UI. Come uscire dall’impasse

La «rivoluzione» fatta da sette consiglieri della Consulta di Capodistria: contestato quasi all’unanimità il modus operandi. Emerge comunque la consapevolezza, condivisa da tanti, di avviare un cambiamento all’interno del sistema

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UI. Come uscire dall’impasse
Diriana Delcaro Hrelja alle prese con la gatta “sul tavolo che scotta”. Foto: Goran Žiković

Cosa fatta capo ha, come dice il proverbio? È possibile, ammesso che ci siano tanto la volontà di farlo quanto il necessario spazio di manovra, fare retromarcia? Si giungerà a una sorta di compromesso, nel tentativo di conciliare e risolvere la questione e placare gli animi, inacerbiti della delusione per la situazione che si è venuta a creare? Alla fine, il cambiamento sarà accettato, oppure si adiranno le vie legali per contestarlo? La frattura sarà ricucita? In sostanza, come se ne esce? Sono tante le domande su cui nei prossimi giorni la leadership dell’Unione Italiana dovrà riflettere a fondo, ragionando sui passi da intraprendere, in concertazione con i consiglieri dell’Assemblea. Al momento, ha preso atto della mossa fatta – a sorpresa, a giudicare dai commenti – dalla Consulta di Capodistria, con un primo scambio di opinioni in aula. Riunita il 29 febbraio a Dignano, l’Assemblea dell’UI ha intavolato l’argomento. Seguirà a breve un ulteriore approfondimento e (presumibilmente) una presa di posizione comune, concreta, stabilendo anche in quale direzione procedere.
Intanto, dopo l’iscrizione nel Registro delle associazioni in Slovenia (AJPES) di Astrid Del Ben come coordinatore dell’Associazione degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana Unione Italiana al posto di Maurizio Tremul, mercoledì scorso è avvenuto anche il passaggio delle consegne. La sostituzione, ricordiamo, è stata approvata dalla Consulta di quella che è comunemente definita come l’UI di Capodistria il 9 gennaio di quest’anno, sottoscritta da Daniela Ipsa, Alex Zigante e Dyego Tuljak (Pirano), Gianfranco Stancich (Capodistria), Gianfranco Kozlovič (Crevatini), Jan Pulin (Isola, Dante Alighieri) e Robi Štule (Isola, Pasquale Besenghi degli Ughi), mentre è mancato l’appoggio del capodistriano Marco Orlando e Maia Nerina Bertoch di Ancarano e Liana Vincoletto di Bertocchi non sono state consultate, probabilmente perché nel 1998, ossia nel momento dell’entrata in vigore dello Statuto dell’associazione, le rispettive Comunità degli Italiani non facevano ancora parte formalmente del sistema UI. A inizio febbraio, l’avvicendamento è stato riconosciuto dalla competente autorità amministrativa.
Necessario adeguamento
“Stimati colleghi, ma soprattutto cari colleghi – ha esordito Daniela Ipsa spiegando all’Assemblea le ragioni di quest’elezione –, mi rivolgo a voi in merito ai recenti cambiamenti” nell’ambito dell’UI di Capodistria, avviati da “un gruppo di consiglieri, di cui faccio parte”, sul solco dell’iniziativa avviata a Verteneglio a novembre, quando avevano proposto la riforma del Regolamento di procedura ai fini di un adeguamento alla normativa slovena. “In quell’occasione siamo stati etichettati, derisi e diffamati pubblicamente semplicemente per aver voluto rispettare la legge e i nostri atti interni. Di conseguenza, nella veste di membri della Consulta capodistriana abbiamo dovuto agire perché in base alla legge slovena questo è stato l’unico modo per rispettare la normativa vigente, sbloccare l’impasse e avviare con certezza il tanto richiesto e necessario adeguamento dei nostri atti interni. Quanto avvenuto, dimostra anche la validità della nostra proposta per l’articolo 9, come pure la sua inattuabilità, ma dimostra anche la grande carenza in solidità strutturale della nostra Unione Italiana”.
