerre d’indipendenza e finalmente si possono attraversare tranquillamente i confini. A quel punto gli esuli si sono ormai ricostruiti una vita altrove; c’è chi ritorna a far visita ai parenti rimasti e alle vecchie case e chi decide di non rimettere più piede nella propria città d’origine per continuare a immaginare i luoghi delle propria infanzia così come sono rimasti impressi nella memoria. È il caso di nonna Tina, che da Trieste continuerà a guardare dalla sua finestra quel fazzoletto di mare che si staglia in lontananza, rifiutandosi di ritornare, anche solo per un giorno nella sua Neresine. Nonna Livia invece va periodicamente a Fianona e anzi, coltiva una profonda amicizia con Anna, una donna che dopo la sua partenza occupò la casa espropriata dal regime. Nonostante le differenze etniche e ideologiche, tra le due nasce un’amicizia profonda e sincera, quanto curiosa. C’è anche chi sceglie di non parlare mai più di ciò che è successo in Istria negli anni difficili del dopoguerra e si rifugia nel silenzio.
Questi sono solo alcuni degli episodi che si susseguono in “Mili muoi”, che tra una risata e l’altra riescono a trasmettere al pubblico tutta la complessità e il dramma che l’esodo ha comportato per gli abitanti di questa terra, senza per questo puntare il dito contro nessuno.
“Sono molto dentro alla storia, anche se sono nato in Italia, per questo posso dire che la cultura istriana e anche quella dalmata sono interessanti perché sono contaminate; effettivamente più culture si mescolano, il luogo si arricchisce. Chi nei secoli ha cercato di smembrare e di dividere ci ha fatto tanto male – spiega Carlo Colombo, che per la prima volta si esibisce con ‘Mili muoi’ in Croazia –. Lo spettacolo ha debuttato online nel 2021 a Venezia, in piena pandemia, poi ha continuato a girare. La tappa di Buie è la prima in Istria e ne sono molto felice. Prossimamente saremo anche a Cittanova, Fiume e Lussino, mentre il prossimo mese ci sono già in programma altre 20 date in Italia”.
Un’ora di spettacolo in cui si ride perché, come dice lo stesso autore, gli istriani sanno sdrammatizzare, ma anche grazie al quale si riflette su ciò che anni fa è avvenuto in questo territorio e che ora purtroppo sta avvenendo altrove.
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