Umago. A 75 anni di distanza ferite ancora aperte

I segni dei bombardamenti sono difficili da cancellare

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Umago. A 75 anni di distanza ferite ancora aperte

La casa della foto è stata ridotta così dall’esplosione di una bomba e dai mitragliamenti dell’aprile del 1945. Da allora, ne sono passati di anni, ma ancora oggi nessuno ha riparato quella facciata. Quel giorno gli aerei angloamericani a Umago bombardarono e mitragliarono Umago provocando due morti: un anziano seduto sulla scalinata della chiesa e una donna che, ironia della sorte, era venuta a Umago da Trieste per salvarsi dai bombardamenti. Oggi quasi nessuno nota quello scempio, la storia è lontana come la tragedia della Seconda guerra mondiale. Eppure, qualche anno fa, il connazionale Pino Degrassi, che era consigliere municipale, aveva chiesto ufficialmente che il problema venisse risolto, se non altro… “chiedendo il risarcimento dei danni agli americani”. Logicamente era una battuta. Una storia lontana, ma la casa con quella facciata deturpata dalle schegge della bomba caduta nelle vicinanze e mitragliata dagli aerei è ancora lì. E nessuno se ne è mai preso cura. Parlando della fine del conflitto, alcuni anziani di Umago ancora oggi ricordano i morti, ma anche coloro che sono sopravvissuti ai bombardamenti e ai rastrellamenti. Tragedie infinite. Ma per chi ha vissuto quei tempi, vedere questa facciata deturpata, in una delle zone più frequentate della città, di fronte alla galleria “Dante” e alla spiaggia del paese vecchio, non fa che rinnovare i dolorosi ricordi di un tempo. Che fare, allora? Poco o nulla, fino a che non viene stabilita la legittima proprietà dello stabile, rivendicata sia dalla Città che da alcuni inquilini. Dell’argomento abbiamo parlato con la vicesindaco Floriana Bassanese Radin,che si occupa anche del patrimonio storico e culturale di Umago, la quale ci ha detto che sottoporrà la questione all’Ufficio del sindaco. “Penso che la storia ci insegni tante cose e che la Seconda guerra mondiale sia stata per Umago estremamente devastante, non soltanto in termini di danni provocati dai bombardamenti, ma anche dall’aspetto umano e degli affetti – ha dichiarato -. Basti ricordare la tragedia del bombardamento del piroscafo di linea San Marco. Credo che questi tragici eventi, andrebbero spiegati magari con delle tabelle, o mantenendo integra la facciata in parola a perenne ricordo della tragedia subita. Ma tutto è ancora da vedere”.
Certo è che sul finire della Seconda guerra mondiale, prima gli alleati e poi i tedeschi non risparmiarono nessuno. Gli americani spararono alla cieca, uccidendo perfino i pescatori in mare e le mucche al pascolo. Nel settembre del 1944, infine, bombardarono il piroscafo di linea San Marco, provocando un centinaio di morti civili, fra i quali donne e bambini. I tedeschi prima di scappare fecero saltare il molo e le banchine del porto con quintali di esplosivo. A causa di quelle esplosioni ancora oggi molte case hanno le “erte” in pietra dei portoni e delle finestre rotte.
Bombardamenti, mitragliamenti, rastrellamenti lontani nella memoria, ma sempre vivi e soprattutto dolorosi. E quella casa così deturpata ce lo ricorda, come un museo a cielo aperto.

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