Forti e uniti
“Noi vogliamo unire, vogliamo rafforzare, crediamo che il miglior modo per farlo sia proprio partendo dai nostri atti interni”, ha assicurato la consigliera di Pirano, condividendo con l’Assemblea le due linee programmatiche adottate dalla Consulta e per la cui realizzazione ha affidato mandato alla nuova coordinatrice. Tali linee riguardano da una parte l’aggiornamento dello Statuto per includere anche le CI di Ancarano e Bertocchi e per garantire la conformità e il rispetto della legge slovena, dall’altra parte dare l’avvio del processo di unificazione delle UI di Fiume e Capodistria “affinché si possa operare in veramente in modo unito e unitario”. “Questo non è stato fatto negli ultimi ventisei anni da chi avrebbe dovuto farlo, per cui ci siamo presi la responsabilità noi di farlo”, ha dichiarato Ipsa, confermando che “nessun membro della Consulta ha intenzione di staccarsi da questa Assemblea”, perché “il nostro unico intento è arrivare ad avere un’Unione forte, unica e unita”, in altre parole una sola Unione Italiana.
Legittima aspettativa
A Palazzo Bradamante, Maurizio Tremul ha informato i consiglieri che in qualità di dipendente dell’UI di Capodistria ha trasmesso tutte le carte al nuovo coordinatore che in questi giorni si sta insediando a tutti gli effetti nel suo incarico. Altre le considerazioni di Tremul presidente dell’UI. Nel ribadire che per la CNI esiste una sola Unione Italiana, nonostante operi in due Stati diversi, ha ricordato che nei primi anni ‘90 non vi era altra soluzione che quella di costituire l’UI di Capodistria quale associazione di cittadini in conformità alla legge slovena. Si trattò di una scelta presa “in stretto accordo e intesa con il Ministero degli Affari esteri italiano e le sue rappresentanze diplomatico consolari in Slovenia, con il deputato italiano al Parlamento sloveno, con il Ministero degli Esteri sloveno e il Ministero degli Interni sloveno”. L’allora sottosegretario agli Affari esteri italiano Piero Fassino valutò la registrazione dell’UI da parte delle Autorità amministrative di Capodistria come un “risultato importante” che coronava “gli sforzi profusi insieme dall’Unione e dal Governo italiano nel corso degli ultimi due anni” e che vedeva “finalmente riconosciuta una legittima aspettativa della collettività italiana in Istria”.
Unitarietà d’obbligo
Avere una sola UI con due bracci operativi, “quello storico di Fiume e quello nuovo di Capodistria” è – ha ribadito Tremul – una soluzione concreta, l’unica al momento, che mantiene la rappresentatività unitaria. “Questa unitarietà si esplica attuando, come sempre fatto finora, l’articolo 14 dello Statuto dell’UI di Capodistria”, ha precisato, il quale stabilisce che i membri della Consulta sono parimenti membri dell’Assemblea UI con sede a Fiume e che l’organismo “si riunisce e delibera in seduta comune con l’Assemblea dell’Unione Italiana con sede in Fiume, di cui è parte integrante”. La “riunione in solitaria” di sette membri su dieci della Consulta dell’UI di Capodistria “viola le disposizioni dello Statuto dell’UI di Capodistria e manca gravemente di rispetto a tutti i connazionali di Slovenia e Croazia e in particolar modo a questa Assemblea – ha osservato il presidente dell’associazione –. Mai, dico mai prima la Consulta si era riunita in separata sede”. “De facto e de jure questa decisione pone i partecipanti alla riunione al di fuori dell’Assemblea dell’UI perché viola i documenti fondamentali che ci siamo dati come UI”, ossia Regolamenti e Statuti, con “l’aggravante dell’esclusione di due consiglieri in rappresentanza dei connazionali di Ancarano e di Bertocchi”.
