Schengen, si riaccende lo scontro Lubiana-Zagabria

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Schengen, si riaccende lo scontro Lubiana-Zagabria

Ingresso della Croazia nell’area Schengen: torna lo scontro tra Lubiana e Zagabria. Robert Golob, che molto probabilmente verrà incaricato a formare il nuovo Esecutivo dopo il successo alle recenti elezioni Parlamentari, ha presentato giovedì scorso la sua squadra governativa. Come si prevedeva la leader dei Socialdemocratici Tanja Falon, dovrebbe ricoprire il ruolo di capo della diplomazia slovena, assieme all’incarico di vicepremier. Negli ultimi giorni proprio la Falon ha commentato diverse volte l’ingresso della Croazia nello spazio Schengen, precisando che “speriamo che ciò accada quanto prima, però in precedenza andrebbe risolto il nodo confinario attraverso l’arbitrato”. Sempre su questo tema, il futuro ministro degli Esteri ha ribadito che Schengen “andrebbe rivisto, come pure le regole per l’ingresso che dovrebbero essere più chiare e trasparenti”. Tra questi criteri, come sottolineato dalla Falon, “bisognerebbe implementare anche la decisione sull’arbitrato che stabilisce il confine tra la Croazia e la Slovenia”.
“Lubiana blocca l’ingresso della Croazia in Schengen? Peggio per loro…”. Questo il commento del Presidente croato Zoran Milanović. Il Capo dello Stato ha spiegato che “ogniqualvota al potere arriva un governo di centrosinistra e per di più con un sostegno impulsivo, vuole diventare di stampo nazionalista. Vogliono dimostrare di essere dei veri sloveni e di non essere deboli nelle decisioni da prendere“.
Dal canto suo il capo della diplomazia croata, Gordan Grlić Radman, ha ribadito che l’arbitrato “non ha nulla a che vedere con l’ingresso della Croazia nell’area Schengen”. Va ricordato che Zagabria ha deciso di ritirarsi da questo procedimento dopo aver scoperto un giudice e un’agente sloveno di aver contaminato e compromesso il procedimento, facendo pressioni con “mezzi non permessi” sulla Commissione. Perciò, il Sabor ha votato all’unanimità il ritiro irrevocabile della Croazia dall’arbitrato stesso. Dal canto suo, la Slovenia ha insistito sul procedimento che, nonostante lo scandalo, è proseguito fino alla decisione secondo cui quattro quinti del Golfo di Pirano sono stati dichiarati sloveni. Questa decisione non è stata mai riconosciuta da Zagabria.
La situazione su questo punto si era tranquillizzata durante il governo guidato da Janez Janša, poiché gli esecutivi sloveni precedenti insistevano sull’implementazione della decisione della Commissione d’arbitrato. Ora sembra che a distanza di due anni le tensioni su questo tema siano tornate a galla. A giugno l’Unione europea dovrebbe offrire il proprio parere sulle aspirazioni della Croazia e bisognerà capire se fino ad allora sull’asse Zagabria-Lubiana tornerà il sereno.

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