Casa Celligoi: geometria e comfort

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Casa Celligoi: geometria e comfort
Casa Celligoi in Belvedere. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

L’architetto austriaco Theodor Träxler, allievo del rinomato urbanista Otto Koloman Wagner, nel periodo tra il 1911 e il 1914, nel mentre visse a Fiume, partecipò attivamente alla messa in opera di svariati progetti relativi a importanti edifici pubblici e residenziali. Tra tutti, quello più significativo riguarda un palazzo che, in quanto dichiarato bene culturale, rientra nella lista del patrimonio sotto tutela. Trattasi di Casa Celligoi, situata al civico 9 di via Tiziano, nel rione di Belvedere, realizzata nel 1913, secondo lo spirito secessionista, su commissione di Venceslao Celligoi e su ideazione del figlio, il progettista Eugenio Celligoi e del succitato Träxler. A detta delle esperte di architettura Nana Palinić, Iva Mrak e Cela Matani (tratto da “L’opera dell’architetto Theodor Träxler a Fiume”), dato che la licenza edilizia fu richiesta nel gennaio del 1912 e il progetto presentato all’Ufficio Tecnico un mese più tardi, l’edificio fu probabilmente progettato alla fine del 1911. Il bel palazzo residenziale, che decisamente necessita di un intervento di restauro, si distingue per i suoi appartamenti ampi e confortevoli, dalla disposizione atipica: i vani accessori sono orientati verso la strada, contrariamente ai principali, che s’affacciano sul cortile rivolto verso Sud. I semplici ornamenti geometrici, come pure i caratteristici ritagli angolari e le parti cieche incorniciate delle facciate, sono le peculiarità che successivamente contraddistingueranno tutti i palazzi ideati e realizzati dai sunnominati architetti.

Il rilievo sopra l’ingresso del palazzo.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Semplicità ed eleganza
Lo stabile è costituito da un seminterrato e da 5 piani collegati da una scalinata centrale. Il pianterreno, nel quale è stata mantenuta la ricercata falegnameria originale, s’avvale di svariati locali accessori, sui piani superiori sono siti dieci appartamenti, mentre lo spazioso attico, che occupa tutto lo spazio sottotetto, è privo di partizioni. L’altezza del soffitto degli alloggi raggiunge i 3,3 metri, il che è tipico degli edifici dagli standard più elevati costruiti durante quel periodo, in concomitanza con la loro dimensione di 160 metri quadrati. L’entrata nel palazzo è collocata nella parte settentrionale, a livello del mezzanino. Su tutte le facciate si osservano decorazioni semplici, ma di pregio, caratterizzate da motivi geometrici dagli elementi lineari e rettangolari. Ai vistosi rilievi orizzontali delle fronti fanno da contraltare dieci assi finestrati, in cui alte aperture s’alternano a zone di parapetto, decorate con elementi rettilinei orizzontali e rettangoli concentrici. Dallo scritto delle sunnominate autrici veniamo a sapere che, consultando il progetto, è riscontrabile che tutti gli ornamenti sono stati pensati costituiti dello stesso materiale. I balconi, in parte loggiati e leggermente rientranti rispetto al livello della facciata (suddivisa in sette parti verticali), sono posizionati centralmente, secondo la dinamica a, b, c, b, a. Il tetto offre una sporgenza maggiore rispetto alla gronda, con travetti in legno a vista. Contrariamente alla fronte meridionale, quella settentrionale, altrettanto frazionata in sette zone verticali, presenta un aspetto leggermente più cupo, pur avvalendosi delle medesime rifiniture. Lo zoccolo in pietra, a un certo punto, assume la composizione di una base in intonaco rustico, caratterizzata da piccole aperture con una variante di timpano. Sugli altri piani, invece, è stata usata una copertura molto pregiata, identica a quella della facciata rivolta a Sud. Secondo le nozioni riportate nel succitato manuale, l’attuale basamento delle facciate settentrionali e di quelle laterali è probabilmente un intervento successivo: quello originario si rifaceva allo zoccolo della parte anteriore meridionale il che, all’epoca della sua edificazione, contribuì a conferire alla Casa Celligoi un aspetto lussuoso. Rispetto allo schizzo originario, fanno ancora notare Palinić, Mrak e Matani, l’edificio è stato costruito in maniera più semplice e la differenza più evidente è riscontrabile nelle decorazioni. Nonostante gli infissi di porte e finestre siano stati realizzati in pietra (con architravi arrotondati nel basamento), ciò non ha contribuito a conferirgli una sembianza più sfarzosa. L’elemento di maggior spicco del palazzo è l’ingresso, messo in risalto da un doppio portale: una cornice interna classicistica in sasso, attorno alla quale se ne sviluppa un’ altra più grande, costituita da due lesene e da un sopracolonnio a gradini. Al centro della stessa si può ammirare un rilievo da parete raffigurante due gruppi di aquilotti. Un altro interessante motivo ispirato alla natura, ovvero il fregio di una lucertola sulle mensole dei balconi, si ritrova anche sulla facciata meridionale. A dare quel tocco di eleganza in più, come spesso si usava in quel periodo per i palazzi di maggior qualità, vi è un ampio giardino di pregio interno, con una miriade di palme, simboli di opulenza.

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