Un patrimonio da salvare
“È con quest’atto che si sancisce perentoriamente la divisione della CNI in due corpi sociali distinti, con la spaccatura dell’UI in due, ora senza più la rappresentanza legale unitaria nei due Paesi”, ha denunciato Tremul. “Chi ci garantisce che d’ora in poi questa non diventerà una prassi ogniqualvolta le decisioni approvate in questa assise non saranno di gradimento dei sette consiglieri della Consulta che, pertanto, la riuniranno a parte, forse nuovamente in gran segreto, per ribaltare le decisioni assunte in seduta congiunta con l’Assemblea dell’UI? Siamo chiari, con l’uso illegale dell’articolo 14 dello Statuto dell’UI di Capodistria come fatto il 9 gennaio, d’ora in poi la Consulta, o una sua parte, potrà disporre dell’UI di Capodistria in maniera del tutto arbitraria, a proprio piacimento. L’Assemblea dell’UI non avrà più alcun controllo su nulla! Il patrimonio dell’UI di Capodistria che è stato costituito con tanto impegno, fatica, sforzi, professionalità e con finanziamenti europei, italiani e sloveni, rischia di essere alienato, sottratto alla CNI. Quale presidente dell’UI è mio dovere chiedere agli altri organi dell’UI in quale modo e con quali azioni intendano tutelare il patrimonio materiale dell’UI e soprattutto quello morale, fondato sui valori: l’unitarietà della CNI e della stessa UI”.
L’articolo 18
“Il nostro attuale sistema di regole interne all’UI, ancorché complesse, fa sì che il coordinatore dell’UI di Capodistria è eletto da tutti i connazionali della Croazia e della Slovenia. Nel 2022 è stato eletto da 2.932 connazionali, un dato lievemente superiore a quello dei 7 consiglieri. La filiale dell’UI di Fiume in Slovenia rappresenterà solamente gli italiani della Croazia riuniti nell’UI in Slovenia: non rappresenterà pure gli italiani della Slovenia, che saranno pertanto rappresentati da chi, mancando il braccio operativo dell’UI in Slovenia? Spiace dirlo, è accaduto quanto avevo sostenuto ripetutamente prima, durante e dopo l’Assemblea dell’Unione Italiana di Fiume, tenutasi a Verteneglio il 20 novembre 2023”, ha incalzato. “L’articolo 18 del nostro Statuto prevede cosa fare in queste circostanze”, ha concluso, sollecitando a “ristabilire lo status quo ante e far rispettare gli atti e le decisioni assunte dall’UI”.
Fare un passo indietro
“Al di là della registrazione, auspico che si faccia un passo indietro e si ritorni in Assemblea, se ne discuta in questa sede che ci rappresenta tutti”: questo l’appello di Marin Corva (Fiume), presidente della Giunta esecutiva dell’UI. Per Corva, la priorità è mantenere l’unità e l’unitarietà della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia, laddove “la votazione della Consulta, in assenza e all’insaputa dell’Assemblea e di tutti gli organi dell’UI potrebbe portare inevitabilmente alla nostra divisione”. La stessa Giunta esecutiva si era mossa per fare ordine: il 1º febbraio scorso si è fatta promotrice di un processo di aggiornamento degli atti interni, in coordinamento con il Comitato per lo Statuto e il Regolamento, dopo che il 20 novembre 2023 a Verteneglio i consiglieri avevano respinto l’idea di emendare l’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea, che disciplina appunto la nomina del coordinatore (e del coordinatore aggiunto) dell’UI di Capodistria, dimostratosi nel frattempo “inattuabile” e in disarmonia con lo Statuto di quest’ultima.

