Pola. Senzatetto, apertura ininterrotta del Soggiorno

A causa delle basse temperature di questi giorni, la struttura in via Trieste sarà aperta giorno e notte per le prossime quattro settimane, e forse anche oltre

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Pola. Senzatetto, apertura ininterrotta del Soggiorno
Il Soggiorno per senzatetto aperto di recente in via Trieste. Foto: DARIA DEGHENGHI

Pola è nella morsa del grande freddo come il resto del continente. Dalla scorsa domenica le minime scendono a zero gradi ma il vento di bora fa sì che la sensazione del freddo percepito vada dai -2 ai -5 gradi Celsius. Neanche intorno a mezzogiorno le cose vanno molto meglio. La maggioranza ha il privilegio di ignorare le condizioni meteo ma una minoranza meno fortunata deve fare i conti con la massima privazione e il massimo disagio sociale possibile: cercare riparo in strada quando non ce n’è alcuno. Nei bar, nei negozi e nei supermercati li lasciano entrare soltanto se consumano. Qualche volta gli addetti al “decoro” dei locali pubblici chiudono un occhio per compassione, ma finisce sempre che li caccino quando la presenza degli ospiti non paganti comincia a guastare l’immagine dell’esercizio.

Orario full time
Per fare fronte alle necessità di riparo eccezionali, questa settimana è scattato il Piano d’emergenza freddo, che ha mobilitato tutte le strutture e tutti i dipendenti disponibili dei servizi che si occupano delle categorie sociali maggiormente colpite dalla povertà, dalle malattie e dall’emarginazione sociale: i senzatetto. A lanciarlo è sempre l’associazione “Institut”, che impegna denaro pubblico avuto in dotazione dagli enti locali, regionali e governativi per tutta una serie di programmi assistenziali la cui utenza non fa che aumentare di anno in anno. Ne parliamo con Varja Bastiančić, la direttrice, tra una pausa e l’altra mentre sta facendo i salti mortali per assicurare il personale necessario ad ampliare la gamma dei servizi e gli orari di lavoro.
“Non abbiamo i soldi per pagare tutto il personale di cui abbiamo bisogno e questo è il motivo delle restrizioni che generalmente adottiamo. Tuttavia l’emergenza freddo è tale che siamo stati costretti a mutare il piano di lavoro da ordinario a straordinario, che preveda l’apertura ininterrotta del Soggiorno in via Trieste, anche nei fine settimana, per le prossime settimane di freddo, da quattro a otto, secondo le condizioni meteo. A quel punto torneremo al vecchio regime di chiusura e apertura part time”, ha detto Varja Bastiančić che sta lottando per arrotondare il bilancio dell’associazione a garanzia di un servizio assistenziale meno precario e più dignitoso, che non dia l’impressione dell’eterno implorare aiuti a destra e a manca.

L’appello alle aziende facoltose
Certo, quando si lancia l’appello per una donazione, tutti si danno da fare, ma esaurita la campagna si resta a corto di mezzi. “In realtà avremmo assoluto bisogno di un impegno costante da parte di aziende economicamente salde che abbiano la volontà di sostenere il nostro lavoro con un patrocinio sul quale si possa contare per qualche mese o qualche anno. Il lavoro straordinario degli addetti al Dormitorio e al Soggiorno lo regaleranno in via del tutto volontaria i nostri stessi dipendenti, cioè tutti noi, a turni, doneremo i nostri fine settimana e qualche ora in più al giorno per non lasciare in strada con questo freddo gli assistiti. Ovviamente non è una soluzione di lungo respiro perché chi fa questo lavoro avrà pure il diritto di riposare”, conclude il suo appello alle aziende più facoltose che potrebbero dare una mano senza sacrificio. Attualmente i tre dipendenti del dormitorio sono pagati dalla Città e dalla Regione. Il resto della dotazione di 100.000 euro l’anno basta per pagare le spese di casa. Poi c’è da assicurare i pasti per gli assistiti che non usufruiscano dei servizi della mensa popolare. Per quanto frugali, i pasti al Dormitorio e le merende al Soggiorno costano un sacco di soldi. Inoltre bisogna considerare il fatto che per tutte le ore di apertura fuori programma e quindi per sabati, domeniche e festivi, le spese di acqua e corrente elettrica aumentano fino al trenta per cento in più rispetto al preventivo. Si tratta di soldi che non piovono dal cielo ma bisogna procurarli con un lavoro di sensibilizzazione e mobilitazione sociale che in pratica non finisce mai.

Quattro centri di accoglienza
Attualmente l’associazione Institut gestisce quattro sedi assistenziali distinte ma complementari, con soli nove dipendenti in pianta stabile, che in realtà impegnano anche il proprio tempo libero per far funzionare questa macchina assistenziale non governativa benché foraggiata con soldi pubblici: due dipendenti gestiscono il Centro diurno di Parenzo, aperto nel 2017, che assiste 147 persone dell’Istria nord-occidentale, senza tetto e squatters, tanto che per trovarli e inserirli nel programma di assistenza si spingono fino al confine con la Slovenia. Poi ci sono i due dipendenti che si occupano del Soggiorno in via Trieste aperto lo scorso anno per fungere da Dormitorio (senonché lo spazio si è rivelato ben presto troppo piccolo per servire tutti). Tre dipendenti lavorano al Rifugio trasformato in Dormitorio in via Altura e altri due al Drop-in di via Zara, riservato al programma di riduzione danni (Harm reduction) per i tossicodipendenti.

Nuove forme di vulnerabilità
A questo punto occorre sfatare un’errore di percezione piuttosto frequente: che il Soggiorno e il Dormitorio siano frequentati dagli stessi utenti, di giorno in via Trieste e la notte in via Altura. Questo è vero solo per una parte degli assistiti, ma non per tutti. In realtà in via Trieste cercano riparo anche gli indigenti che dispongono di un’abitazione ma senza condizioni di vita dignitose (per esempio, non hanno acqua corrente e luce) per cui hanno freddo e non possono mantenersi in condizioni igieniche. Tra questi la maggior parte chiede solo di poter fare la doccia e lavare gli indumenti di tanto in tanto, e quando fa molto freddo di passare qualche giorno al caldo a riposare. Inoltre cresce il numero di chi, pur lavorando, non è in grado di pagarsi l’affitto e altre forme di vulnerabilità sociale prima impensabili. Sono casi di indigenza grave o estrema che porta quasi inevitabilmente all’emarginazione sociale, per cui è necessario un programma di reintegrazione praticamente personalizzato che deve scavare fino all’origine del trauma per proporre soluzioni che durino, perché la povertà accresce la povertà esattamente come la ricchezza genera altra ricchezza.

Una delle stanze del Soggiorno per senzatetto in via Trieste.
Foto: Sasa Miljevic/PIXSELL

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