Lo scandalo gas esploso sabato scorso 27 agosto con l’arresto di cinque persone che hanno danneggiato la compagnia petrolifera Ina per oltre un miliardo di kune (132 milioni di euro), continua a tenere banco (qui i dettagli della truffa). Secondo le indiscrezioni raccolte da Rtl Tv il gas che veniva acquistato a prezzi agevolati proveniva dai giacimenti croati, che “vengono controllati in modo approssimativo e ogni vendita di questo gas è considerata un guadagno netto per la compagnia”. Perciò, “la truffa è andata avanti per oltre due anni senza che nessuno se ne accorgesse”, scrive il sito di Rtl, riferendosi a una fonte interna dell’Ina.
Dall’altro canto il canale all news N1 rende noto che la Plinara istočne Slavonije d.d., la cui presidente della dirigenza è una delle persone arrestate sabato scorso, “avrebbe avvisato il governo sugli ‘strani’ altissimi guadagni nella compravendita del gas”. Ma l’esecutivo “non ha reagito”.
Questa mattina, lunedì 29 agosto, il ministro dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile, Davor Filipović, ha incontrato brevemente i giornalisti, ringraziando innanzitutto “tutti coloro che hanno preso parte alla scoperta di questa truffa, a dimostrazione che il sistema funziona”. Poi ha voluto smentire qualsiasi suo coinvolgimento nell’affaire. Il contratto che ha permesso la vendita del gas a prezzi agevolati, che poi veniva rivenduto a caro prezzo sul mercato internazionale, “è stato firmato due mesi prima che io venisse nominato membro del Consiglio di sorveglianza dell’Ina“. Il ministro ha poi reso noto che chiederà ai vertici della compagnia petrolifera una “spiegazione dettagliata sull’accaduto, una revisione straordinaria del business con il gas dell’Ina dal 2020 ad oggi, che comprenderà anche il ruolo del board e del Consiglio di sorveglianza, una revisione interna ed esterna di tutti i contratti, dei prezzi di vendita e acquisto“. Al termine dell’incontro con i giornalisti, Filipović si è incontrato con i dirigenti dell’Ina, riunione che è durata soltanto 45 minuti.