Marin Corva, Giovanni Radossi, Maurizio Tremul ed Ennio Forlani. Foto: Goran Žiković

Al momento, più che entrare nel merito della questione e pur dando comunque a intendere di condividere perlomeno la necessità di rivedere i documenti fondamentali dell’UI, i consiglieri – almeno a Dignano – hanno principalmente contestato la forma, la modalità con la quale hanno agito i sette consiglieri della Consulta capodistriana. Enea Dessardo non ha usato mezzi termini: l’ha bollata come una prassi “indifendibile”, un “insulto” per consiglieri, per la presidenza dell’Assemblea, per gli altri organi dell’Unione “e per tutti i nostri connazionali che credono in una delle finalità fondamentali dell’UI, ossia il mantenimento “dell’integrità e dell’indivisibilità della CNI, in virtù della sua autoctonia”. Le questioni più importanti che riguardano l’Unione Italiana e la nostra CNI vanno discusse all’interno dell’Assemblea – ha sottolineato Dessardo –, rispettandone le decisioni approvate, “anche se il voto non è andato come si voleva. I sette consiglieri della Consulta hanno deciso di riunirsi da soli e ribaltare di fatto una nostra conclusione comune, nascondendosi dietro il velo della legalità”.
Parlare dei Censimenti
Quest’azione “scellerata ha portato a un bel casino, con l’obiettivo di fare cosa poi? Includere le Comunità di Bertocchi e Ancarano in uno Statuto e unire anche legalmente le Unioni di Fiume e Capodistria? Non si stava procedendo già in quella direzione, con un’iniziativa partita in Assemblea a dicembre e poi anche con un’iniziativa sancita formalmente sì dalla Giunta il primo febbraio, ma annunciata dal suo presidente anche prima di Verteneglio?”. “È chiaro che parte della responsabilità per questa situazione debba per forza essere riconosciuta sia a chi si trova ai vertici dell’Unione ormai da più di trent’anni, sia a chi ne sta a capo da sei – ha proseguito il giovane fiumano –. Se avessero fatto dei passi diversi, oppure insistito con più costanza per risolvere delle discrepanze tra atti che si sapeva esistessero da tempo, oggi non saremmo in questa situazione e chissà, magari avremmo potuto dedicare parte di quest’assemblea a parlare ancora di scuole, o dei nostri media, o di come invertire le tendenze degli ultimi Censimenti”.
Una grande occasione
“Mi rendo conto che nell’impressione di taluni i fatti di questi giorni, concernenti il coordinatore della Consulta di Capodistria, possono sembrare preoccupanti. Io sono tra i consiglieri che guardano alla nomina a coordinatrice Astrid Del Ben come a una grande occasione che non dobbiamo perdere – sostiene Gaetano Benčić, consigliere di Torre e titolare del Settore Istituzioni della CNI e collaborazione transfrontaliera in seno alla Giunta UI. “Non votando la modifica dell’articolo 9 del Regolamento di procedura, l’Assemblea non ha voluto risolvere un problema, che appunto è restato una ferita aperta”. La Consulta, a questo punto, “si è sentita costretta a procedere come ha fatto, in base allo Statuto dell’UI di Capodistria”, nell’intento di arrivare alla nomina del coordinatore”. La cosa è avvenuta senza che l’Assemblea potesse incidere su ciò, viceversa se il cambiamento fosse stato accolto, a detta di Benčić, la nomina poteva avvenire in questa sede, insieme.

