Un calzolaio non s’annoia mai

Un lavoro che sta a piano a piano scomparendo, anche e soprattutto per mancanza d’interesse tra i giovani. Ne parliamo con uno degli ultimi... baluardi del settore, Stipo Pejazić, che ha la sua bottega in centro città

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Un calzolaio non s’annoia mai
Stipo Pejazić. Foto: RONI BRMALJ

Stipo Pejazić è un calzolaio, uno dei pochi rimasti in circolazione a Fiume, e la sua bottega in Corso, seppure un po’ nascosta agli occhi dei passanti, è un luogo caldo e accogliente, nel quale regna il sorriso e il buonumore. È uno di quegli angoli in cui, in un mondo ormai frenetico, sembra essere uscito da tempi ormai lontani. Non è raro che la clientela si fermi a fare quattro chiacchiere in tutta tranquillità nell’attesa di venire servita, ma non solo. A fare compagnia al titolare della bottega e al suo collega Zdravko Jendrok, anch’egli calzolaio, passano spesso anche amici e conoscenti, rallegrandogli la giornata lavorativa. Tra una chiacchiera e l’altra, il tempo trascorre più in fretta. Il giorno in cui ci entriamo noi, il negozio è affollato: continuano a entrare persone per ritirare scarpe o per richiedere riparazioni. I due calzolai ci accolgono tra un cliente e l’altro, ci raccontano alcuni aneddoti su quello che è ormai ritenuto un mestiere in via d’estinzione e si soffermano a parlare delle sfide che affrontano quotidianamente.

Pejazić ci narra la sua storia, gli inizi presso la scuola artigianale di Banja Luka, nella quale ha acquisito il sapere e dove ha conseguito il diploma di artigiano calzolaio. “Mi sono diplomato nel 1974 appunto a Banja Luka – esordisce –. Dopo avere studiato per tre anni, ho iniziato a lavorare quasi subito, nemmeno un anno dopo. Ho lavorato per anni in Bosnia e sono rimasto lì fino all’inizio della guerra, da cui sono dovuto fuggire. In un primo momento mi sono stabilito proprio qui a Fiume, fermandomi inizialmente soltanto per un breve periodo”. Una vicenda comune a molte persone che, negli anni ‘90 del secolo scorso, hanno dovuto abbandonare la loro terra in cerca di un futuro migliore. Stipo Pejazić ha viaggiato in giro per l’Europa alla ricerca di un luogo in cui realizzarsi professionalmente.

In cerca di una vita migliore
“Mi sono trasferito in Germania quasi subito. In quel periodo non c’era lavoro in Croazia, anch’essa interessata dalla guerra. Dal ‘93 al ‘96 ho vissuto a Monaco di Baviera dove avevo un mio negozio nel quale ho lavorato come calzolaio. È lì che ho comprato i macchinari per la lavorazione della pelle, l’attrezzatura per la cucitura delle scarpe e del pellame, la macchina per limare le suole e la pressa. Mi sono portato dietro tutto quanto e tutt’oggi li uso qui nella mia bottega. Quando ho iniziato a lavorare non c’erano tanti macchinari, si lavorava molto di più con le mani, bisognava modellare la pelle, lavorarla e curarla, oggi le apparecchiature aiutano e accelerano il lavoro. Le attrezzatture acquistate oltreconfine in quegli anni sono state un vero investimento, alleggeriscono parecchio l’attività”. L’esperienza in Germania è durata meno di due anni, dopo di che il nostro interlocutore ha fatto ritorno a Fiume, dove si è stabilito permanentemente, continuando a lavorare senza interruzione dalla metà degli anni ‘90 fino ad oggi.
Come ci racconta, ma anche da quanto si nota stando nel suo negozio, i clienti non mancano. “Il lavoro c’è, abbiamo molte richieste di riparazioni e aggiustamenti, soprattutto per quanto riguarda le scarpe. Le persone ci chiedono di riparare le calzature, cambiare la suola, incollarla o altri accorgimenti. Sistemiamo pure le borse: cambiamo le cerniere o facciamo riparazioni sulla pelle”.
Al discorso si unisce a quel punto Zdravko Jendrok tenendo a precisare che “lavoriamo anche con le chiavi, facciamo duplicazioni, aggiustiamo valigie e, inoltre, affiliamo le forbici e i coltelli”. A quest’affermazione rimaniamo alquanto stupiti, essendo convinti che il mestiere dell’arrotino fosse ormai estinto. Non immaginavamo di trovarne uno proprio a Fiume. “Siamo gli unici in città a offrire questo servizio – spiega orgoglioso Pejazić –. Utilizziamo la limatrice che serve per limare la suola delle scarpe, ma permette anche di affilare la lama metallica di forbici e coltelli. Ecco come si fa”. Prende in mano il telefonino e ci mostra un video che lo vede assieme a Mrle (Damir Martinović, nda) della band fiumana Let 3, che si diverte ad aguzzare un coltello e a scherzare assieme. “È Mrle dei Let 3, quelli dell’Eurovision Song Contest – precisa con un sorriso –. È un amico, ogni tanto passa di qua e si ferma per fare quattro chiacchiere”.

