Scoglio Olivi, sarà asta pubblica

Dopo che nemmeno il tender internazionale aveva avuto esito, il Consiglio dei creditori dell’Uljanik Brodogradilište 1856, convocato dal giudice del Tribunale commerciale di Pisino, Ivan Dujić, ieri ha deciso la modalità di vendita proposta dal curatore fallimentare, Loris Rak

0
Scoglio Olivi, sarà asta pubblica
Nuova modalità di vendita per la quota statale dell’Uljanik Brodogradilište 1856. Foto: Srecko Niketic/PIXSELL

20,73 milioni di euro… chi offre di più? Da gioiello della cantieristica alla vendita all’asta. Sono questi gli estremi della storia dello stabilimento navalmeccanico polese. Il Consiglio dei creditori dell’Uljanik Brodogradilište 1856 (quello che resta del colosso Scoglio Olivi), convocato dal giudice del Tribunale commerciale di Pisino, Ivan Dujić, ieri ha appunto deciso la vendita all’asta (proposta dal curatore fallimentare, Loris Rak), dopo che nemmeno il tender internazionale aveva avuto esito. La proposta è stata accolta dalla sostituta del Procuratore di Stato regionale, Nevenka Kovčalija (in rappresentanza dello Stato, che detiene la quota maggioritaria, il 54,77 p.c., per la precisione), Samir Hadžić e Neven Radolović, dell’Uljanik Brodogradilište 1856, astenuto il rappresentante dell’HEP (che ha nei confronti dello stabilimento un credito di 1,4 milioni di euro), contrario il sindacalista Boris Cerovac.

Appuntamento a maggio
L’asta dovrebbe avere luogo l’8 maggio. Se non dovesse funzionare nemmeno il modello della vendita all’asta, allora si ritenterà a un costo più basso. Ma già si era creduto che si sarebbe partiti da una base d’asta inferiore, da 20,57 milioni di euro, praticamente il prezzo proposto dal Gruppo ceco CE Industries, di Jaroslav Strnad, che aveva corteggiato lo stabilimento già nell’ottobre dello scorso anno. Metaforicamente parlando, ne aveva chiesto la mano direttamente allo Stato, che aveva fatto un po’ il prezioso. Prima chiedendo una proroga dei tempi di risposta, per fare quattro calcoli, si presume e per poi votare no in sede di Consiglio dei creditori.
Si era preferito imboccare la strada del tender internazionale, convinti che si sarebbe potuto ottenere qualche soldo in più (ma non parliamo certo di spiccioli). Quindi, tender è stato. Nemmeno la messa sul mercato è andata come si sperava. Il ruolino di marcia ha subito alcuni slittamenti: se le offerte non vincolanti erano state avanzate nei termini previsti, i tempi della due diligence sembravano procedere sul ghiaccio. Gli interessati all’acquisto avevano chiesto due volte di concedere più tempo per potere leggere a fondo lo stato di salute del cantiere. Avevamo già espresso qualche dubbio all’epoca, o meglio ci eravamo chiesti se la migliore e più attenta lettura era sinonimo di grande interesse o il sintomo di una situazione intricata quanto basta da non poterne venire fuori nei tempi canonici. Spostando un parametro, si va a toccare anche quelli a seguire, per cui era stato posticipato pure il termine di consegna di offerte irrevocabili. Dopo tanto leggere e studiare, certamente un pizzico di ottimismo qualcuno l’avrà avuto ogniqualvolta il postino suonava alle porte dello stabilimento navalmeccanico. Avrà tirato altro fuori dalla borsa; perché di offerte vincolanti non ce ne sono state.

I potenziali acquirenti
La CE Industries si era detta interessata all’acquisto, ma non al primo ciclo di vendita e al costo stabilito, leggermente superiore a quello che il Gruppo aveva proposto. Strnad avrà ben pensato che con un tentativo a costi diminuiti, piano piano avrebbe portato non tanto la proverbiale acqua al suo mulino, ma avrebbe risparmiato fior di banconote al portafogli. Vedremo se vorrà partecipare all’asta, considerando che si parte un po’ oltre di quello che era disposto a spendere. E vedremo se sarà del gioco per contendersi mobili, immobili et varia dello stabilimento la turca Imza Marine Denizcilik Anonim Sirketim che a ua volta aveva lavorato di calcolatrice durante il tender.
Il sindacalista Cerovac aveva manifestato il suo disappunto ogniqualvolta la manovra di alienazione si arenava, vedendo così sfumare la possibilità degli operai di vedersi saldare il dovuto. Anche ieri, pur votando contro la vendita all’asta, ha sottolineato l’importanza di azzerare il debito nei confronti dei lavoratori.
Chi probabilmente sente scottare il fuoco sotto i piedi è il direttore dell’Uljanik Brodogradilište 1856, Samir Hadžić, al timone di una nave in rischiosa e incerta navigazione. “È difficile lavorare quando per certi versi si è un po’ figli di nessuno; quando si è lungamente in vendita e i partner d’affari, attuali e potenziali, attendono di vedere come andrà a finire. Non vediamo l’ora che tutto finisca per poterci dedicare unicamente agli affari”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display