Per Gaetano Benčić si aprono nuove possibilità. Foto: Goran Žiković

“Impariamo dal fallimento di un sistema – così Benčić – che per oltre un decennio è stato architettato con sotterfugio solo per evitare un cambio ai vertici. Per me nulla di drammatico è avvenuto, le Comunità continuano a fare attività, gli uffici continuano a operare come fatto finora, nulla è più diviso di quanto non fosse già diviso”. Per il consigliere di Torre, la fusione delle due UI poteva essere già fatta, con la costituzione di una federazione delle associazioni, cosa consentita dal quadro europeo. “Invece si è voluto tenere l’UI di Capodistria come un corpo a sé stante. Per quale motivo? Questo non lo so. Tempi nuovi si aprono davanti a noi. Non vederli, non affrontarli, rimandare, ci indebolisce. Traiamo da questi strappi un insegnamento e prepariamo in quest’anno che comincia un rinnovo del nostro Statuto, che integri tutta l’Unione, un sistema elettorale e rappresentativo moderno che garantirà il rinnovo dei vertici e dell’Assemblea”. “Questa è un’occasione che non dobbiamo perdere, facciamo un nuovo Statuto, buttiamo via tutto ciò che sta creando questo malumore – ha chiosato – e che ci sta soffocando”.
Risentita per il fatto che l’Assemblea è stata tenuta all’oscuro di tutto, in un modo irrispettoso, la vicepresidente Diriana Delcaro Hrelja. Disappunto e amarezza per il modus operandi adottato sono stati espressi pure dalle consigliere di Ancarano e Bertocchi. “Mi è stato tolto il diritto di voto e chiedo a ognuno dei sette consiglieri della Consulta che hanno nominato la nuova coordinatrice la vera motivazione per la quale hanno escluso la mia Comunità – ha protestato Maia Nerina Bertoch –. Vi prego di non usare come scusanti lo Statuto dell’Unione di Capodistria, affermando che la CI di Ancarano è sorta dopo il 1998 e il fatto di non essere associati all’UI”. “Chiedo alla consigliera Ipsa come veda quest’unitarietà, la collaborazione di cui parla, se non avete avuto una briciola di morale, professionale ed etica, di dire ‘chiamiamola la Bertoch e diciamole che stiamo scegliendo il coordinatore’. Ciò non è stato fatto e presumo che la ragione per la quale sono stata lasciata fuori è che non avrei mai firmato una decisione di questo genere, proprio perché abbiamo un’Assemblea che è sovrana, che va rispettata, come va rispettata l’opinione di tutti i consiglieri”. Per la consigliera Bertoch, inoltre, sono stati violati l’articolo 14 dello Statuto dell’UI Capodistria e l’articolo 9 del Regolamento di procedura dell’Assemblea, e chi l’ha fatto ne dovrebbe trarre le conseguenze. “Se io vado oggi a violare lo Statuto della mia Comunità di Ancarano, sono sicura punto primo che mi tolgono tutti gli incarichi, punto secondo che mi direbbero ‘cerca di non presentarti più’”.
La collega Liana Vincoletto ha giudicato inammissibile giustificare l’estromissione della CI di Bertocchi sulla base della data di registrazione della sua Comunità, successiva soltanto di un paio di giorni rispetto a quella della Santorio Santorio di Capodistria. Eppure, la prima non è stata coinvolta dalla Consulta, mentre quest’ultima invece sì. Oltre a spaccare l’Assemblea, secondo Vincoletto quanto avvenuto ha creato una frattura anche nello stesso Capodistriano. “Dove ci mettiamo noi di Bertocchi? Non facciamo parte dell’UI di Capodistria ma solo dell’UI di Fiume?”.
Il consigliere di Abbazia, Krsto Babić, invece, ha voluto un’interpretazione ufficiale riguardante il numero dei consiglieri dell’Assemblea. “Lei presidente Demarin all’inizio della seduta ha detto che sulla carta siamo 75, ma che siamo 73 perché alcuni posti sono scoperti, i consiglieri del Capodistriano fanno parte di quest’assise?”. Demarin ha chiarito che i seggi sono complessivamente 75, che spetta al presidente dell’UI il compito di indire le elezioni suppletive per quanto riguarda i seggi vacanti e che i consiglieri della parte slovena sono pienamente membri di quest’Assemblea in base al Regolamento elettorale dell’UI di Fiume.

Krsto Babić (Abbazia) tra i consiglieri fiumani Enea Dessardo (alla sua sinistra) e Sandro Vrancich. Foto: Goran Žiković

