Il Teatro Popolare Istriano si mette a… nudo

Sala Ciscutti è oggetto di restauro e conservazione dei palchi al costo di 300.000 euro. L’intervento di ristrutturazione è il maggiore dal recupero totale tra il 1985 e il 1989. Operai, muratori, carpentieri, falegnami e imbianchini stanno scrostando tutte le superfici interne ed esterne

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Il Teatro Popolare Istriano si mette a… nudo
Trecentomila euro per 30 palchi da recuperare. Foto: DARIA DEGHENGHI

Mai visto uno spettacolo simile a teatro, e dire che andrà in scena ogni giorno fino al primo dicembre se non oltre. Sala Ciscutti, la sala maggiore del Teatro Popolare Istriano, è oggetto di restauro e conservazione dei palchi al costo di 300.000 euro. L’intervento di ristrutturazione è il maggiore dal recupero totale occorso tra il 1985 e il 1989 sotto la direzione della storica d’arte Gorka Ostojić Cvajner. Tale è la natura dei lavori che, per realizzarli, la prima metà della stagione di prosa appena aperta viene alloggiata nella Sala minore (nel retroscena). Siamo andati a curiosare tra i palchi (e le impalcature) per scoprire fino a qual punto era necessaria quest’opera di ristrutturazione. Gli intonaci dei soffitti e delle pareti si sono staccati, le pedane sono cedute, i tappeti si sono consumati mentre le colonne in legno massiccio si sono solcate di fenditure anche profonde. A teatro negli ultimi mesi operai, muratori, carpentieri, falegnami e imbianchini stanno scrostando tutte le superfici interne ed esterne dei palchi, tappando le falle delle colonne, delle pareti e dei parapetti ed ora stanno ricostruendo il controsoffitto in cartongesso con i fori per i faretti da incasso. Si noti che i palchi della sala Ciscutti non sono mai stati illuminati prima d’ora, ed ecco una delle grandi novità di quest’opera di recupero.

Bene culturale protetto
Per il resto, tutto deve cambiare affinché nulla cambi: il teatro, la sala e tutto quello che c’è dentro è un bene culturale protetto e sotto sorveglianza della Soprintendenza, per cui non si tocca se non per riparare. L’intervento riguarda quattordici palchi di prima e sedici palchi di seconda fila. Le colonne divisorie sono le stesse che fece costruire Pietro Ciscutti tra il 1879 e il 1881, a proprie spese, e sono ancora perfettamente sane e robuste oggi come 142 anni fa, a parte, beninteso, le crepe che inevitabilmente maturano col tempo in tutti i materiali da costruzione, naturali o artificiali che siano. Quel che conta è che il legno delle colonne si conservato in buono stato, che non è marcio dentro. La società appaltatrice Adrion provvede a riparare le fessure venutesi a creare in seguito a sbalzi termici ed eccessivo riscaldamento. Lo stesso vale per i parapetti e le decorazioni (rilievi) in gesso che adornano il palco d’onore.

Maggiore comodità
Il restauro sarà dunque completo: la pavimentazione con la pedana all’interno di ogni palco verrà restaurata e poi rivestita di tappeti nuovi e siccome le poltrone sono arrivate alla fine dei loro giorni, si provvederà a sostituirle, al costo di 33 mila euro, la decima parte dell’investimento totale. A proposito di finanziamenti, il 90 per cento circa delle spese grava sul Bilancio cittadino, mentre questa decima parte che si riferisce appunto all’acquisto delle poltrone nuove è a carico del Ministero della Cultura. Tra quelle di un tempo e quelle odierne, le poltrone si sono ridotte di numero ma ci hanno guadagnato in comodità. Ai tempi di Ciscutti la sala poteva accogliere fino a un migliaio di spettatori, dopo il recupero totale del 1989 il numero dei posti è sceso a 760, mentre alla fine del prossimo restauro della platea diminuirà ulteriormente (600 posti) perché si è deciso di togliere la prima fila, troppo vicina al proscenio, e gli ultimi posti ai due lati, per allargare le vie d’evacuazione ossia le uscite d’emergenza in caso d’incendio. Questa seconda fase del restauro costerà anche più di quella attualmente in corso (non meno di mezzo milione di euro) ma a quel punto saremo già nel 2024 e se ne riparlerà al momento opportuno.

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