“Un prolungato fine settimana a Fiume-e la parità di genere” è il titolo della prima tavola rotonda tenutasi negli spazi del Museo d’ Arte moderna e contemporanea (MMSU) nell’ambito della manifestazione Woman’s weekend-giorno zero in seno al programma “Per un’Europa delle pari opportunità di genere”. A prendervi parte sono state la rettrice dell’Ateneo quarnerino, Snježana Prijić Samaržija, la coordinatrice della Commissione europea in Croazia, Andrea Čović Vidović e la direttrice dell’evento, Nevena Rendeli in qualità di moderatrice.
Una tematica sempre attuale
Nel suo intervento iniziale, Prijić Samaržija ha rilevato che manifestazioni del genere sono fondamentali per i contenuti trattati e per la presenza di svariate ospiti che li affrontano in diversi modi, spiegando che “la tematica, nonostante alcuni sostengano il contrario, non è affatto passé, anzi, si dimostra attualissima per la scoperta di strati sempre nuovi, inaspettati e contenutisticamente sofisticati. Infatti, soltanto ora vengono a galla gli argomenti più importanti, ma la cosa positiva è che, a differenza di tempi addietro, siamo tutti più aperti e propensi a parlarne. In seno alla nostra comunità accademica amiamo specificare di essere dei leader in merito al tema della parità di genere, che trattiamo e promuoviamo a più livelli e attraverso una miriade di progetti importanti. In tale contesto, siamo partecipi molto attivamente delle politiche europee, le quali, a differenza di quelle croate, sono palesemente più aperte alla tematica. Purtroppo, in ambito nazionale la stessa viene pur sempre considerata una “non tematica”.
Statistiche preoccupanti
A conferma delle riflessioni della rettrice, Čović Vidović ha riportato una serie di dati decisamente preoccupanti. “All’interno dell’UE vengono uccise in media due donne al giorno e il numero continua a crescere in tutti i Paesi membri. Anche per ciò che concerne la Croazia le statistiche non sono per nulla confortanti. L’80 p.c. delle vittime di maltrattamenti di varia natura, soprusi e omicidi sono di genere femminile (il 34 p.c. ricoprono ruoli professionali di rilievo all’interno di rinomate aziende europee), mentre il 20 p.c. sono uomini. Passando al discorso della retribuzione, le donne nell’UE guadagnano in media il 13 p.c. in meno rispetto agli uomini e in Croazia l’11 p.c. In tale contesto vorrei ricordare che il trattato relativo alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore venne sancito ancora nel 1957 ed è uno dei principi fondanti dell’UE. I numeri, però, parlano chiaro, nonostante il discorso non sia forse tanto percepibile negli ambiti lavorativi in cui ci muoviamo quotidianamente. In tale senso, più della metà della popolazione mondiale non può e non deve trovarsi nella posizione in cui è oggi, con la sfera professionale e privata delle donne profondamente intaccate e a rischio”, ha riferito. A seguire la responsabile della Commissione europea ha specificato che la stessa ha risposto alle sfide relative alla tematica in questione con l’adozione della Direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, di quella sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società e di tante altre iniziative, tra cui quella importantissima inerente agli stereotipi di genere. Sulla falsariga delle sue parole, Snježana Prijić Samaržija ha rimarcato che “in base al Gender Equality Index la situazione sta migliorando, ma a passi troppo lenti. Ad esempio in Croazia l’ambito dell’istruzione e formazione accademica denota gravi mancanze delle quote rosa, per cui il lavoro da fare è ancora tanto”. A detta di Čović Vidović, a parte quelle di natura fisiologica, le ragioni sono di carattere privato (relative alla famiglia), alla consapevolezza di non poter gestire tutto, di non farcela, di non essere all’altezza e altro.
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