C’è mancato un pelo, un’inezia, esattamente 79 voti. Il presidente della Dieta Democratica Istriana Dalibor Paus non vede che questo inutile intoppo al conseguimento del pieno successo elettorale. Ma l’intoppo è costato alla coalizione il terzo seggio al Sabor e il leader regionalista, che prima di diventare politico è stato professore di matematica, non ha potuto fare altro che questo ragionamento sui numeri: “Così vicino e così lontano”, ha detto ieri circondato dai collaboratori e assediato dai media. La stampa non ha esitato a tirare in ballo una delle sue più categoriche promesse elettorali, quella per cui avrebbe rassegnato le dimissioni seduta stante se la DDI e alleati non avessero incassato almeno tre seggi al Parlamento. Ebbene la lista non ha avuto i tre seggi ma Paus non ha rassegnato le dimissioni. Si è limitato ad affermare che “la sua carica è perennemente in mano alla Presidenza, che ha la facoltà di dare e di togliere la fiducia al presidente”. Eppur non è la stessa cosa e la stampa ci ha fatto un banchetto sopra, esortando il presidente a decidersi: aveva sbagliato prima o sbaglia adesso?
Le giustificazioni
Ecco la giustificazione del presidente: “In un certo senso la DDI ha raggiunto i propri obiettivi elettorali perché il partito ha ottenuto i due seggi che gli spettavano in base all’accordo elettorale in virtù dei voti preferenziali del collega Peršurić. La polarizzazione dei suffragi tra Plenković e Milanović ha penalizzato le altre liste: gli elettori hanno semplicemente scelto in virtù di questa dicotomia. In secondo luogo ha giocato a sfavore la nuova ‘geografia’ politica, per cui l’ottava circoscrizione ha perso Mattuglie e guadagnato Novi Vinodolski e Buccari, e questo fatto da solo ci ha portato via seicento voti. Terza e ultima circostanza, i voti delle minoranze, specie quella italiana, si sono portati via un’altra quantità non indifferente di voti. Nonostante tutto la DDI ha dimostrato di avere l’appoggio degli istriani”.
Insoddisfatti dell’esito a Pola
E l’appoggio dei polesi, allora? Il 17 per cento dei suffragi è tutt’altro che un appoggio plateale, anzi, se mai è una professione di sfiducia. “È vero, non siamo soddisfatti con l’esito del voto a Pola. A Pola siamo andati meglio che alle scorse elezioni ma siamo sempre molto sotto le aspettative e le ragioni si spiegano in parte con i parametri oggetivi di cui ho reso conto poc’anzi e in parte con le circostanze soggettive inerenti la nostra formazione politica”. Smentiti invece i dissapori interni alla coalizione per il fatto che Peršurić ha letteralmente soffiato via il seggio a Vasilić (PGS) per una manciata di voti. Paus nega che Vasilić sia offeso e che avrebbe presentato richiesta alla Commissione elettorale di rieseguire lo spoglio delle schede. “Queste speculazioni sono semplicemente false” ha detto Paus.
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