Il Politecnico nell’occhio del ciclone

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Il Politecnico nell’occhio del ciclone

Il decano della Suola superiore di scienze applicate nota col nome di Politecnico di Pola, Davor Mišković, e il presidente del CdA della medesima istituzione scolastica, Branimir Ružojčić, sono stati destituiti per direttissima, ieri mattina, in quanto considerati responsabili della cattiva gestione dell’istituto. Le accuse che vengono loro rivolte sono pesanti. Secondo i risultati di una ricerca condotta da una società di revisioni contabili e legali ingaggiata dall’amministrazione regionale, i due non avrebbero amministrato l’istituto in osservanza delle leggi, dei regolamenti interni, dello statuto e degli atti generali del Politecnico. Decano e presidente sarebbero inoltre responsabili di un ammanco di 900.000 kune, di una sensibile riduzione del numero degli studenti e dell’altrettanto sensibile riduzione degli introiti dell’istituzione che per sopravvivere grava sulle dotazioni del fondatore: la Regione Istriana.

Le irregolarità contestate

Nella contabilità del Politecnico sarebbe stata inoltre riscontrata tutta una serie di gaffe sull’orlo dell’illegalità che vanno dalle assunzioni senza concorso ad aumenti degli stipendi a discrezione del decano, contrariamente a leggi e regolamenti vigenti. Sarebbe stata inoltre riscontrata una netta disparità tra le ore di lezione dichiarate e quelle effettivamente svolte, per cui ci sarebbe anche il sospetto di remunerazioni non autorizzate o comunque non in linea con i piani e i programmi di lavoro. Sulle spalle di Ružojčić pende anche l’aggravante di aver autorizzato (senza consultare il resto del CdA) un aumento di stipendio dell’ordine di 4.000 kune a favore del decano che continua a difendere a spada tratta, nonostante il giudizio della revisione contabile che li accusa entrambi di mala amministrazione.

Mišković: «Cause politiche»

Questa, in estrema sintesi, la posizione dei due dirigenti del Politecnico secondo l’indagine condotta in seno all’istituto negli ultimi 12 mesi. Di tutt’altro parere, invece, i chiamati in causa. Anticipando la sua destituzione, il decano Mišković ha convocato ieri una conferenza stampa per dire di quelle che “sono le vere cause di questa vergognosa defenestrazione”: cause politiche, naturalmente, che hanno per fine chiudere il Politecnico e fondare un’altra Scuola superiore di studi avanzati che non avrebbe più al centro dell’interesse le materie scientifiche, lo STEM, ma un orientamento affatto diverso, e perderebbe di conseguenza anche la sua denominazione caratteristica di Politecnico, che in vent’anni ha dato all’istituto un senso, un significato e una ragion d’essere in funzione dell’industria e dell’impresa.

Un «tacito commissariamento»

Stando a Mišković, tutto avrebbe avuto inizio un anno fa, quando “il presidente della Regione Valter Flego gli impone di impiegare la signora Dijana Drandić, moglie del presidente dell’assemblea regionale Valter Drandić, incaricata di traghettare il Politecnico dalla sua forma giuridica attuale a quella futura a partire dal primo gennaio 2019”. Ebbene secondo il decano tutto l’ultimo anno di “tacito commissariamento” sarebbe trascorso tra le macchinazioni della signora Drandić e della sua legale di fiducia, Silva Vale, nel palese tentativo di “demolire un’istituzione che ha funzionato bene per quasi vent’anni, assumendo via via sempre maggiore rilevanza nel campo delle scienze e delle tecnologie, come dimostra del resto la licenza avuta per il nuovo corso di laurea in meccatronica”, il fiore all’occhiello dell’istituto (tra l’altro anche il lasciapassare per la sua recente rivalutazione e rifondazione da scuola di scienze applicate a scuola superiore).

Appena qualche incongruenza

Sia Mišković che Ružojčić respingono le gravissime accuse che sono state loro imputate. Sostengono invece che la revisione abbia riscontrato appena appena qualche incongruenza che tutto sommato era possibile correggere in tempi brevi e senza danno d’immagine all’istituto, se soltanto ci fosse stata la buona volontà di andare avanti. Ma così non doveva essere, evidentemente, perché a detta di Mišković da buon inizio il piano era quello di spegnere il Politecnico e fondare un altro istituto di tutt’altra natura. La prova regina? “Osservate attentamente il disegno del Bilancio preventivo della Regione per il 2019 e noterete che tra le voci c’è il Politecnico con dotazioni pari a 0 kune e una Scuola superiore ancora inesistente con dotazioni pari a 5 e passa milioni e con questo è detto tutto”, ha concluso Mišković.

Seduta a porte aperte

I tre membri del CdA delegati dalla Regione, Daglas Koraca, Valter Boljunčić e Ticijan Peruško, si sono opposti con tenacia all’insistenza del presidente Ružojčić di tenere aperta al pubblico la seduta con all’ordine del giorno le due destituzioni. L’estenuante polemica è stata interrotta da Livio Bolković del Consiglio economico del Politecnico, che ha invitato il CdA a osservare i precetti della trasparenza, anche perché l’istituto è generosamente finanziato con soldi pubblici. La seduta è proseguita nella generale incompatibilità di vedute tra i tre contestatori della politica del decano (Boljunčić, Koraca e Peruško, i membri cosiddetti “esterni” del CdA) e i due sostenitori (Ružojčić e Radovan Jokić, membri “interni”, cioè rappresentanti del corpo docente). Boljunčić ha semplicemente rimarcato la posizione assunta dall’amministrazione regionale, secondo cui “il decano si è giocato la fiducia del fondatore, i conti non tornano e l’istituto va riformato”. Ružojčić è tornato a gridare allo scandalo: “La società di revisioni contabili non è la Polizia, né noi siamo degli incriminati. La revisione ha lo scopo di correggere alcuni sbagli e non demolire un’istituzione. Il fatto che abbiamo dalla nostra parte tutto il corpo docente e il personale del Politecnico ad eccezione delle due signore intruse e oggi sparite di scena, la dice lunga. L’attacco alla nostra istituzione è un pamphlet politico e queste defenestrazioni sono di fatto un processo politico”, ha concluso Ružojčić. La seduta è stata aggiornata dal neoletto presidente Daglas Koraca, che tornerà a convocarne un’altra la prossima settimana allo scopo di avviare i processi di trasformazione giuridico amministrativa dell’istituto.

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