Riscaldamento, quanto mi costi

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Riscaldamento, quanto mi costi

Ci risiamo. Ogni anno da capo il freddo torna a stupirci come se non l’avessimo mai sperimentato prima. A un tratto la cisterna del gas è vuota, il sacco dei pellet è finito in fumo in un giorno solo, il contatore della corrente elettrica ruota alla velocità della luce (e non scherza nemmeno quello del metano), la legna non basta mai. Alla fine ci si aggiusta con rinforzi di ripiego: il climatizzatore, il vecchio radiatore elettrico a olio, il calorifero, la stufa a infrarossi, il convettore da parete, il termoventilatore da tavolo. E si corre ai ripari con nuove ordinazioni di gas liquido, di legna da ardere, di pellet e compagnia bella, perché in caso contrario si corre il rischio di soffrire il freddo anche in casa.

Pellet, il fenomeno dilaga

È noto che a parità di superficie, o meglio di volume dell’abitazione, il riscaldamento a legna è ancor sempre più conveniente rispetto al metano, che a sua volta costa meno rispetto al gas liquido da cisterna. Quest’ultimo è invece più conveniente in confronto alla corrente elettrica. Il gasolio mantiene la sua posizione mediana nella graduatoria della convenienza e anche una certa preminenza nel riscaldamento delle case autonome: le vecchie caldaie sono sempre presenti nelle abitazioni della periferia urbana, mentre nei condomini del centrocittà dominano le stufe e le caldaie a gas, ma anche le classiche stufe a legna. Tuttavia si nota una tendenza a sostituire la caldaia a gasolio con degli impianti alimentati a pellet, e il fenomeno dilaga per tutta una serie di motivi. Per prima cosa, con il pellet si risparmia grossomodo il 25 per cento sul combustibile rispetto al gasolio. Ma c’è da mettere in conto l’investimento iniziale di almeno 15mila kune, per cui il risparmio diventa effettivamente tangibile soltanto dopo qualche anno di consumi.

Legna, 500 kune al metro cubo

In città i centri commerciali sono ben equipaggiati con sistemi di riscaldamento con caldaia e radiatori, condizionatori d’aria con pompa di calore, radiatori elettrici norvegesi, insomma, tutto quello che esiste da sempre e quello che fa tendenza ultimamente. Le “rudimentali” stufe a gas, generalmente poco eleganti (per non dire brutte), sono quelle che costano meno: con un investimento iniziale non superiore alle 2.000 kune il gioco è fatto e dopo si può continuare a pagare soltanto la bolletta del metano erogato dall’azienda municipale. Bolletta che, se non è proprio conveniente, non è neanche la più cara in circolazione. Con la stufa a legna, invece, ma anche col caminetto a fiamma in vista, il lavoro non finisce mai. Per alimentarli ci vuole naturalmente la legna, che in questo periodo comincia già a scarseggiare. Non per niente i prezzi tendono ad aumentare e con le spese del trasporto salgono ulteriormente. Quest’anno il costo minimo in negozio è di 500 kune il metro cubo, ma sale vertigionosamente e arriva a 1.200 kune in rapporto alla qualità del legno e quindi in corrispondenza del suo apporto calorico. I climatizzatori variano di qualità e di prezzo a seconda delle prestazioni, e si parla di un investimento iniziale minimo di 3.000 fino a 10.000 kune, più i costi dell’installazione che non sono insignificanti. Ora il climatizzatore spende meno corrente delle stufe elettriche tradizionali, ma dà questa sensazione di “caldo precario” che a tanti non piace. Il calore della legna scoppiettante nel caminetto è tutt’altra cosa, e chi l’ha provato ne sa qualcosa. Infatti la sensazione del calore non si può misurare semplicemente in kilowatt. Dopotutto, siamo uomini e non macchine, anche se alle leggi della termodinamica non si sfugge.

Efficienza energetica

In secondo luogo, l’economicità di un riscaldamento non dipende esclusivamente dal prezzo del combustibile per chilowattora. L’efficienza degli spazi che andiamo riscaldando è non meno determinante, e non per niente le politiche comunitarie insistono sugli investimenti nel rinnovo di facciate, tetti, porte e finestre delle abitazioni. Sono poi determinanti la qualità del rivestimento del fabbricato, le condizioni climatiche, ma anche le abitudini di vita dei cittadini, la consapevolezza e l’attitudine al risparmio. La stessa abitazione che ha sostituito porte, finestre, tetto e manto isolante (e si parla di isolamento termico e acustico ignifugo e idrofobo, come quello dei pannelli di roccia) assicura risparmi sul riscaldamento del 30 se non del 40 per cento a parità di combustibile. Indubbiamente si tratta di un ottimo modello di risparmio energetico. Di “scomodo” c’è soltanto l’investimento minimo iniziale che arriva facilmente a sfiorare le 100.000 kune di spesa in lavori e materiali edili. Alla lunga conviene, ma dove trovarle così, su due piedi, 100.000 kune?

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