Primo decennio nell’Unione europea, una sfida superata

Incontro pubblico organizzato dall’Agenzia di sviluppo regionale volto a sentire l’opinione della comunità scientifica ed economico-imprenditoriale

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Primo decennio nell’Unione europea, una sfida superata
Il pubblico presente all’incontro. Foto: RONI BRMALJ

È stato intitolato “Il decennio d’appartenenza all’Unione europea” l’incontro d’interesse pubblico svoltosi all’Aquario del Campus universitario di Tersatto e organizzato su iniziativa dell’Agenzia di sviluppo regionale. Tra i relatori la rettrice Snježana Prijić Samaržija dell’Università di Fiume a nome della comunità scientifica e Velimir Šonje fondatore dell’agenzia zagabrese Arhivanalitika/ekonomski lab per la parte imprenditoriale.

Dopo i saluti da parte del direttore dell’Agenzia, Vedran Kružić, a prendere la parola è stata la rettrice Prijić Samaržija rispondendo alla domanda “Viviamo meglio adesso o dieci anni fa?”. “Da parte della comunità scientifica devo rispondere assolutamente sì, in quanto si sono aperte innumerevoli opportunità a cui possiamo concorrere. Basti pensare che all’Università degli studi di Fiume sono stati approvati 109 progetti, una media al di sopra di quella nazionale, che ci permettono di incamerare ben oltre 6 milioni di euro di fondi ogni anno. Il tutto non sarebbe possibile senza un’internazionalizzazione del sistema scientifico che si è adattato sin da subito alla famiglia allargata offrendo Università senza barriere, proiettate al futuro e uno sviluppo tecnologico rapido. Non esistono Università piccole, né scienziati e accademici di secondo livello, solo una comunità unita per offrire il meglio di noi stessi e instaurare collaborazioni durature. La nostra Università ha decollato nella nuova dimensione ancor prima dell’entrata ufficiale della Croazia nell’Ue adeguandosi in poco tempo nella nuova realtà. In questi dieci anni ci siamo allargati diventando membri a pieno diritto di varie associazioni universitarie a livello europeo, quali la Yufe con dieci Università associate e la Yerun che conta 23 Atenei europei. Importante pure dire che la mobilità studentesca a livello europeo è aumentata di molto, fattore che dimostra che stiamo andando nella direzione giusta. Una delle parentesi negative è sicuramente la ancor presente centralizzazione burocratica e ogni progetto deve venir approvato dal Ministero competente. Speriamo che presto anche questo venga risolto”.
Del settore dell’imprenditoria è stato chiamato a parlare Velimir Šonje che ha pure adoperato la parola ‘internazionalizzazione’ per quanto riguarda il suo campo. “Il decennio d’appartenenza all’Ue può venire suddiviso in tre fasi: la frustrazione (2013- 2016) quando si pensava che tutto sarebbe andato per il meglio con stipendi alti e tanto lavoro, ma poi la realtà ha avuto il sopravvento con una crisi economica e la conseguente migrazione di tanti cittadini verso Paesi economicamente più sviluppati; del rinnovo della speranza (2017-2021), quando l’economia inizia una lenta ascesa e la terza, la fase dei primi risultati (2022) quando si riesce a intravedere un effetto positivo nel settore economico imprenditoriale. Perché parlo di internazionalizzazione? Perché ci siamo dovuti adeguare con l’importazione di forza lavoro da parte di Paesi stranieri e iniziare a pensare diversamente. In Croazia operano oltre 12mila aziende con introiti annui che superano il milione di euro e il 20 p.c. di queste si trovano in mano straniera, ma offrono migliori possibilità di lavoro, standard e stipendi più alti. Non sono stranieri, sono europei come noi. La maggior parte dei piccoli Paesi europei funziona in questo modo. Ma cosa ci riserva il futuro? Innalzare il PIL e salire nella classifica o ristagnare? Quest’ultima opzione non dovrebbe essere la soluzione che fa per noi”. Al termine dell’incontro Vedran Kružić ha voluto sottolineare l’importanza della qualità di vita negli ultimi dieci anni. “Siamo ancora in alto mare in quanto nella classifica dei Paesi mondiali più felici al mondo ci troviamo al 43º posto. La felicità nazionale può ora diventare un obiettivo operativo per i governi e si concentra su aree della vita d’importanza critica: condizioni materiali, ricchezza mentale e fisica, virtù personali e buona cittadinanza”, ha concluso Kružić.

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