Turismo. Dopo 2 anni di Covid, la guerra

In Croazia le prenotazioni procedevano a gonfie vele superando addirittura quelle del 2019, ma con lo scoppio del conflitto in Ucraina il booking sta rallentando

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Turismo. Dopo 2 anni di Covid, la guerra

Fino allo scoppio dell’aggressione russa all’Ucraina, in Croazia le prenotazioni procedevano a gonfie vele superando addirittura quelle del 2019, anno record del turismo nazionale. Ora però la situazione sta mutando con il booking che sta rallentando. Da rilevare comunque che le disdette praticamente non ci sono. Lo riporta il quotidiano Večernji list. Quanti e quali potrebbero essere i danni all’industria dell’ospitalità causati dalla guerra in Ucraina? Dipenderà dalla durata delle operazioni militari. Per il momento a pagarne le conseguenze sarà la prestagione che sia l’anno scorso che nel 2020 non c’era stata affatto a causa della pandemia da Covid-19. Quindi peggio di così non può andare. “In Germania c’è preoccupazione per il conflitto bellico in corso in Ucraina. La Croazia comunque è ben quotata. Prima che scoppiassero gli scontri in terra ucraina le prenotazioni procedevano senza intoppi superando quelle di 3 anni fa, ora invece stanno frenando” ha affermato Romeo Draghicchio, direttore dell’ufficio tedesco dell’Ente croato per il turismo (HTZ). Ha aggiunto che stando ad un sondaggio effettuato da “Reiseanalyse”, l’anno scorso la Croazia nella classifica delle destinazioni preferite dai tedeschi occupava la quarta posizione. Anche in Austria la situazione è simile. “L’interesse per i viaggi non manca e la Croazia è al secondo posto tra le mete preferite dagli austriaci”, ha rilevato Branimir Tončinić, responsabile dell’HTZ in Austria.

Negli ultimi dieci giorni anche nella Repubblica ceca le prenotazioni si sono assotigliate. Lo ha confermato Dubravko Miholić, direttore dell’ufficio dell’HTZ per il mercato ceco e slovacco. “La gente vuole attendere gli sviluppi della situazione in Ucraina che si spera possa calmarsi fino ai primi massicci arrivi di turisti cechi e slovacchi nelle località balneari dell’Adriatico”, ha dichiarato Miholić. La Polonia, invece, è in prima linea nell’accogliere i profughi provenienti dall’Ucraina. Ma nonostante ciò Agnieszka Puszczewicz a capo dell’Ufficio polacco dell’HTZ si è detta convinta che i turisti polacchi non rinunceranno alle vacanze come non lo hanno fatto neppure durante la pandemia. Per quanto riguarda invece il mercato britannico, non si registrano rallentamenti nelle prenotazioni. Darija Reić, responsabile della filiale britannica della Comunità turistica croata ha spiegato che “i britannici sono preoccupati soprattutto per l’aumento del prezzo dei carburanti e per la possibilità che lieviti il costo dei viaggi”. “In Ungheria le prenotazioni sono diminuite del 40 p.c. C’è timore per la svalutazione del fiorino ungherese. L’interesse nei confronti della Croazia comunque non manca”, conferma Ivana Herceg, della sede ungherese dell’HTZ.

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