ETICA E SOCIETÀ Scuole CNI. Identità? Meglio l’eccellenza

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ETICA E SOCIETÀ Scuole CNI. Identità? Meglio l’eccellenza
La sede della SMSI di Fiume. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Mi soffermo su due dei temi affrontati nell’Assemblea UI dedicata alle scuole, con grande rispetto e stima per le istituzioni scolastiche che fanno un grande lavoro. Il primo, l’idea strategica fondamentale delle scuole CNI. Una scuola di lingua o una scuola d’identità? L’altro, la prova di lingua croata all’esame di Stato.

Non so che cosa possa voler dire “scuola d’identità”. Ho letto molto e ho scritto qualcosa sul tema dell’identità, ma non riesco ad avere una base per chiarire il pensiero. Forse perché ho letto troppo poco. Ma nell’articolo che descrive l’Assemblea non ho trovato pensieri che potrebbero aiutarmi a capire.

In primo luogo, è difficile capire che cosa dovrebbe insegnare una scuola d’identità, perché le identità nazionali sono complesse nel mondo contemporaneo distinto dal pluralismo. L’identità nazionale urbana o agricola? Quella della letteratura rinascimentale, o della cinematografia contemporanea? D’ispirazione conservatrice o liberale? Delle canzoni di una volta o della musica elettronica attuale? Dei cibi della nonna, della cucina sperimentale, o del fast food? Le domande rispecchiano la diversità delle persone in una stessa comunità nazionale, come la nostra, e le variazioni nelle loro identità individuali. Quindi: quali sono i contenuti dell’identità nazionale da strutturare in un programma scolastico? Mi sembra arduo pensare di poterlo fare rispettando la diversità tra le persone.

In generale, mi sembra improbabile insegnare l’identità nazionale, così come l’amicizia. L’amicizia si costruisce vivendo emozioni comuni, sviluppando una fiducia e un sostegno reciproco, edificando biografie e ricordi condivisi… Sviluppiamo un’amicizia con una persona che ammiriamo, che ci completa con interessi affini e che è vincolata a noi da un senso di solidarietà privilegiato. L’amicizia è qualcosa che si vive, non si insegna. È così anche per l’identità nazionale. Piuttosto che cercare di insegnare l’identità mi sembra produttivo insegnare le eccellenze raggiunte in una nazione, nello specifico la nostra, stimolando l’interesse delle persone a identificarsi con queste (non trascurando le eccellenze raggiunte in altre nazioni). E favorire la capacità di essere attivi nella costruzione e nel rinnovamento di queste eccellenze.

Invece del dilemma scuola di lingua/scuola d’identità, prediligo un altro progetto: la scuola d’eccellenza. Per comprenderne l’importanza si deve rinunciare a una concezione esclusivamente sentimentalista dell’identità nazionale e considerare gli interessi variegati nelle vite delle persone. Quello di innamorarsi ed essere ricambiato; condividere una rete di rapporti sociali che includono amicizie, intrattenimenti, ecc.; concretizzare interessi professionali che sostengono il senso di realizzazione e la sicurezza economica e sociale. Varie identità nazionali in varie sedi sono riuscite a fiorire, o, al contrario, hanno subito crisi fatali dipendentemente da quanto abbiano rappresentato una cornice per questi bisogni. Per le minoranze nazionali non esserlo conduce all’assimilazione, per gli Stati nazionali significa lo svuotamento per emigrazione. Una scuola d’eccellenza è una buona base per sostenere molti tra questi bisogni agendo come forza d’attrazione nei confronti dell’identità nazionale. Si pensi, al contrario, ad esempio, alla situazione gallese, dove numerose famiglie si sono opposte all’insegnamento della loro lingua, perché lo reputavano un peso per altre opportunità dei loro figli e delle figlie.

Il progetto scuola d’eccellenza è, però, impegnativo e implica scelte. Non tutte le scuole possono essere scuole d’eccellenza e il primo passo, difficile, consiste nel distinguere le scuole che hanno quest’opportunità trainante e vanno sostenute in modo adeguato e distinte da quelle che hanno potenzialità soltanto di preservazione.

L’esame di lingua croata. Sarebbe un errore fatale pensare che la CNI possa fiorire trascurando una buona conoscenza della lingua maggioritaria, così come lo è per altre comunità minoritarie in molte aree anche lontane. Conoscere bene la lingua maggioritaria è importante per molte delle finalità indicate sopra, ad esempio, per molte prospettive professionali, sentimentali e di socializzazione. Questo richiede un impegno in più – l’ottima conoscenza di due lingue. Ma può essere un’opportunità, invece che un rischio.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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