Alan Ford va… in pensione

La storica serie a fumetti creata nel 1969 da Bunker e Magnus, chiuderà l'anno prossimo con il numero 660

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Alan Ford va… in pensione
Alcuni albi in mostra alla Galleria Kortil nell’ottobre del 2020. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Uno dei fumetti più longevi e amati del panorama italiano chiuderà nel 2024, con il numero 660. Ad annunciarlo è stato il suo creatore e autore da sempre, Max Bunker (al secolo Luciano Secchi), nel corso di un’intervista al Tgr Lombardia rilasciata per l’uscita del numero 650 del fumetto, in edicola in questi giorni. “Ora sto studiando un nuovo personaggio, che sostituirà Alan Ford fra dieci numeri – ha detto Bunker –. Con il 660 finisce lì…”. Il suo creatore, che ne scrive le sceneggiature ininterrottamente fin dal primo numero, uscito nel 1969, dopo 55 anni si appresta così a scrivere l’ultima avventura di un fumetto che ha fatto la storia del fumetto italiano, perché Alan Ford e il Gruppo TNT lo ha fatto veramente.

Nato in quel caos creativo irripetibile che furono gli anni ‘60 dal genio di Max Bunker (nome con cui si faceva chiamare all’epoca Luciano Secchi) e di Magnus (ovvero Roberto Raviola) arrivò nelle edicole italiane nel 1969 dopo un paio d’anni di gestazione. Distribuita dall’Editoriale Corno, prima casa editrice di Bunker che ebbe il merito di portare in Italia i supereroi Marvel e DC, Alan Ford affermò con il tempo grazie alla sua ricetta in grado di mescolare satira sociale e azione, tratti grotteschi e storie di spionaggio. Quello di Alan Ford e del Gruppo TNT, con personaggi iconici come il Numero Uno, Bob Rock, il conte Oliver e la Cariatide, diventò un caposaldo fumetto italiano.

Il mitico Roberto Raviola
I primi due anni non sono stati semplici per tutta una serie di cause e concause. Il fumetto doveva ancora trovare la sua posizione sul mercato, anche se evidenziava già un disegno di altissimo livello e una scrittura superba. Fu grazie alla prima indimenticabile trilogia di Superciuk che il Gruppo TNT, sgangherata banda di pseudoagenti segreti che si muoveva nei vicoli oscuri di New York. Insomma, Alan Ford divenne un fenomeno di culto per almeno un paio di generazioni. Arriva così alla conclusione una delle testate seriali più longeve e note del fumetto italiano, che resta nell’Olimpo del fumetto per la run iniziale, che comprende i primi 75 numeri della serie, disegnata dal mitico Magnus (pseudonimo di Roberto Raviola, considerato uno dei più grandi artisti italiani nel campo del fumetto), ideatore grafico dei personaggi più famosi e iconici che hanno caratterizzato le avventure dello strampalato gruppo di spie. Anche i decenni successivi, però, regaleranno agli affezionatissimi lettori una serie di storie eccezionali. Il boom fu dovuto pure all’indimenticabile adattamento realizzato per SuperGulp, il programma che portò i fumetti TV in Rai dal 1972 al 1981.

Gli anni del declino
A partire dagli anni ‘90 per Alan Ford e il Gruppo TNT inizia un lento declino – non in Croazia e negli altri Paesi sorti dalle ceneri dell’ex Jugoslavia –, frutto in parte di scelte editoriali discutibili, ma anche di un grande cambiamento da parte del pubblico e anche del mercato distributivo del fumetto. Non ha certo aiutato – come scrive Giacomo Brunoro, consulente editoriale nel mondo della comunicazione e organizzatore di eventi culturali, sul sito Sugarpulp.it – la gestione da padre-padrone di Luciano Secchi. “Penso che sia l’unico autore al mondo ad aver firmato 660 storie consecutive della stessa serie – aggiunge –. “Forse se Secchi fosse stato più aperto e meno difficile in termini caratteriali, Alan Ford sarebbe potuto diventare un fenomeno di costume e non un fumetto cult, ma probabilmente questo avrebbe significato snaturare l’essenza della serie. Sia chiaro, ridurre l’opera e il lavoro di due giganti del fumetto italiano come Magnus & Bunker soltanto ad Alan Ford sarebbe un’operazione criminale da un punto di vista dell’onestà intellettuale”.