Calmare le acque
Il rovignese Gianclaudio Pellizzer ha commentato che “non è facile per tutti noi trovarsi in questa situazione”. “Penso che dobbiamo tutti quanti calmare le acque e che in una Comunità sia giusto rispettare le regole, perché se ciò non avviene certamente possono nascere situazioni spiacevoli”. Ma le regole “devono essere conformi alle leggi, alle norme e agli atti vigenti”. “Se così non è nascono problemi”. Pellizzer si è ricollegato quindi ai quattro anni spesi per discutere la riforma organizzativa e istituzionale dell’UI, senza ottenere alcun risultato. “Vogliamoci bene, se sono stati fatti passi falsi, superiamoli insieme, con il nuovo coordinatore”, ha concluso Pellizzer.
“Sono profondamente deluso, imbarazzato, non mi aspettavo una situazione di questo genere”: questa la reazione del polese Ardemio Zimolo, con il pensiero rivolto anche alle colleghe di Ancarano e Bertocchi. “Cerchiamo di risolvere questi problemi, che sono complessi, cerchiamo di farlo per noi stessi, guardando al domani. Tutti dobbiamo uscirne a testa alta, consapevoli di avere fatto quello per cui i nostri elettori ci hanno dato la loro fiducia”. “Io sono uno di quei consiglieri che hanno votato la modifica dello Statuto, modifica che poi non è passata. Allora evidentemente noi abbiamo sbagliato qualcosa – ha commentato l’umaghese Antonella Degrassi –, perché noi che eravamo a favore dello stesso avremmo dovuto riunirci in sede separata, in un numero sufficiente, approvarlo, fare un verbale, scegliere il nostro rappresentante e andare a depositare il tutto all’ufficio di Pola o di Fiume, senza coinvolgere o informare il presidente dell’Assemblea, tanto eravamo convinti che lo Statuto nuovo fosse una cosa fondamentale. Facendo una rivoluzione. Non si fa così. Quindi, premettendo di essere convinta che dovevamo cambiare lo Statuto e altri atti, quello che contesto è il modo della nomina del coordinatore. Non credo sia una cosa né democratica né civile, è contro ai fondamenti per i quali lottavamo, non è giusto comportarsi così”. Degrassi ha aggiunto che si aspettava una presa di posizione più decisa da parte dei vertici dell’UI, forse soprattutto dal presidente della Giunta UI, considerato che uno dei membri del suo team fa parte dei sette della Consulta che hanno scelto il nuovo coordinatore. “Se c’è fiducia reciproca, sarebbe stato corretto da parte sua perlomeno fornirle un’informazione”.
Responsabilità ed errori
Condividendo con il consiglieri la sensazione di malessere provata di fronte a questo caso, il presidente dell’Assemblea Paolo Demarin (Sissano) si è interrogato sulle sue eventuali responsabilità, sugli errori commessi per non essere stato più fermo e tenace nell’insistere sulla soluzione che egli stesso aveva individuato, che si poteva attuare senza andare a modificare gli atti interni, ma sulla quale mancava il consenso a livello di presidenti UI. “Ci penserà se sia giusto portare avanti questo incarico”. “Oggi l’ho vista titubante, mi spiace non abbia condiviso la sua idea con noi – gli ha risposto Degrassi –. L’avremmo accolta, ha la nostra fiducia, spero che questo star male le faccia tirare fuori la grinta necessaria”.
La consigliera Arijana Brajko Gall, di Momiano, si è chiesta “che cosa cambia se il coordinatore non è Tremul, ma Del Ben? Qual è il miglioramento che apporta all’unitarietà? È questa la domanda che rivolgo ai sette consiglieri”. Il suo desiderio di capire, al momento, non è stato soddisfatto. Vedremo, fra una decina di giorni, quali saranno gli sviluppi e, in definitiva, come andrà a finire questa difficile, sofferta partita.

L’imponente Palazzo Bradamante, restaurato nel 2005, sede della CI di Dignano, si riconferma luogo di decisioni “storiche”: qui nel 2010 furono adottate le modifiche allo Statuto che hanno consentito l’elezione diretta, a suffragio universale, dei due presidenti; qui nel 2006 si evitarono uno strappo e le elezioni anticipate (a Fiume la Giunta Tremul non aveva ottenuto la fiducia); e sempre qui, nel 2014, fu deciso di “sganciare”, di separare la candidatura dei due presidenti, che fino ad allora correvano insieme. Foto: Goran Žiković

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