Pensione: «67 sono troppi». Il referendum va fatto

Inchiesta tra i cittadini di Fiume

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Pensione: «67 sono troppi». Il referendum va fatto

Partita quasi in sordina, l’iniziativa referendaria “67 è troppo”, dovuta a un’azione congiunta della Confederazione dei sindacati autonomi della Croazia (SSSH), dei Sindacati indipendenti (NHS) e della Matica dei sindacati (MHS) e volta a indire un referendum sull’età pensionabile e sulla penalizzazione delle pensioni anticipate, negli ultimi giorni a Fiume sta registrando il picco d’interesse. A confermarcelo, ieri, gli attivisti impegnati allo stand dinanzi all’edificio di Radio Fiume, secondo i quali è stato soprattutto l’intervento dei mass media a smuovere le acque e a spronare i cittadini a scendere in Corso per apporre la propria firma contro l’aumento dell’età pensionabile, che nel 2033 in Croazia salirà a 67 anni, indipendentemente dal sesso. E infatti, se inizialmente l’azione non aveva suscitato grande interesse – colpa della scarsa promozione? –, tra ieri e oggi la situazione è decisamente cambiata. Per poter firmare – c’è tempo ancora fino a sabato – bisogna infatti mettersi in fila. Tra un’attesa e l’altra, abbiamo colto l’occasione per “tastare il polso” ai cittadini e sentire il loro parere sull’iniziativa in sé, capire quanta fiducia abbiano nel successo di un potenziale referendum, ma anche in generale dell’attuale classe dirigente e del loro modo di guidare il Paese.

Mirko Ketović

L’87.enne Mirko Ketović di Fiume, ma originario di Kutjevo, sostiene che l’azione dei sindacati sarebbe dovuta essere molto più incisiva. “A un certo punto bisogna battere il pugno sul tavolo – ci ha detto fresco di… firma –, e dimostrare a questo governo che ha distrutto tutto, in primo luogo l’industria, che il popolo non è carne da macello. È ovvio che 67 anni sono troppi per maturare il diritto al pensionamento, a quell’età la persona è ormai stanca di tutto e di tutti e vuole soltanto ottenere il suo meritato riposo. Ai miei tempi le cose erano un tantino diverse, e oltre a esser diventato pensionato a un’età ragionevole, percepisco una pensione più che dignitosa. Gran parte dei pensionati di oggi è costretta a fare la fame con la pensione che si ritrova. Non voglio pensare che cosa ne sarà delle generazioni future”.

Battere il pugno sul tavolo

Un po’ più ottimista è apparso il 20.enne Bruno Horvat di Međimurje, giunto a Fiume per motivi di studio e rimasto affascinato dalla città, dove probabilmente intende sistemarsi una volta finita l’Università. “Sessantasette anni? Ma fatemi il piacere! La persona non può lavorare fino a quell’età. È stremata dopo una vita intera trascorsa a lavorare. E poi, che logica c’è nel voler limitare la patente di guida ai 66 anni, di cui pure si è parlato, e l’età pensionabile a 67? Spero pertanto che quest’iniziativa abbia successo e che venga indetto il referendum. Se non altro, per fare un po’ di pressione su chi governa il Paese”.
Slavica Dejanović, di 62 anni, che s’accinge quest’anno ad andare in pensione, se l’è presa soprattutto con i giovani. “Ma è possibile che questi ragazzi siano così disinteressati e apatici? Eppure è in gioco il loro futuro, mica di persone della mia età, che hanno già fatto il suo e non rientrano nei canoni di questa legge assurda. Costringere qualcuno a lavorare fino ai 67 anni è mostruoso e assolutamente incommentabile”, è stata risoluta, criticando poi anche i sindacati. “La mia fiducia nel loro operato è praticamente nulla. C’è poca differenza tra loro e quelli che ci guidano, ai quali lisciano regolarmente il pelo, anche se vorrebbero farci credere il contrario. Le cose cambieranno soltanto nel momento in cui saranno i giovani a ribellarsi. Ci vuole una rivoluzione vera e propria”.

Tomislav Peroković

Diversa l’opinione del 32.enne Tomislav Peroković di Fiume, il quale ha voluto lodare l’azione dei sindacati. “Mi fa piacere vedere tutto questo – ha affermato –, ma non so se porterà a qualcosa di buono. Sono del parere che nella vita bisognerebbe lavorare al massimo fino ai 60 anni per avere ancora la forza di godersi la pensione e dedicarsi alle cose che lavorando non è possibile fare. A pensarla bene, dubito che si arriverà a qualcosa. Forse riusciremo a indire il referendum, ma ho poca fiducia nella volontà del governo di ascoltare il popolo. Ho paura che la cosa finirà in un nulla di fatto, come tutte le questioni finora”.

Ce la faremo

Che l’iniziativa sia buona lo pensa pure la 32.enne Natalija Sedlar Domika, anch’essa di Fiume, giunta a firmare per il referendum in compagnia di suo marito Kristofer. “Considerando la vita che facciamo, questo stress perpetuo, credo si debba combattere con tutte le forze contro questa legge per noi così sfavorevole. Non ho dubbi sul fatto che si riuscirà a indire il referendum, anche se mi sembra che l’interesse sia piuttosto basso. Secondo me, i giovani di oggi non si rendono conto della situazione in generale e lo capisco interagendo con i miei colleghi, che non ritengono sia importante firmare poiché convinti che l’iniziativa non porterà a nulla. Io l’appoggio, ma non ho una bella opinione dei sindacati in quanto li considero affini al governo. Ho l’impressione che qui si tratti di questioni che non hanno nulla a che vedere con i desideri del popolo, di giochi e giochetti nei quali noi non contiamo nulla. Non so che cosa dire. Personalmente, ho paura che a furia di vivere in questo modo, in questa corsa continua, non ce la farò ad arrivare alla pensione”.

Fare pressione

Risoluto è stato anche il 65.enne Zlatko Meić di Zagabria, che vive a Fiume da 27 anni. “Ormai mi considero fiumano e sono fiero di esserlo – ha esordito –. Oggi sono qui per motivi di principio perché ritengo che esprimere il proprio parere, anche apponendo una firma, sta alla base della democrazia. Il mio caso è specifico siccome ho lavorato per vent’anni all’estero e non posso assolutamente lamentarmi della pensione che percepisco, ma voglio pensare ai giovani e voglio credere che le cose cambieranno in meglio. Il referendum servirà a fare pressione e forse costringerà il governo a fare un passo indietro. Ho qualche dubbio sulla determinazione dei sindacati, che ritengo alquanto malleabili”.

Žaklina Jelača

Ha voluto dire la propria, infine, anche la 43.enne Žaklina Jelača di Fiume, che reputa i 67 anni decisamente troppi per andare in pensione. “Spero che questo referendum avrà successo. Oggi la sfiducia è tanta e i giovani abbandonano volentieri il Paese. Ho pensato di farlo anch’io, ma poi ho rinunciato all’idea. Non è detto però che io rimanga, se le cose non migliorano”.

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