E ora spazio a Petra
Ora, dopo oltre 650 sceneggiature scritte per oltre 80mila pagine, Max Bunker ha deciso quindi di mettere la parola fine, forse perché stanco anche lui di battere sempre le stesse strade e in cerca di nuovi stimoli, forse perché geloso della sua creatura, l’unica di cui ha scritto tutti i numeri dall’inizio alla fine: a 84 anni preferisce essere lui a decidere come finire piuttosto che passarla nelle mani di qualcun altro. Max Bunker, però, non ha intenzione di ritirarsi. Ha già annunciato, infatti, di essere al lavoro sul successore della sua creatura più famosa. “Sto studiando un nuovo personaggio femminile che sostituirà Alan Ford – dice Bunker – e che si chiamerà Petra. Almeno faccio anche qualcosa di nuovo!”.

Il fenomeno… balcanico
In Croazia, il primo numero di Alan Ford è uscito nel 1970, un anno, quindi, dopo la première italiana. A curare l’edizione croata era il Vjesnik, che oltre all’omonimo quotidiano (dal 1940 al 2012), pubblicava tutta una serie di riviste e altre pubblicazioni. Le fortune della serie a fumetti ideata da Max Bunker e dal disegnatore Magnus in Croazia sono dovute anche all’ottima traduzione di Nenad Brixy, il quale ha anche il merito di aver scoperto Alan Ford e di essere riuscito a inserire il fumetto nel piano editoriale della casa editrice zagabrese, essendo all’epoca caporedattore responsabile di tutte le edizioni di intrattenimento del Vjesnik. Dopo l’uscita di scena del Vjesnik, è stata la ditta Korpus (Strijela ‘92/Borgis) a continuare con la pubblicazione del fumetto, e infine la Strip-Agent, che attualmente sta pubblicando anche tutti i vecchi numeri. Quindi, più che “in patria”, Alan Ford ha raggiunto una popolarità incredibile proprio nell’ex Jugoslavia, avendo Nenad Brixy, nella sua traduzione, adattato brillantemente il linguaggio dei personaggi del fumetto al “gergo balcanico”. Molti giovani sono cresciuti a pane e Alan Ford, e sono proprio i giovani di allora quelli che rileggono con piacere i vecchi albi. Quelli di oggi, però, hanno un rapporto diverso nei confronti dei fumetti e magari prediligono un altro tipo di “eroi”, con buona pace dei nostalgici dei vecchi tempi. I membri della cosiddetta Generazione Z hanno cambiato anche i gusti. Dagli anni ‘60 infatti i fumetti conquistavano sempre la loro fetta di pubblico fedele, ma in anni recenti si sta assistendo all’ascesa dei manga, termine giapponese che indica i fumetti originari del Giappone.

La mostra a Fiume
La popolarità di Alan Ford nell’ex Jugoslavia, semmai ce ne fosse bisogno, è stata confermata dall’enorme successo avuto dalla mostra “Mezzo secolo con Alan Ford” allestita nell’ottobre del 2020, quindi in piena pandemia, alla Galleria Kortil di Fiume, quale evento centrale nell’ambito delle Giornate della cultura italiana, promossa come da tradizione dal Consolato generale d’Italia a Fiume, realizzata in collaborazione con la Città di Fiume, la galleria Kortil, WOW Spazio Fumetto, il Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano.
All’inaugurazione della mostra venne nuovamente sottolineata l’importanza e il ruolo della traduzione croata. “Nenad Brixy non solo tradusse il fumetto, ma lo adattò alla nostra mentalità – disse in quella circostanza l’antiquario e collezionista di fumetti di Lubiana, Rok Glavan, autore peraltro della mostra di tavole originali di Alan Ford disegnate da Magnus e Paolo Piffarerio, allestita nel 2019 alla Galleria nazionale di Lubiana –. Le repliche e le ‘frasi celebri’ che vi troviamo divennero parte del vocabolario di generazioni di lettori, tanto che molti non sono nemmeno consapevoli da dove provengano queste frasi leggendarie”.
“A Fiume presentiamo un grande classico del fumetto italiano del genio ironico di Max Bunker e Magnus, che ha lasciato il segno nella cultura popolare italiana e croata, a testimonianza della forte affinità culturale tra le due sponde del nostro Mare Adriatico – puntualizzò nel corso della cerimonia d’apertura il console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini –. Sono certo che la mostra parlerà alle generazioni cresciute con i leggendari personaggi di Alan Ford e con il loro ormai mitico frasario brillantemente tradotto in lingua croata. Spero che anche le giovani generazioni sappiano tramandare con creatività la satira e l’umorismo di questi individui straordinari”.
Un mito che va in pensione, insomma, ma che certamente non scomparirà. Anzi, come spesso accade, forse proprio adesso verrà riscoperto da coloro che non lo conoscevano.

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