Esodo istriano. Zanin a Fertilia: “Anche dal male può nascere il bene”

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Esodo istriano. Zanin a Fertilia: “Anche dal male può nascere il bene”
La foto di gruppo accanto alla lapide che ricorda Norma Cossetto. Foto: Acon

Un’intensa giornata tra passato e futuro in Sardegna, dapprima ad Alghero e poi a Fertilia, la frazione del capoluogo sardo edificata nel 1936 per ospitare coloni ferraresi e ripopolata nel dopoguerra dagli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia. Il convegno “Verso Fertilia” ha infatti ripercorso la caratteristica storia di questo borgo, ma ha anche aperto un vasto squarcio sul futuro, ospitando la presentazione del progetto Go2025, con Gorizia e Nova Gorica capitali europee della cultura. All’evento ha preso parte anche Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale del Fvg, che in questi anni ha costruito rapporti di amicizia e collaborazione con i discendenti degli esuli istriani presenti in questa località della Sardegna ed è stato per questo pubblicamente ringraziato da Mauro Manca, direttore di quell’ecomuseo “Egea-Una luce sulla memoria” che prende il nome dalla ragazza con la valigia Egea Haffner, nata a Pola sei anni prima del grande esodo, pure lei presente alla cerimonia odierna in Sardegna. Alla presenza di numerose autorità tra le quali Michele Pais, presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Mario Conocci sindaco di Alghero e Rodolfo Ziberna, primo cittadino di Gorizia, Zanin ha lodato “la capacità di integrazione che questa terra ha dimostrato, accogliendo accanto ai sardi una comunità ferrarese e gli esuli istriani”. “Qui c’è dunque la prova provata – ha aggiunto la massima carica dell’Assemblea legislativa – che dal male può nascere il bene se facciamo parlare il cuore e diamo voce all’umanità che è dentro di noi”.

Il presidente Piero Mauro Zanin (primo da destra) accanto al collega della Sardegna, Michele Pais.
Foto: Acon

Il presidente ha poi fatto riferimento alla cerimonia della mattinata in memoria di Norma Cossetto, con la posa di una corona di fiori nel parco che il Comune di Alghero ha voluto dedicare alla studentessa italiana vittima dei partigiani jugoslavi nel 1943: “Sono rimasto colpito dalle domande fatte dai bambini a Egea Haffner sulla casa che era stata costretta a lasciare, e dalle sue risposte prive di rancore verso chi fece violenza alla sua famiglia. Gli esuli istriani – ha osservato ancora il presidente – furono strappati non solo dai loro beni materiali ma dalla terra in cui erano seppelliti i loro antenati, ed è stato forse questo lo strazio maggiore”. La lezione della storia va comunque imparata per non ripetere gli stessi errori: “Bisogna fare in modo – ha sottolineato Zanin – che quella sofferenza non diventi vana, perché se dimentichiamo il passato poi le violenze si ripetono, e oggi purtroppo ci sono altri profughi costretti a fuggire dalle loro case per colpa della sopraffazione dell’uomo sull’uomo. Ma questa iniziativa – ha concluso il presidente – è particolarmente bella perché guarda al futuro, alle giovani generazioni, al punto di caduta finale che dev’essere la ricerca della pace. Che potrà arrivare solo se saremo in grado di viverla personalmente, interiorizzando questo insegnamento”.

Un altro momento della cerimonia: Zanin è il primo da destra.
Foto: Acon

Zanin ha quindi consegnato agli organizzatori la targa del Consiglio regionale con i simboli delle quattro province. Nel corso della giornata è stato poi presentato il libro “La ragazza con la valigia”, alla presenza delle autrici Egea Haffner e Gigliola Alvisi, e si è parlato del’attività del Presidio della cultura giuliana-ferrarese-veneta, in rappresentanza delle varie popolazioni che nel tempo hanno abitato Fertilia. C’è stato poi un approfondimento su GO2025, con la partecipazione del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna. Un progetto culturale di vasta portata che attirerà su una terra un tempo martoriata dai confini gli sguardi e l’attenzione di tutta Europa, nell’ottica del superamento delle antiche divisioni. A completare la due giorni – che si concluderà domani – anche approfondimenti sulle lingue perdute a cura di Paolo Demarin, presidente della Comunità italiana di Sissano in Istria, e sul cibo come “presidio di identità”.

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