Le scuole della CNI sono i simboli della nostra cultura

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Le scuole della CNI sono i simboli della nostra cultura

Agli alunni della Scuola elementare italiana Dolac l’inizio del secondo semestre ha portato anche una novità. Infatti, dal 14 gennaio il timone dell’istituzione è passato alla prof.ssa Dunja Kučan Nikolić, dopo che l’ex direttrice Nadia Poropat si è ritirata in pensione. Due settimane in questo nuovo ruolo sono sicuramente poche per tracciare un bilancio dell’attività, però abbiamo comunque voluto sentire le prime impressioni della neodirettrice, che ha iniziato il suo percorso professionale nella medesima scuola nove anni fa.

“Ho iniziato come insegnante di spagnolo, una materia opzionale per i ragazzi dalla V all’VIII classe. Per circa un anno ho lavorato a metà orario e, visto che all’epoca avevo diverso tempo libero a disposizione e tanto entusiasmo, l’ex direttrice mi propose di prendere parte alla creazione dei progetti europei. Il primo riguardava quello multilaterale Comenius, della durata di due anni, con la Croazia che era uno dei sette Paesi che avevano aderito a quest’iniziativa. È stata un’esperienza bellissima in quanto avere la possibilità di unire l’insegnamento alla creazione di progetti per ragazzi rappresentava un’opportunità ottimale. Purtroppo, però, quest’esperienza è stata relativamente di breve durata è quindi bisognava trovare ancora qualcos’altro da fare”.

Lei si è laureata in lingua spagnola?

“Sì, precisamente in lingua e letteratura spagnola e inglese presso la Facoltà di lettere e filosofia di Trieste. Visto che avevo ottenuto una borsa di studio per fare la tesi a Dublino, mi trasferii per un determinato periodo in Irlanda. All’epoca in quel Paese si trovava un impiego quasi subito e così iniziai a lavorare in un banca. Mi piaceva, anche se non aveva niente a che fare con la mia professione: avendo terminato la scuola media di economia, mi trovai comunque bene. Sono ritornata a Fiume per il semplice motivo che quello non era un lavoro che avrei voluto svolgere per tutta la vita. E poi non mi piaceva il clima e neanche il cibo. Preferisco quello mediterraneo. In poche parole, non mi sentivo realizzata in campo professionale. Una volta tornata a casa ho visto l’annuncio per un’insegnante di lingua spagnola pubblicato dalla scuola, mi sono fatta avanti e da allora mi trovo alla Dolac. Nel 2013 mi è stato proposto anche il posto d’insegnante di lingua inglese”.

Tra il lavoro in classe e quello di direttore c’è una grandissima differenza. Come mai ha deciso di partecipare al concorso?

“Ho deciso di candidarmi perché vedevo la possibilità di unire il mondo delle finanze e del management all’insegnamento, ovvero campi d’attività nei quali avevo lavorato. Mi piace tantissimo insegnare, però mi mancava anche questa componente, diciamo, extrascolastica. A mio avviso è un mix perfetto perché ricoprire la carica di direttore è un po’ come essere un manager, il quale ha però il vantaggio di conoscere benissimo il lavoro in classe. Ho avuto fortuna perché il collettivo mi ha sostenuto al 100 per cento. E questo consenso dei colleghi è stato davvero importante, perché iniziare a lavorare in un clima di grande fiducia rende le cose più facili. Significa che i colleghi credono nella persona e nella sua visione. Spero tantissimo, anzi ne sono convinta, che la nostra sarà un’ottima collaborazione”.

Continuerà a portare avanti i progetti che si svolgevano finora?

“Certamente. Tutto quanto è valido deve avere un prosieguo. Ho avuto la fortuna di trovare una scuola organizzata in maniere eccellente, e di questo sono grata a Nadia Poropat. Quando le cose funzionano è un grandissimo vantaggio per tutti. Dall’ex direttrice ho imparato tantissimo e non posso far altro che ringraziarla. Inoltre, mi ha detto di essere sempre a completa disposizione per eventuali consigli, un atteggiamento che mi permette di lavorare molto più tranquilla e serena. Nadia Poropat è stata direttrice per 22 anni e sicuramente avrà una soluzione pronta e consigli da darmi in caso di eventuali problemi”.

C’è qualcosa che vorrebbe cambiare?

“Ci sono pochissime cose che forse cambierei. La mia intenzione è di puntare maggiormente sulle collaborazioni e i progetti. Quando facevo l’insegnante non avevo troppo tempo per dedicarmi a questi aspetti. I progetti Comenius, ad esempio, ci hanno arricchito tantissimo. Partecipare a iniziative del genere, conoscendo anche quali sono le realtà in altre parti d’Europa, aiuta tanto nel percorso di crescita e apre nuovi orizzonti. Personalmente ho mantenuto i contatti con tutti i nostri partner del progetto: quando ci sono delle novità ci sentiamo per scambiare idee. Ora stiamo valutando l’ipotesi di aderire tutti assieme ad alcuni progetti, il che significa che questo ‘networking’ funziona. Mi piacerebbe inoltre che la collaborazione con la Comunità degli Italiani di Fiume sia più intensa. Ne ho parlato con la presidente Melita Sciucca, che ha dato la sua massima disponibilità anche perché è pure lei decisa a riportare i nostri ragazzi a Palazzo Modello. Dobbiamo sfruttare questa nostra particolarità ed essere più uniti. Le scuole sono i simboli della nostra cultura e dobbiamo lavorare intensamente affinché rimanga così”.

Qualche nuovo progetto?

“Sì, ma non vorrei ancora parlarne. Posso soltanto dire che è stato creato un team scolastico per partecipare a diversi progetti. È un passo dovuto perché così diventa più facile realizzarli”.

Quanto è cambiata la sua giornata tipo?

“Tantissimo. La cosa che mi piace è che non ci sono… orari fissi. Posso organizzarmi da sola la giornata lavorativa a seconda delle priorità. Sono in carica da appena due settimane, però avverto i cambiamenti: ho avuto tantissime riunioni, scoperto nuove cose… è un mondo completamente diverso. Alla sera poi non ‘divoro’ più i miei romanzi preferiti, ma mi dedico alla lettura di Leggi riguardanti il mondo della scuola. Lo faccio perché sono curiosa, ma anche perché reputo sia un mio dovere. Sto insomma studiando nuovamente”.

Leggi a parte, che cosa preferisce leggere?

“Gli ultimi due romanzi che ho letto riguardavano la cultura giapponese e quella danese. Va di moda leggere sui vari stili di vita. Mi aiuta a trovare degli spunti di vita. Vorrei individuare un metodo che non sia minimalista, ma nemmeno fatto di cose che non sono importanti. In poche parole trovare una via di mezzo senza oberarmi di cose inutili e stancanti”.

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