Slovenia, centrale nucleare di Krško: sì al referendum sul secondo reattore

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Slovenia, centrale nucleare di Krško: sì al referendum sul secondo reattore

Nella sua sessione ordinaria, la Camera di Stato ha approvato la proposta di indire un referendum consultivo sulla fornitura di elettricità dal secondo blocco della centrale nucleare di Krško e altre fonti a basse emissioni di carbonio, nonché una risoluzione sull’uso dell’energia atomica. La proposta di referendum è stata presentata dai deputati di Svoboda, SDS, NSi, SD e dai parlamentari delle minoranza. Il deputato di Svoboda Miroslav Gregorič e l’indipendente Mojca Šetinc Pašek hanno ritirato la loro firma, mentre anche i parlamentari della Sinistra, ovvero di Levica, si sono opposti alla proposta. La mozione è stata accettata con 71 voti favorevoli e 6 contrari.

I sostenitori affermano che gli elettori decideranno su una questione strategica per il Paese, che si trova ad affrontare le sfide energetiche. Con il quesito referendario si chiederà ai cittadini se sostengono “l’attuazione del progetto relativo al secondo blocco della centrale nucleare di Krško, che insieme ad altre fonti a basse emissioni di carbonio, garantirà una fornitura stabile di elettricità”. La convinzione è che prima del referendum, previsto per la fine di novembre, si conosceranno abbastanza informazioni sul secondo blocco dell’impianto atomico, in modo che gli elettori possano prendere una decisione informata.

Gli oppositori, invece, ritengono che sia troppo presto per indire il referendum, poiché non saranno disponibili in tempo utile per il voto informazioni e analisi fondamentali sul progetto, che potrebbe, tra l’altro, significare un grande rischio finanziario per il Paese, senza risolvere il problema dell’autosufficienza energetica. Inoltre, sempre secondo gli oppositori di tralascia di discutere dello scenario alternativo, quello di garantire l’approvvigionamento elettrico solo da fonti rinnovabili, menzionato èure nei documenti strategici oltre al mix di fonti nucleari e rinnovabili.

Nell’ambito della sessione ordinaria della Camera di Stato i deputati hanno approvato con 70 voti favorevoli e 8 contrari anche la risoluzione sull’uso pacifico a lungo termine dell’energia nucleare in Slovenia. Tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione della Sinistra, hanno sostenuto la risoluzione, poiché il prosieguo dell’uso pacifico dell’energia nucleare nel Paese è importante come una delle soluzioni nell’ambito della transizione verso fonti energetiche a basse emissioni di carbonio.

La centrale nucleare di Krško è entrata in funzione nel 1983 ed è in comproprietà con la Croazia. L’energia generata a Krško copre il 20 p.c. del fabbisogno energetico sloveno e il 16 p.c. di quello croato. Krško è prossima alla fine del suo ciclo produttivo, prevista per il 2043. Il reattore è stato anche spento a causa di un guasto ad ottobre 2023, per poi tornare attivo dopo poco. Pertanto il governo sloveno si sta mobilitando per trovare una soluzione di lungo periodo. L’ipotesi è di costruire un nuovo reattore che sostituisca quello attuale, contribuendo alla decarbonizzazione della Slovenia nel prossimo futuro. Krško 2 dovrebbe idealmente entrare in funzione nel 2038. Il valore dell’investimento sarebbe di circa dieci miliardi di euro e la decisione finale sulla fattibilità del progetto è prevista tra il 2027 e il 2028. Ora, con il referendum, saranno i cittadini a dare il loro assenso finale alla costruzione.

L’Italia guarda attentamente l’evolversi della situazione relativa alla centrale nucleare. All’interno del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, l’assessore per la difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro ha espresso di recente preoccupazione vista la vicinanza di Krško. Gli ambientalisti italiani sono preoccupati anche per l’alto rischio sismico dell’area di Krško. Rimane anche il problema dello stoccaggio delle scorie prodotte da Krško. Difatti, un progetto studiato dalla Croazia, prevede la realizzazione di un deposito sul confine bosniaco nei pressi di Trgovska Gora. La costruzione dovrebbe iniziare nel 2025 e l’arrivo del materiale di scarto da Krško è previsto per il 2027. Secondo la Bosnia ed Erzegovina, però il deposito di scorie radioattive metterebbe a rischio l’ecosistema del fiume Una, uno dei più ricchi del Paese, nonché attrazione turistica di punta.

In linea con gli obiettivi europei, la Slovenia punta al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Le fonti rinnovabili però rappresentano solo il 25 p.c. delle risorse energetiche. L’energia nucleare generata da Krško potrebbe aiutare il Paese ad abbandonare i combustibili fossili, ancora prevalenti nel mix energetico nazionale. Un recente sondaggio ha rilevato che il 69 p.c. degli sloveni sostiene il progetto Krško 2. La maggior parte concorda inoltre con l’uso dell’energia nucleare per generare elettricità.

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