A Zagabria «Fotomorfosi» retrospettiva di Rino Gropuzzo

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A Zagabria «Fotomorfosi» retrospettiva di Rino Gropuzzo

“L’amore è il generatore della vita. Nella quotidianità qualche volta c’è. Il più delle volte non c’è. Di solito accade quando meno te l’aspetti. Nei segni di tenerezza tra madre e figlio, nelle gesta inebriate di due innamorati. Tutti pensano all’amore (se pensano), parlano (se parlano), sentono (se sentono) o dimostrano (se dimostrano). Io invece vedo l’amore attraverso l’obiettivo della macchina fotografica…”. Il messaggio di Rino Gropuzzo, nato a Fiume, classe 1955, arriva forte e chiaro dalle immagini esposte l’anno scorso nella Sala Attilio Selva di Palazzo Gopcevich a Trieste, in una mostra antologica che dal 10 marzo farà tappa a Zagabria, al Museo dell’Arte e dell’Artigianato.
Il titolo della mostra, “Fotomorfosi”, rappresenta uno sprone a cambiare, a plasmare il nostro approccio, per guardare l’opera con occhi diversi. La retrospettiva è suddivisa in capitoli tematici e cicli che fanno parte dell’opera di Gropuzzo. I più significativi sono la bellezza canonizzata nel motivo del nudo femminile, il ritratto e la rappresentazione articolata in figure fotografate in uno studio, nell’ambiente architettonico (archeologia industriale) e nella natura; e ancora cicli narrativi, la figurazione geometrizzante, paesaggi e la figurazione organica dei dettagli e la fotografia di moda.
Le opere esposte alla mostra triestina e che ora sono a Zagabria (nate negli ultimi quattro decenni della sua carriera artistica) sono dei testimoni sia dei cambiamenti tettonici avvenuti in quest’arco di tempo nel mondo della fotografia di moda (realizzata in collaborazione con l’agenzia milanese “Marka”) o pubblicitaria, sia dello sviluppo tecnologico dello stesso mezzo artistico.
Ad aver eseguito un’oculata selezione delle opere da esporre è stato Tomislav Čop, storico dell’arte e curatore della mostra. Čop ha sottolineato di avere voluto accentuare la stratificazione della produzione di Gropuzzo e il suo talento fotografico.
La mostra rimarrà in visione fino al 5 aprile.

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