FIV. Passi da gigante per coppie sterili

Quarant’anni fa in Croazia la prima fecondazione in vitro

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FIV. Passi da gigante per coppie sterili
Velimir Šimunić, Dinka Pavičić Baldani e Dejan Ljiljak. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Il 25 luglio del 1978, in una clinica di Lancashire, nasceva Louise Brown, la prima bambina venuta la mondo grazie alla fecondazione in vitro (FIV). Per quello che all’epoca era definito un miracolo, il fisiologo Robert Geoffrey Edwards – che sviluppò il metodo per rimuovere cellule uovo mature dalle ovaie usando tecniche chirurgiche minimamente invasive assieme al ginecologo inglese Patrick Steptoe –, vinse il Premio Nobel per la Medicina e Fisiologia nel 2010. In Croazia, il primo caso di nascita grazie alla fecondazione in vitro è avvenuta 40 anni fa, ovvero 5 anni più tardi: nacque Robert Veriga. Un successo rivoluzionario, che fece diventare la Croazia la settima nazione al mondo per quanto riguarda l’FIV. Di quelle che sono le novità del settore, le tendenze e i risultati attuali si discuterà nel corso dei prossimi giorni quando sono in programma il 14º Congresso nazionale di endocrinologia ginecologica, riproduzione umana e menopausa e il 7º Congresso della società degli embriologi clinici croati.

L’evento è stato annunciato ieri dallo specialista di ginecologia e ostetricia, Velimir Šimunić, dalla specialista di ginecologia e ostetricia, nonché presidente della Società degli embriologi clinici croati e membro del CdA della Società europea per la riproduzione umana e l’embriologia, Dinka Pavičić Baldani e dal presidente della Società degli embriologi clinici croati, Dejan Ljiljak.
In questi 14 anni, nel corso dei congressi, si sono tenute oltre 3mila conferenze e presentazioni alle quali hanno preso parte più di 16mila partecipanti che hanno potuto sentire come tutto è iniziato, 40 anni fa, nella Clinica di ginecologia e ostetricia del CCO di Zagabria (Petrova). “L’ospedale era a suo tempo, ed è rimasto tutt’oggi, uno dei migliori per quanto riguarda la medicina riproduttiva – ha detto Šimunić –. Abbiamo fatto dei grandissimi passi avanti e siamo stati i primi in tantissimi interventi. Abbiamo seguito l’esempio di Patrick Steptoe, che ha fatto nascere il primo bambino con l’FIV, il cui pianto è stato sentito e atteso da tutto il mondo. Da sottolineare che a quel tempo l’infertilità non era così diffusa. Le donne in media partorivano dai 2 ai 4 bambini a testa, oggi invece la media è 1:4. Il problema? Siamo un popolo di ‘vecchi’ e di conseguenza abbiamo anche meno bambini. Le donne decidono di avere sempre più tardi dei figli, il che può provocare dei problemi. Infatti, spesso non sono consapevoli del fatto che hanno un numero predefinito di ovuli, che con l’andare degli anni diminuisce. Per questo motivo, quando vediamo che ci sono dei problemi, cerchiamo di curare le donne per tempo e gli interventi di FIV vanno fatti già attorno ai 35 anni”.
In 15 centri a livello nazionale, ogni anno nascono circa 1.800 bambini con l’FIV, il che equivale al 5 p.c. di tutti i nati all’anno. Della FIV si parla oggi molto di più che 40 anni fa, anche grazie ai media e ai social. “Purtroppo però c’è ancora lo stigma nei confronti delle coppie che decidono di avere dei figli in questo modo. Ben 63 p.c. di queste, a livello mondiale, trattano il tema come un tabù. In Europa, al primo posto abbiamo l’Italia, dove il 74 p.c. delle coppie viene stigmatizzato. In Croazia il problema è rappresentato dal fatto che manca l’informazione giusta, in particolar modo nelle zone rurali. Dal 2011 al 2020 in Croazia sono nati 13.641 bambini con l’FIV, dei quali 1.783 soltanto nel 2020, il che equivale a 100 classi di bambini”, ha spiegato Dinka Pavičić Baldani, sottolineando che però molti di questi non scopriranno mai come sono venuti la mondo.
Con l’avanzare della tecnologia, la FIV si è evoluta, come detto da Dejan Ljiljak. “Gli interventi sono stati quasi personalizzati, anche perché la vetrificazione di ovociti ed embrioni è molto più facile, il che permette alle giovani donne di congelare gli stessi e poi avere eventuali bambini in età più matura che non a 20 anni”, ha spiegato.
Si stima che il 15-17 p.c. delle coppie ha problemi di fertilità, ovvero ogni sesta coppia al mondo. I motivi? Come detto da Šimunić, al primo posto c’è l’età dei potenziali genitori (20 p.c. dei casi). Inoltre, se una volta questo problema era tipico della donna, a causa di varie malattie degli organi riproduttivi (+60 p.c.), oggi le cose sono cambiate e nel 53 p.c. dei casi la causa va cercata negli uomini. “Comunque sia, il nostro consiglio è di avere dei bambini in età giovane”, ha concluso Velimir Šimunić.

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