Il lavoro con i clienti: la parte più bella
Proseguiamo il discorso chiedendo a Stipo Pejazić come si fa a diventare calzolai al giorno d’oggi. “È molto difficile. A Fiume non esiste una scuola adatta – ci risponde –, non si trovano persone che sappiano o vogliano fare questo mestiere”. Interviene Jendrok: “Il calzolaio è un mestiere che purtroppo sta scomparendo. Una volta c’erano delle scuole qualificate e forti a Osijek, Đurđevac e anche qui a Fiume, ma non esistono più da anni, le persone non sono interessate a questo mestiere e anche volendo non hanno dove impararlo”.
Se una persona volesse fare l’apprendista nella bottega di un calzolaio non sarebbe sufficiente: “Un giovane potrebbe imparare da me la parte pratica, ma gli marcherebbe tutta la parte teorica – spiega il titolare –. La teoria è fondamentale. Chi la insegnerebbe a un apprendista? Gli mancherebbero le basi e tutte le materie professionali che s’imparano a scuola”.
“È un peccato che non ci siano persone interessate a occuparsi di quest’attività perché è un lavoro molto interessante, non ci si annoia mai – prosegue Pejazić –. La parte più bella è il lavoro con i clienti e conoscere nuove persone, soprattutto donne. Il bel sorriso di una signora ti ripaga di tutto il lavoro. In questo lavoro la maggior parte dei clienti sono rappresentanti del gentil sesso. Hanno, infatti, molte più scarpe degli uomini”.

Il sorriso delle donne
“I tacchi si rovinano molto presto, bisogna aggiustarli – commenta Jendrok –. Soprattutto quelli a spillo, si usurano subito o si spezzano ed è necessario cambiarli o sistemarli. Anche le riparazioni di borse o borsette riguardano per la maggior parte la clientela femminile”. Rischiamo di cadere nei luoghi comuni, ma non possiamo negare che generalmente noi donne abbiamo le scarpiere stracolme di tutti i tipi di calzature, però quando le portiamo a riparare si aggiustano tutte allo stesso modo?
“Dipende dal tipo di scarpa e soprattutto dal materiale – ci spiegano al negozio –. Per incollare la pelle servono due passate di colla, prima si spalma uno strato, si aspetta che si asciughi e poi se ne aggiunge un secondo; se il lavoro è fatto bene non si scollano più. Abbiamo 5 o 6 tipi di colla, bisogna azzeccare quella giusta, a volte si tira a indovinare finché non si trova quella adatta al materiale, ma con l’esperienza diventa più semplice e immediato”. I due calzolai ci chiariscono che la modalità con cui si fissa la suola di una calzatura varia a seconda del materiale: “Quando si tratta di pelle o di un altro materiale naturale bisogna utilizzare una colla fredda, altrimenti la scarpa si brucia, invece per le suole in gomma o in plastica si usano delle colle riscaldate affinché tengano assieme i pezzi incollati”. Trucchi del mestiere che s’imparano con il tempo e con l’esperienza. Legati alla simpatia e alla gentilezza dei due artigiani, fanno sì che i clienti di questa piccola bottega in centro città escano da essa soddisfatti e appagati.

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